L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Nel 2020 dobbiamo arrestare il consumo di suolo. Lo sostiene anche la Corte dei conti
Almeno il 30% del patrimonio edilizio esistente è vuoto, la popolazione è in calo, ma si continua a costruire. Serve una legge per arrestare il consumo di suolo: l’appello arriva anche dalla Corte dei conti.
“Si passeggerà a piedi nudi nel cemento e sempre di meno nelle aree verdi cittadine”. Con questo grido d’allarme l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) lanciava a settembre l’annuale rapporto sul consumo di suolo. Nei giorni scorsi anche la Corte dei conti, l’organismo che controlla la gestione delle risorse pubbliche, si è unita al coro denunciando come il consumo di suolo metta “in ginocchio l’intero paese”. Eppure, in Parlamento, l’iter per approvare una legge in materia procede con ritardi e rallentamenti gravi, rischiando di arenarsi del tutto.
Lo spreco di suolo
Parlare di “spreco” non è esagerato poiché il fenomeno del consumo di suolo non procede di pari passo con la crescita demografica: secondo il rapporto Ispra 2019, ogni abitante italiano ha “in carico” oltre 380 metri quadri di superfici occupate da cemento, asfalto o altri materiali artificiali; un valore che cresce di quasi 2 metri quadrati ogni anno, con la popolazione che, al contrario, diminuisce sempre di più. A conti fatti si costruiscono 456 metri quadri per ogni abitante in meno: eppure le Nazioni Unite, con i loro Obiettivi di sviluppo sostenibile, pongono tra le condizioni necessarie anche l’allineamento del consumo di suolo alla crescita demografica reale entro il 2030.
La tendenza a sovrastimare l’espansione urbanistica era già stata tracciata dal censimento del cemento avviato nel 2013 dal forum Salviamo il paesaggio, rete composta da oltre mille comitati locali che per prima ha lanciato una campagna rivolta a tutti i comuni italiani per dimostrare come le previsioni di espansione dei piani regolatori non tengano conto del reale aumento della popolazione: dal censimento, seppur parziale (ha risposto qualche centinaia di comuni in tutto), si viene a sapere che in media il 30-40 per cento del patrimonio edilizio esistente è vuoto o inutilizzato ma che, allo stesso tempo, la capacità insediativa residenziale prevista dai piani regolatori è maggiore del 76 per cento rispetto all’effettiva crescita della popolazione. Ciò significa, in altri termini, che in questo momento storico i comuni italiani prevedono di costruire quasi il doppio rispetto a ciò che già esiste.
Il consumo di suolo mette in ginocchio il paese
Negli ultimi sei anni l’Italia ha perso superfici che erano in grado di produrre 3 milioni di quintali di prodotti agricoli e 20mila quintali di prodotti legnosi, nonché di assicurare lo stoccaggio di 2 milioni di tonnellate di carbonio e l’infiltrazione di oltre 250 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde aggravando la pericolosità idraulica dei nostri territori. Il recente consumo di suolo produce anche un danno economico potenziale compreso tra i 2 e i 3 miliardi di euro all’anno, dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici del suolo.
Ed è proprio su questo costo collettivo che è intervenuta anche la Corte dei conti: nella sua deliberazione del 31 ottobre 2019 si è pronunciata sul tema, invitando Stato e governo a produrre “norme e azioni di radicale contenimento del consumo di suolo”. La Corte ha sottolineato che il peggioramento dei fenomeni di dissesto idrogeologico rappresenta ogni anno per il nostro paese “un forte impegno finanziario”, validando un dato impressionante: il consumo di suolo – scrive l’organismo di controllo – “è passato dal 2,7 per cento degli anni Cinquanta al 7,65 del 2017”. Da qui la richiesta di un intervento “di natura sistemica” e al Parlamento l’istanza di una legge “radicale”.
A che punto è la legge contro il consumo di suolo
Ma di radicale all’orizzonte c’è ben poco. Ad oggi le commissioni congiunte Ambiente e Agricoltura del Senato hanno completato il ciclo di audizioni di esperti, enti e associazioni e sul tema del consumo di suolo ci sono diverse proposte di legge. L’unica che va oltre il mero contenimento e punta al consumo di suolo zero è quella proposta dal forum Salviamo il paesaggio, alla cui stesura ha lavorato per 13 mesi un gruppo di lavoro tecnico-scientifico multidisciplinare formato da 75 esperti tra cui Michele Munafò (Ispra), Paolo Pileri (Politecnico di Milano), Paolo Maddalena (vice presidente emerito della Corte costituzionale), Luca Mercalli (presidente della Società italiana di meteorologia).
“Chiediamo a tutte le migliaia di persone che costituiscono la rete nazionale del nostro forum di inoltrare il testo della mozione a tutti i sindaci e consiglieri comunali con cui sono in contatto, richiedendo loro di formalizzarne la discussione consiliare e – ci auguriamo – volerla approvare”, spiega Alessandro Mortarino, coordinatore del forum. “Tutti sono concordi nel dire che il suolo è una risorsa non riproducibile, fragile, da difendere. Ma solo con l’arresto del consumo – perché il contenimento non è più sufficiente – e il riuso dei suoli urbanizzati si può difendere davvero. Sostenere questa proposta di legge è un fatto, il resto è ipocrisia”.
Foto in anteprima © Ivan Romano/Getty Images
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