L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Salviamo l’orsa Daniza
Il Trentino dichiara di voler catturare l’orsa “pericolosa” che ha aggredito un uomo e non abbatterla, continuano le proteste degli ambientalisti.
Quando la natura sfugge al nostro controllo, quando non fa quello che pensiamo debba fare, cerchiamo di riportarla nei ranghi, di disciplinarla. Ma la natura, animata da una forza selvaggia e primigenia, non sa che farsene dei limiti posti dall’uomo. La ribelle in questione da rieducare, se non addirittura abbattere, è una femmina di orso bruno (Ursus arctos arctos) di 18 anni, chiamata Daniza.
L’orsa è colpevole di aver aggredito un cercatore di funghi, Gabriele Maturi, nella mattinata di Ferragosto nei boschi di Pinzolo, in Trentino. L’uomo se l’è cavata con qualche graffio ed è già stato dimesso dall’ospedale, mentre l’orsa è diventata subito ricercata ed è oggetto di grande dibattito tra chi ne chiede la cattura, chi l’uccisione e chi ritiene che debba essere lasciata libera nei boschi.
Innanzitutto scopriamo perché Daniza ha attaccato l’uomo. Lo ha fatto per la ragione più naturale e antica del mondo, per proteggere i suoi cuccioli. Quando Gabriele Maturi ha avvistato l’orsa questa stava camminando con i suoi due piccoli. Secondo il suo racconto l’uomo, anziché allontanarsi, si sarebbe nascosto dietro un albero per osservare gli animali, la mamma però ne ha fiutato la presenza e, ritenendolo minaccioso per la prole, si è avventata contro di lui colpendolo con due zampate. L’animale è stato quindi bollato come pericoloso ed è partita la “caccia”.
Daniza, introdotta nel 2000 nell’ambito del programma Life Ursus finanziato dall’Unione Europea, è dotata di radio-collare e una squadra speciale della forestale sta cercando di rintracciarla. Daniza e i suoi due piccoli continuano la latitanza, solcando leggeri e sicuri quei boschi che da sempre sono la loro casa, nei quali l’uomo è quasi un intruso e in cui prima di affacciarvisi dovrebbe conoscerne le leggi. La provincia di Trento ha fatto sapere in un comunicato che l’orsa non verrà uccisa ma prelevata e trasportata in una zona sicura. Tuttavia «se l’operazione risultasse problematica – si legge nell’ordinanza firmata dal vicepresidente della Provincia autonoma di Trento, Alessandro Olivi – non si esclude il suo abbattimento».
Non si placano le proteste degli ambientalisti che temono per l’incolumità dell’animale e per il destino dei suoi cuccioli nel caso venisse spostata in un altro luogo. Sui social network l’hashtag di riferimento è #iostocondaniza. Nel frattempo la Lav Trentino, insieme ad altre associazioni per la difesa degli animali, sta cercando di evitare la cattura o l’uccisione di Daniza. «Diffidiamo la provincia di Trento dall’intraprendere azioni di cattura o uccisione dell’orsa sulla base di azioni che possono risultare in seguito illegittime», ha dichiarato Danilo Tomasoni responsabile settore fauna selvatica della Lav del Trentino.
Daniza è stata portata nei boschi italiani dalla Slovenia grazie ai fondi stanziati dall’Ue, per permettere agli orsi bruni di tornare a popolare le nostre montagne, ed è protagonista di uno dei progetti di conservazione più riusciti in Europa. La sua uccisione o il suo allontanamento che le impedirebbe di provvedere ai cuccioli o di metterne al mondo altri sarebbe una grande sconfitta per il nostro Paese. Questi plantigradi normalmente non sono pericolosi, a meno che non si sentano minacciati o siano in pericolo i loro cuccioli.
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