Il livello di inquinamento supera di 60 volte il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il governo ha chiuse le scuole e ha invitato gli anziani a stare a casa.
Salviamo i cani di Bucarest
Nel 2001 il sindaco di Bucarest decise di eliminare tutti i cani randagi. Con bastoni, catene, squadracce della morte. Diverse associazioni, tra cui Gaia, hanno un programma di aiuto per questi cani.
2001
Fanno il giro d’Italia e d’Europa le
immagini dei mucchi di cani barbaramente uccisi in ottemperanza
agli ordini del sindaco di Bucarest, che si vuole liberare del
“problema randagismo”. I giornali parlano di squadroni della morte
armati di fucili e bastoni, pagati dal comune per massacrare le
bestiole che vagano per la città. L’associazione Gaia
Animali&Ambiente decide di non restare a guardare: assieme a
volontari di altre associazioni si avvia il progetto-Romania e
viene aperto un conto corrente per raccogliere fondi, allo scopo di
portare tramite i propri rappresentanti cibo e medicinali e nel
tentativo di salvare qualche creatura da morte certa, accogliendola
in Italia. Un’impresa difficile e non senza rischi.
2002
L’11 luglio 2002 si costituisce
l’associazione Gaia Animali & Ambiente Romania Onlus, che
stipula una convenzione con il comune di Cernavoda, 23.000
abitanti, che interrompe lo sterminio dei cani randagi sul
territorio e consente di intraprendere un piano di sterilizzazione.
Ad ottobre la volontaria Sara Turetta (responsabile della campagna)
si trasferisce sul posto e ci rimane fino all’ottobre 2003.
Viene ristrutturato un edificio fatiscente e trasformato in una
piccola clinica per animali randagi. Il centro diventa un punto di
riferimento per tutte le famiglie povere che non hanno modo di
recarsi presso un veterianrio privato e che ricevono un servizio
completamente gratuito.
2003
A fine anno sono mille gli animali
sterilizzati e centinaia gli interventi sul territorio. Lavorano
presso il centro 5 persone assunte localmente. Si decide di
adottare a distanza, sia a Cernavoda che a Bucarest, una quindicina
di pensionati poveri e abbandonati che vivono con cani e gatti di
strada. A loro si garantiscono mensilmente forniture di mangime e
farmaci per se stessi e per i propri animali.
Nel corso dell’anno transitano presso il centro 30 volontari tra
cui 20 veterinari della facoltà di Bristol con la loro
docente di chirurgia.
2004
Viene rinnovata la convenzione con
Cernavoda (con un contributo di 3000 euro annui da parte del
comune). Il 1° di aprile il consiglio comunale di Medgidia
approva la nostra proposta di convenzione e a sua volta sceglie di
collaborare con le nostre associazioni.
2005
Dal maggio 2005 è stata
stipulata una convenzione con Medgidia, città di 40.000
abitanti a 20 km da Cernavoda. Nonostante le gravi
difficoltà economiche, si sta cercando di mantenere in atto
l’accordo, che ha salvato finora centinaia di cani randagi dalla
morte per avvelenamento. Nel frattempo si è costituita
l’associazione SaveTheDogs che, con la presidente Sara Turetta,
porta avanti il progetto con la collaborazione di associazioni
italiane, svizzere, olandesi, inglesi e svedesi. Gaia, unico
partner italiano, concentra la sua collaborazione sulla raccolta
fondi da destinare agli animali rumeni e sulla promozione della
campagna a livello nazionale.
2006
Le strade di Gaia Animali &
Ambiente e Save the Dogs si dividono. Entrambe le associazioni,
tuttavia, proseguono il loro impegno per i cani rumeni.
Alla base del progetto vi è la nostra profonda convinzione
che una società fondata sui valori del rispetto e della non
violenza passi anche attraverso l’amore per gli animali e il
riconoscimento dei loro diritti. Una società piuttosto
violenta come quella romena ha bisogno di crescere anche cambiando
il proprio rapporto con gli animali, non a caso maltrattati o
“eliminati” così come molte alte categorie di deboli e
indifesi di quel paese. L’associazione Gaia Animali & Ambiente
Onlus coglie infatti un filo rosso che unisce il destino di
bambini, anziani e cani in Romania, tutti considerati alla stregua
di “rifiuti” di cui disfarsi, piuttosto che di una risorsa
importante da tutelare e proteggere.
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