L’ex premier di Samoa ha impedito alla vincitrice delle elezioni di prestare giuramento in Parlamento. La cerimonia si è tenuta in un tendone e la nuova presidente ha denunciato un golpe.
Fiame Naomi Mata’afa, la prima premier donna nella storia di Samoa, ha dovuto prestare giuramento in un tendone. Dopo aver vinto le elezioni del 9 aprile e aver ottenuto il parere favorevole della Corte Suprema, la leader del partito Fede nell’unico vero Dio (Fast) si è scontrata con l’ostruzionismo del premier uscente al potere da 23 anni, Tuilaepa Sailele Malielegaoi, che non ha riconosciuto la sconfitta e ha impedito alla nuova presidente di entrare in Parlamento. Mata’afa ha parlato di tentativo di golpe mentre Malielegaoi ha bollato come invalido il giuramento prestato dalla donna.
Un mese di impasse elettorale
Il 9 aprile gli abitanti di Samoa, arcipelago dell’oceano Pacifico abitato da circa 200mila persone, sono andati alle urne. Dal 1998 aveva sempre vinto il Partito per la protezione dei diritti umani del 72enne Tuilaepa Sailele Malielegaoi, di fatto l’unica forza politica credibile in un paese dove l’opposizione non esisteva se non a livello locale. Qualcosa però è cambiato nel 2020, quando la vicepremier Fiame Naomi Mata’afa ha deciso di lasciare il partito, una scelta condivisa anche da altri suoi membri in contrasto con una deriva troppo accentratrice del potere e alcune leggi che avrebbero spianato la strada alla corruzione. Sono nate nuove creature politiche e tre di esse si sono unite nella coalizione Fede nell’unico vero Dio (Fast), che si è presentata unita alle elezioni dello scorso aprile. Dopo tanto tempo gli abitanti di Samoa si sono ritrovati sulla scheda elettorale una vera alternativa e in molti hanno deciso di dargli un’opportunità.
Il Fast ha ottenuto 26 seggi grazie al sostegno dell’indipendente Tuala Tevaga Iosefo Ponifasio e del suo seggio, mentre il partito del premier uscente al potere da 23 anni ne ha avuti 25. Malielegaoi ha però “allargato” il Parlamento di un seggio e se l’è auto-assegnato, facendo finire la competizione elettorale in pareggio e indicendo un nuovo voto, una sorta di ballottaggio, per il 21 maggio.
Mentre la campagna elettorale si rimetteva in moto è però intervenuta la Corte Suprema, che ha fermato tutto: la mossa del premier sul seggio rimasto libero non è stata ritenuta valida e Mata’afa è stata giudicata vincitrice alle elezioni e incaricata di formare un governo, apprestandosi a diventare la prima donna a ricoprire questo incarico a Samoa.
“Tentativo di golpe”
Il 24 maggio doveva essere il giorno dell’insediamento di Fiame Naomi Mata’afa, con il giuramento davanti al Parlamento. Ma la premier incaricata ha trovato le porte del palazzo sbarrate dalla polizia, con il presidente uscente Malielegaoi e gli altri membri del governo che hanno ordinato alle forze di sicurezza di non farla entrare. Mata’afa ha denunciato un tentativo di colpo di stato ma non si è arresa e assieme agli altri membri della sua coalizione, ma in assenza del capo di Stato e di una parte dei deputati ha improvvisato la cerimonia di insediamento in un tendone montato nel giardino del palazzo del Parlamento.
The first female PM of crisis-ridden Samoa, Fiame Naomi Mataafa, has been sworn-in at a makeshift ceremony pic.twitter.com/vVj11ue9BO
“La democrazia deve prevalere, sempre. Non ci possono essere eccezioni a questo principio fondamentale”, ha dichiarato la vincitrice delle elezioni, mentre il premier uscente ha definito “illegittimo” il giuramento prestato fuori dalle istituzioni a cui lui stesso ha impedito l’ingresso. Malielegaoi ha ribadito di non aver alcuna intenzione di lasciare il potere e che le autorità governative guidate dal suo partito proseguiranno, come se non ci fosse stata alcuna tornata elettorale a decretarne la sconfitta.
Il partito Sogno georgiano confermato con il 53,9 per cento dei voti. Ma piovono accuse di brogli e interferenze. L’Ue chiede di indagare. Intanto la presidente del Paese invita alla protesta. I vincitori: “Questo è un colpo di Stato”.
Due leggi approvate da Israele a larga maggioranza renderanno di fatto impossibile per l’Unrwa operare a Gaza e in Cisgiordania. La comunità internazionale insorge.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.
Continua l’assedio israeliano su Gaza nord, dove per l’Onu l’intera popolazione è a rischio morte. Nuovi missili contro l’Iran, mentre in Libano uccisi tre giornalisti.
Dopo tredici anni di conflitto, la crisi umanitaria in Siria è una delle più gravi. Grazie anche al lavoro di WeWorld insieme alla cooperazione italiana, si cerca di dare strumenti agli studenti con disabilità per professionalizzarsi.