La nostra cucina è gentilezza in risposta all’odio

Un suggerimento gentile, non un’imposizione. Questo è il tono scelto da Red Canzian e dalla figlia Chiara per il loro libro, Sano vegano italiano, pubblicato da Rizzoli. Ora che è uscito in libreria, hanno avuto la bellissima idea di organizzare un tour di presentazione non solamente però nelle librerie, bensì nei ristoranti, così da far assaggiare direttamente

Un suggerimento gentile, non un’imposizione. Questo è il tono scelto da Red Canzian e dalla figlia Chiara per il loro libro, Sano vegano italiano, pubblicato da Rizzoli. Ora che è uscito in libreria, hanno avuto la bellissima idea di organizzare un tour di presentazione non solamente però nelle librerie, bensì nei ristoranti, così da far assaggiare direttamente a tutti le ricette ideate da Chiara e da lei cucinate. Così che si possa giudicare l’idea dell’alimentazione vegetale con le papille gustative, non coi pregiudizi.

Il libro Sano vegano italiano, Rizzoli,  durante la presentazione a Cibo a regola d'arte
Il libro Sano vegano italiano, Rizzoli, durante la presentazione a Cibo a regola d’arte

La scelta di non mangiare più né carne né pesce, condivisa dallo storico membro dei Pooh con la sua famiglia, è personale e culturale, dunque non se ne può — e non se ne deve parlare — né con aggressività, né con preconcetti, bensì con serenità e gentilezza.

La cultura non è imposizione, è condivisione. Questo assunto deve essere piaciuto molto a Angela Frenda, direttore di Cibo a regola d’arte e giornalista del Corriere della Sera, e a Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero, che hanno abbracciato l’idea di parlarne a Milano, all’Unicredit Pavilion, proprio per realizzare questo ponte tra chi è vegano e chi non lo è, senza alcuna polemica.

Red Canzian: il momento in cui sono diventato vegetariano

Red Canzian ha smesso da vent’anni di mangiare carne e da sei o sette anche il pesce. “Ho smesso di mangiare carne perché mi faceva male. Dopo anni che costringevo la mia famiglia ad andare in vacanza solo dove si pescava — racconta a Cibo a regola d’arte — un bellissimo pomeriggio in un torrente in Val Badia, avevo appena allamato una trota faria, e l’ho rimessa piano piano in acqua. Lei è rimasta un po’ ferma, mi ha guardato e se n’è andata. Ho avuto un momento di profonda gioia, ho immaginato lei che tornava in libertà e ho capito che si può risparmiare una vita, quella di un essere vivente che ha voglia di vivere la sua vita”.

Red Canzian vira spesso e volentieri verso la poesia dell’alimentazione: “La terra è nostra madre, ci dà i frutti, non credo che siamo fatti per mangiare la carne. Non saremmo capaci di mangiare un animale se andassimo di persona da un macellaio a farlo uccidere per trasformarlo in bistecche, perché noi non siamo questo, il nostro istinto non è predatorio. Non possiamo continuare a pretendere che questa Terra ci fornisca quello che non ha”.

Chiara Canzian, la nostra tradizione più un pizzico di inventiva

Chiara Canzian è vegetariana, e ha deciso di diventare una chef ‘errante’. “Ho iniziato sette anni fa a non mangiare carne per una presa di coscienza — spiega alla platea — amo molto gli animali, ne ho tanti, e non capivo perché cani e gatti li coccolavo e i maiali no, li mangiavo. Il pesce invece ho smesso dopo aver visto il film di Peta Italia ‘Pareti di vetro’, il cui testimonial è papà. È un percorso di vita e credo si debbano fare le scelte solo nel momento in cui si è pronti e non si rischia di tornare sui propri passi”.

I piatti di Chiara Canzian hanno un messaggio: “La verdura può tranquillamente essere una portata completa. Il messaggio che voglio comunicare è che anche partendo dalla tradizione del nostro Paese si può serenamente mangiare vegano senza spostarci dai piatti a cui siamo affezionati. Per esempio, la caponata in Sicilia, la pappa al pomodoro, la ribollita, la farinata di ceci, la pasta e fagioli, tutti piatti della nostra tradizione non hanno ingredienti animali: da quelle io cerco di partire, a cui aggiungo un pizzico di inventiva”. Il salto di qualità è mangiare bene, e si può anche fare una scelta di qualità andando a spendere meno, perché si può comprare direttamente dall’agricoltore, i legumi costano meno della carne e non si butta quasi nulla, anzi, gli scarti si possono riusare. “In Italia non c’è questo problema, ovunque vai trovi un piatto di purè di fave con le cicorie buonissimo: è uno dei miei piatti preferiti!”

Lucio Cavazzoni e la crescita di consapevolezza

La definizione di “vegetariano gentile” che si attribuisce Red Canzian risuona armoniosamente con le idee di Lucio Cavazzoni, presidente di Alce Nero: “Ho letto il vostro libro — si rivolge a Red e Chiara Canzian — e lo trovo un libro ‘gentile’. E bisogna esserlo, gentili. Perché su questi temi, per essere persuasivi c’è bisogno di grande gentilezza. E voi unite gentilezza, entusiasmo e responsabilità. Le persone responsabili, una volta che hanno capito una cosa, intraprendono una battaglia. Condivido molte delle cose scritte nel libro, mi piace molto la determinazione unita alla gentilezza che usate”.

Il tema centrale non è etichettarsi, per esempio come vegani o no, bensì continuare a spiegare, a ricordare che stiamo andando verso i 400 milioni di tonnellate all’anno di carne prodotta e, se la cifra raddoppierà come prevede l’Onu non ci sono abbastanza cereali per nutrirli al mondo. Dunque, Lucio Cavazzoni propone di usare la parola ‘alimentazione vegetale’. “Sì, c’è una forte crescita, un’aumentata consapevolezza e una nuova attenzione, potrei chiamarla femminea, nel mondo e nel pianeta, per questi temi. Verso il biologico, verso il vegetale. Noi siamo abituati a pensare al mondo vegetale come al contorno, ma grazie alla bella interpretazione delle ricette che ne fa Chiara Canzian, alla creatività di persone come lei e come Simone Salvini, possiamo godere esperienze straordinarie, di una centralità magnifica, di cibo che nutre bene e che è puro ‘affetto’, per chi lo gusta e per chi lo produce”.

Secondo il presidente di Alce Nero, tutte le preparazioni vegetali “rappresentano oggi il futuro della dieta dell’uomo, perché si sta molto meglio a mangiare vegetale, e del pianeta, e per la prima volta i due obiettivi coincidono: il futuro è lavorare sul vegetale. In realtà noi stiamo cercando di entrare in ogni prodotto agricolo per mostrare che è possibile produrlo in maniera diversa, per esempio sui latticini. Accrescere la cultura su questo percorso significa fare una cosa positiva, sana, amichevole”.

Vegetale, ma bio

È stato brillante l’affondo di Red Canzian, certamente favorito dalla cornice Alce Nero, sull’agricoltura biologica (“il futuro è vegetale e bio”), secondo lui essenziale per favorire l’armonia tra noi e l’agricoltura, e sulla necessaria serenità da ritrovare sulle discussioni sul tema. Essendo personaggi pubblici, Red e Chiara Canzian stanno anche ricevendo messaggi d’odio, minacciosi, sia in pubblico che in privato.

Perché un grande artista, che ha fatto la storia della musica in Italia, decide di dire la sua su un tema così problematico? È ben spiegato nel libro, Sano vegano italiano:

Ho scritto il libro che avete tra le mani perché mi auguro che qualcosa possa cambiare, e se anche tu ci credi e ci tieni a migliorare il mondo in cui viviamo, racconta alle persone che ami quello che spero sarò riuscito a trasmettere. Parla della passione e del rispetto che dobbiamo avere per noi stessi, per gli altri, per la vita. Sicuramente mi farei meno nemici e scatenerei meno perplessità a occuparmi soltanto di musica, invece di studiare, documentarmi per capire quanto ciò che mangiamo possa fare bene o male al nostro corpo, e scriverne. Ma proprio perché ho la fortuna di essere conosciuto da un grande pubblico, credo sia un dovere tentare di avvicinare più persone possibili a queste argomentazioni. Poi starà alla coscienza e allo spirito di sacrificio di ognuno di noi scegliere la strada che ritiene la più giusta da seguire e decidere come interpretare al meglio la propria vita.

Un libro gentile, un libro ponte tra vegani e onnivori, per incontrarsi a metà.

Red Canzian, Chiara Canzian
Sano vegano italiano
Rizzoli, 2017

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