L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
Come la Sardegna può liberarsi dal carbone nel 2024
6 impianti di accumulo di energia rinnovabile verranno realizzati da Enel in Sardegna, che potrebbe dire addio al carbone già nel 2024 senza passare dal gas.
- Enel si è aggiudicata i lavori per la realizzazione di sei sistemi di accumulo di energia rinnovabile in Sardegna.
- Grazie alla capacità stoccata, l’isola potrà dire addio al carbone con un anno di anticipo rispetto ai tempi previsti dalla decarbonizzazione italiana.
- I sistemi di accumulo possono essere usati al posto del gas come mezzo energetico di transizione.
È presto per dire quale sarà l’impatto a lungo termine della guerra in Ucraina sull’approvvigionamento delle fonti energetiche. Quel che si sa, però, è che la Sardegna potrebbe liberarsi dal carbone già nel 2024, con un anno di anticipo rispetto alla data stabilita per la transizione energetica italiana.
Come anticipato dal quotidiano La Nuova Sardegna, infatti, la società Enel si è aggiudicata il bando di Terna per sei impianti di accumulo di energia nel nord e nel sud della Sardegna e questa energia sarà prodotta a partire da fonti rinnovabili.
6 parchi di batterie riutilizzabili a fine ciclo
Enel sostiene che tra 24 mesi in Sardegna saranno attivi i primi due sistemi di accumulo di energia che avranno una potenza pari alla capacità prodotta da una delle due centrali a carbone oggi operative a pieno regime nell’isola.
Quindi nel 2024 la centrale a carbone di Portoscuso potrà essere spenta senza arrecare problemi alla rete o alla tenuta del sistema. E dopo due anni – quando entrerà in funzione il Tyrrhenian-link, il cavo ad alta tensione che collegherà la Sardegna con la Sicilia e la Campania, quindi con la rete nazionale italiana – anche l’altra centrale a carbone, quella di Fiume Santo, di proprietà Ep Produzione, potrebbe seguire la stessa sorte.
I sei parchi di batterie saranno operativi in quattro aree geografiche dell’isola: nel sassarese, nel nuorese, nel cagliaritano e nella provincia di Sud Sardegna. Come ha spiegato Nicola Lanzetta, direttore di Enel Italia, si tratta di moduli di batterie agli ioni di litio, simili a quelle usate nelle auto elettriche ma che utilizza solo litio, ferro e fosfato. Non avranno cobalto e questo consentirà un loro completo riutilizzo alla scadenza naturale di esercizio.
Garantire l’accesso a sistemi di energia economici e affidabili
“Enel si è aggiudicata 0,5 GW di capacità nuova in Sardegna, che onorerà esclusivamente attraverso la realizzazione di sistemi di accumulo e senza dover investire in nuovi impianti a gas, compiendo così un passo concreto per la trasformazione della Sardegna in isola verde”, è stato il commento dell’azienda dopo l’aggiudicazione della gara da parte di Enel. Con “isola verde”, Enel si riferisce al progetto Elettrificazione verde della Sardegna, inserito tra gli energy compact delle Nazioni Unite, ovvero quegli impegni volontari per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile (Sdg) numero 7: assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni, e rispettare così gli impegni sul cambiamento climatico in linea con l’accordo di Parigi.
Il progetto Elettrificazione verde della Sardegna è stato presentato da Enel in collaborazione con l’università degli Studi Roma Tre e con il supporto di Alleanza Sardegna rinnovabile (una rete che riunisce Wwf, Kyoto Club, Greenpeace e Legambiente) e prevede di raggiungere una serie di obiettivi entro il 2030, in particolare il superamento della produzione di energia da fonti fossili attraverso la sostituzione con impianti rinnovabili, principalmente fotovoltaico ed eolico.
L’accumulo prende il posto del gas come energia di transizione
La Sardegna non dispone di gas naturale e quindi portarlo sull’isola sarebbe un’aggravante in termini ambientali. Un aspetto da tenere in conto: l’isola, infatti, è più vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici rispetto ad altre regioni italiane. Se è vero, infatti, che nel 2021 abbiamo toccato la più alta temperatura oceanica, questo fenomeno nel Mediterraneo è più visibile visto che qui le temperature sono aumentate del 25 per cento più velocemente che altrove con un impatto devastante sugli ecosistemi marini.
Per fermare due dirette conseguenze della crescita della temperatura che si stanno facendo sentire anche in Sardegna, ovvero incendi e precipitazioni troppo intense, è necessario fare un salto in avanti nel campo delle rinnovabili e abbandonare il prima possibile i combustibili fossili.
Eppure, in molti vedono ancora il gas come passaggio “essenziale” della transizione energetica, senza il quale, insomma, non sarebbe possibile effettuare il salto da fonti fossili e rinnovabili al 100 per cento. I sistemi di accumulo, ovvero lo stoccaggio di energia pulita promosso in Sardegna, possono dimostrare che il gas non serve come fonte intermedia e che la transizione può avvenire molto più velocemente di quanto si immagini.
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