Dalla batteria alla carrozzeria, fino agli ultimi componenti, una breve guida alle fasi di costruzione di un’auto elettrica.
Come usare gli scarti del caffè per realizzare gli interni dell’auto
Si chiama silverskin ed è la pellicola che si stacca dal chicco di caffè durante la tostatura. Quella che è stata un materiale di scarto per secoli, diventa una preziosa risorsa per il futuro, grazie a innovativi processi che potrebbero trasformarla in un biomateriale per la realizzazione degli interni dell’auto. In una torrefazione di medie
Si chiama silverskin ed è la pellicola che si stacca dal chicco di caffè durante la tostatura. Quella che è stata un materiale di scarto per secoli, diventa una preziosa risorsa per il futuro, grazie a innovativi processi che potrebbero trasformarla in un biomateriale per la realizzazione degli interni dell’auto. In una torrefazione di medie dimensioni, ogni giorno, si accumulano diversi sacchi di questa pellicola argentea, che solitamente viene bruciata o compostata. Solo una piccola parte di essa viene trasformata in fertilizzante: la grande quantità di caffeina in essa contenuta la rende infatti inutilizzabile per l’alimentazione animale e per produrre biogas.
A rifornire la sperimentazione un’antica torrefazione tedesca
Volkswagen Group Innovation, l’incubatore di soluzioni innovative per veicoli e mobilità del gruppo automobilistico tedesco, potrebbe presto cambiare il corso delle cose: dalle ricerche è infatti emerso che la silverskin ha le caratteristiche giuste per essere utilizzata come materiale riempitivo per la similpelle. “È una sostanza asciutta e si trova in una forma già ideale per essere lavorata (non dev’essere asciugata, dunque non richiede energia)”, spiega Martina Gottschling di Volkswagen Group Innovation che, per questa sperimentazione, si rifornisce dalla storica torrefazione tedesca del caffè Heimbs di Braunschweig, fondata nel 1880 e attiva dal 1954.
Il vantaggio, insomma, è triplice: si riutilizzano materiali organici che al momento vengono smaltiti, si riduce l’utilizzo di pelle di origine animale e, per fare tutto ciò, non è richiesta una gran quantità di energia. In altre parole, si tratta di un altro, piccolo ma importante passo verso la sostenibilità dell’industria dell’auto.
Caffè al posto della similpelle
Ovviamente, se è vero che la sostenibilità è uno dei “fari” che guida le azioni del Gruppo Volkswagen, è vero anche che non è l’unico: prima di deliberare un nuovo materiale o una nuova lavorazione, questa deve superare rigidi standard di qualità, nel breve periodo così come nel lungo. I rivestimenti devono infatti conservare le qualità visive e tattili per l’intera vita di un veicolo. “Nei test effettuati finora la durata sembra essere paragonabile a quella di forme collaudate di similpelle”, spiega Gottschling, specificando poi che i campioni testati hanno una percentuale di materiali organici superiore al 50 per cento: la similpelle è infatti costituita da una struttura multistrato, da un dorso in tessuto (realizzato con materie prime rinnovabili), materiali di riempimento (la silverskin, appunto) e, infine, dalla superficie esterna.
Quali i possibili impieghi della silverskin
Come abbiamo visto, al momento dai test è emerso che la pellicola argentea che riveste il chicco di caffè potrebbe funzionare solo come “riempitivo”, ossia come parziale componente di un rivestimento. Un apporto alla sostenibilità complessiva di un’auto che potrebbe apparire marginale. In realtà le sue potenzialità sarebbero maggiori. Basti pensare al numero di parti – e a quanto sono estese – che attualmente vengono spesso ricoperte in pelle all’interno di un abitacolo: parliamo dei rivestimenti dei sedili, la corona del volante, i braccioli, i pannelli delle portiere e la leva del cambio. La silverskin potrebbe aggiungersi all’impegno più ampio che il Gruppo Volkswagen ha preso già da tempo, decidendo di ridurre al minimo l’utilizzo di materiali di origine animale, in particolare sui modelli della gamma elettrica ID. Su ID.3 e ID.4, e su tutti i modelli che arriveranno sul mercato, la pelle convenzionale di origine animale è stata rimpiazzata con la similpelle. Una scelta che mantiene caratteristiche ideali di resa tattile e visiva, offre resistenza all’usura e facilità di pulizia ed è sempre più apprezzata in molti mercati, dalla Cina agli Stati Uniti.
Plastica e auto, un legame difficile da spezzare
Il recente studio sulla silverskin del caffè – e in generale sui materiali organici – è prezioso per migliorare la carbon footprint degli interni dell’auto, utilizzando quelli che, fino a oggi, erano scarti in un’ottica di economia circolare. L’obiettivo è ridurre il più possibile l’utilizzo della plastica sull’auto. Per questo servirà però del tempo: prima di poter essere utilizzata sui modelli di serie, la similpelle realizzata con la silverskin dovrà infatti essere resa disponibile per la produzione su larga scala, in diverse varianti di grana superficiale, necessarie per conferire le differenti sensazioni al tatto.
Il caffè potrebbe salire a bordo dell’auto nel giro di pochi anni
“Il potenziale è enorme e potrebbe aiutarci ad abbassare ulteriormente la footprint ecologica della gamma ID”, conclude Gottschling. Un altro vantaggio della silverskin è che la fornitura della materia prima non è un problema: il volume di pellicola argentea necessario non è elevato; in più, ci sono grandissime scorte accumulate dalla torrefazione durante la pandemia. Per questo motivo, il suo utilizzo già sui prossimi prototipi del Gruppo potrebbe diventare effettivo nel giro di un paio di anni.
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