5 scenari di fine guerra in Ucraina

A quattro settimane dall’inizio del conflitto in Ucraina facciamo il punto su quali sono gli scenari e su come potrebbe finire la guerra.

Ormai è passato un mese dal 24 febbraio, giorno in cui le truppe russe sono entrate nei territori ucraini del Donbass, dando inizio al conflitto. Quella che nelle parole del presidente russo Vladimir Putin doveva essere una guerra lampo, sembra ancora lontana dalla sua fine e inizia sempre di più ad assomigliare a una guerra di logoramento, un conflitto che mira a portare l’Ucraina allo stremo per costringerla ad arrivare a un accordo. L’esercito russo sembra essere a un passo dalla conquista della città di Mariupol, a sud est del paese, mentre la capitale Kiev, per il momento, resiste all’assedio. Si contano migliaia di vittime nella popolazione ucraina e in entrambi gli eserciti, anche se le informazioni sono difficili da verificare. Intanto, iniziano a circolare le prime analisi su come potrebbe terminare questo conflitto. Abbiamo raccolto cinque dei possibili scenari ipotizzati dagli analisti.

L’esercito russo sembra essere a un passo dalla conquista della città di Mariupol, a sud est del paese, mentre la capitale Kiev, per il momento, resiste all’assedio
L’esercito russo sembra essere a un passo dalla conquista della città di Mariupol, a sud est del paese, mentre la capitale Kiev, per il momento, resiste all’assedio © Chris McGrath/Getty Images

Scenario 1: un accordo di pace

Il primo scenario identificato è quello di un accordo di pace. I negoziati tra Ucraina e Russia sono ancora in corso. In queste quattro settimane dall’inizio del conflitto, le due delegazioni diplomatiche si sono incontrate diverse volte, ma per il momento non è ancora stato raggiunto un compromesso. Anche se le trattative procedono a rilento, secondo alcuni analisti solamente il fatto che la Russia abbia accettato un incontro con l’Ucraina sembrerebbe presupporre un minimo tentativo per trovare una soluzione diplomatica.

Alexander Rodnyansky, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato al magazine Politico che trovare un compromesso con la Russia sarebbe “relativamente facile” su alcuni punti, ma che il paese non ha intenzione di rinunciare al suo territorio. “Abbiamo bisogno di garanzie per la nostra sicurezza”, ha affermato. “Se ottenessimo quelle, sarebbe sufficiente rimandare l’adesione alla Nato, soprattutto considerando che la Nato ci ha già respinto”. Rodnyansky ha poi affermato che l’Ucraina sarebbe ugualmente disposta a procedere con quella che Mosca chiama “denazificazione” del paese, ovvero cambiare il nome alle strade dedicate a nazisti o simpatizzanti nazisti della Seconda Guerra Mondiale. “Devono vendere qualcosa alla popolazione russa”, ha spiegato. “Ma cambiare il nome a qualche strada non ci costa niente”.

Del resto, Putin deve trovare il modo di uscire pulito da questo conflitto, quantomeno agli occhi della Russia. Per questo, alcuni analisti ritengono che le continue perdite militari e le sanzioni imposte dall’Occidente, potrebbero spingere Putin a trovare un accordo “salva faccia” e a concludere la guerra.

Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha detto che una delle opzioni potrebbe essere la neutralità dell’Ucraina, sulla falsa riga di quelle dell’Austria e della Svezia. Neutralità che però sono molto diverse tra loro: quella dell’Austria è sancita nella Costituzione del 1955 e quindi può essere sospesa solo attraverso una modifica costituzionale. Nel caso della Svezia invece, si fa riferimento alla neutralità storica del paese, che di fatto non è prevista dalla Costituzione.

L’Ucraina aveva inizialmente dichiarato di non essere disposta a cedere la sua integrità territoriale. A fine febbraio, la Russia ha riconosciuto come repubbliche indipendenti i territori del Donetsk e del Luhansk, decisione che ha dato il via a tutto il conflitto. “Questo sarà il punto più difficile [da negoziare, ndr]”, ha precisato Rodnyansky. “[I soldati russi, ndr] sono arrivati e hanno occupato le nostre terre. È ovvio che non diremo ‘ok, fate pure’”, ha concluso. Negli ultimi giorni, però, il governo di Kiev si è detto disponibile a scendere a compromessi, anche per i territori della Crimea e del Donbass.

Rodnyansky teme anche che Mosca stia usando i negoziati per preparare un attacco più brutale. Un timore condiviso anche da diversi analisti che sospettano che i colloqui di pace non siano altro che una cortina di fumo. “La parola ‘cessate il fuoco’ per Putin è sinonimo di ‘ricaricate le armi’”, ricorda Garry Kasparov, celebre scacchista e attivista russo, in un articolo della Bbc.

Tra gli scenari ipotizzati per la fine della guerra in Ucraina c'è anche un accordo di pace
Tra gli scenari ipotizzati per la fine della guerra in Ucraina c’è anche un accordo di pace © Hannibal Hanschke/Getty Images

Scenario 2: una guerra lunga

Nei piani di Putin, la guerra in Ucraina doveva essere una guerra lampo, ma dopo un mese dall’inizio dei combattimenti, questo piano inizia a sembrare meno realizzabile. Per questo c’è chi identifica nel secondo scenario una guerra lunga, un conflitto che potrebbe durare anni.

L’esercito russo deve fare i conti con continui rallentamenti, con il morale delle truppe che è sempre più basso e con diversi problemi logistici. Al loro malumore si contrappone potente la coraggiosa – e forse anche un po’ inaspettata – resistenza delle forze ucraine che sta rallentando sensibilmente la loro avanzata, malgrado disponga di numeri nettamente inferiori in termini di uomini e armi.

C’è chi ritiene che l’invasione abbia raggiunto un punto di stallo e chi pensa che l’attacco sia invece culminato e che quindi non sia in pausa, quanto piuttosto fermo: le truppe russe avrebbero raggiunto il loro massimo in termini logistici e militari. È l’opinione di Frank Ledwidge, professore in strategia militare all’Università di Portsmouth, che in un’intervista con l’emittente Al Jazeera, ha spiegato che “l’attacco della Russia sarebbe culminato, soprattutto da un punto di vista militare”.

Questo potrebbe tradursi in una pausa temporanea da parte di Mosca per portare in Ucraina le armi di cui ha bisogno e capire come muoversi. “Si tratta di una pausa operativa – ha spiegato Ledwidge –. Cercano di capire come procedere, cosa che dall’inizio del conflitto non hanno mai fatto. Si stanno muovendo in fretta per decidere i prossimi passi. Intanto l’Ucraina è riuscita a portare avanti qualche attacco di successo”.

Questo scenario richiede più tempo degli altri, cosa che né la Russia né l’Ucraina hanno, seppur per motivi diversi. Da parte sua la Russia deve fare i conti con una guerra molto più lunga del previsto, che ha un grosso costo economico e che sta dividendo la società. L’Ucraina invece sta vivendo una catastrofe umanitaria gravissima, che già nelle prime settimane di conflitto ha portato l’intera Europa a confrontarsi con uno dei più grandi flussi migratori della storia.

C’è chi ritiene che l’invasione russa abbia raggiunto un punto di stallo e chi pensa che l’attacco sia invece culminato e che quindi non sia in pausa, quanto piuttosto fermo
C’è chi ritiene che l’invasione russa abbia raggiunto un punto di stallo e chi pensa che l’attacco sia invece culminato e che quindi non sia in pausa, quanto piuttosto fermo © Sean Gallup/Getty Images

Scenario 3: un cambio di governo in Russia

Per quanto improbabile, anche Putin potrebbe essere deposto. Secondo Sir Lawrence Freedman, professore emerito di Studi bellici al Kings college di Londra, arrivati a questo punto, “un cambio di regime è tanto probabile a Kiev quanto lo è a Mosca”.

Il mandato del presidente russo scade – almeno sulla carta – nel 2024, ma come dicevamo le conseguenze di questa situazione iniziano a farsi sentire anche sulla società russa. Le libertà dei comuni cittadini sono state limitate sempre di più. Centinaia di manifestanti sono stati arrestati durante dei cortei contro la guerra e numerose testate internazionali hanno lasciato il paese per paura di rappresaglie dopo che è stata approvata una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per chi diffonde “notizie false”.

E anche l’élite degli oligarchi che circondano e supportano normalmente Putin inizia a cedere. Alcuni di loro, alcuni membri del parlamento e persino una compagnia petrolifera, la Lukoil, hanno chiesto un cessate il fuoco o almeno una pausa dai combattimenti.

Per questo, anche se è difficile che succeda, la possibilità che Putin venga destituito non può essere del tutto esclusa. E a portare avanti il colpo di stato potrebbe essere la sua stessa cerchia di fedelissimi, che negli anni si è ristretta sempre di più. “La sua squadra di sicurezza è molto preparata, ma lo sarà fino al momento in cui non lo sarà più”, ha affermato Eliot A. Cohen del Centro per gli studi strategici e internazionali, una think-tank di Washington, ad Al Jazeera. “Questo è già successo diverse volte nella storia sovietica e russa”.

Da non dimenticare poi che Anatolij Chubais, inviato speciale di Putin, si è dimesso dalla carica e ha lasciato il Paese in segno di protesta contro la guerra. Mentre Sergei Shoigu, ministro della difesa, e Valery Gerasimov, capo di stato maggiore delle forze armate, si fanno vedere sempre meno.

Secondo la Bbc, se Putin venisse deposto, l’Occidente potrebbe promettere al nuovo regime di alleggerire alcune sanzioni e intavolare nuove relazioni diplomatiche. Al momento sembra improbabile, ma non impossibile, specialmente se le persone che beneficiano dal suo governo capiscono che non può più difendere i loro interessi.

Per quanto improbabile, anche Putin potrebbe essere deposto
Per quanto improbabile, anche Putin potrebbe essere deposto © Jeff J Mitchell/Getty Images

Scenario 4: una vittoria russa

Malgrado tutte le difficoltà che la Russia sta incontrando, alcuni analisti ritengono che potrebbe ancora vincere il conflitto e invitano a non sottovalutare la sua capacità di adattamento.

Da una parte è vero che ha problemi logistici e con il morale delle truppe, ma è anche vero che rimane militarmente superiore rispetto all’Ucraina. La Russia ha già sfruttato la tattica della guerra di logoramento in altri conflitti, in cui ha sfinito l’esercito e la popolazione che lo sosteneva. È il caso dell’assedio alla città di Grozny, in Cecenia, dove si combatté per mesi, ma anche della Siria, dove Ildib e Aleppo hanno subìto violenti bombardamenti che hanno colpito anche obiettivi civili come scuole e ospedali.

In più, è importante osservare il quadro generale: Mosca sta reclutando mercenari dalla Siria e si sta appoggiando al Gruppo Wagner, che è una compagnia di sicurezza privata dalla dubbia moralità.

Secondo la Bbc, se Kiev dovesse cadere, potrebbe essere instaurato un governo fantoccio e Zelensky verrebbe ucciso o costretto a fuggire per formare un governo in esilio. A questo punto, Putin lascerebbe sul territorio solo le truppe necessarie a mantenere l’ordine.

Questo scenario dipende però da moltissimi fattori: in primis dalla capacità delle forze russe di conquistare gli obiettivi e dal numero di soldati spediti sul territorio ucraino. Ma vorrebbe anche dire che lo spirito ucraino di resistenza, che ha permesso al paese di tenere testa all’avanzata russa fino adesso, dovrebbe venir meno.

Anche se dovesse riuscire a catturare i punti strategici, Putin dovrebbe comunque fare i conti con l’occupazione e con eventuali insurrezioni popolari. Ecco perché alcuni pensano che, in caso di vittoria, Putin potrebbe decidere di annettere l’intera Ucraina alla Russia, proprio come ha fatto la Crimea. E a quel punto, l’Ucraina – intesa come stato – cesserebbe di esistere.

Malgrado tutte le difficoltà che la Russia sta incontrando, alcuni analisti ritengono che potrebbe ancora vincere il conflitto e invitano a non sottovalutare la sua capacità di adattamento
Malgrado tutte le difficoltà che la Russia sta incontrando, alcuni analisti ritengono che potrebbe ancora vincere il conflitto e invitano a non sottovalutare la sua capacità di adattamento © Pierre Crom/Getty Images

Scenario 5: una guerra mondiale

L’ultimo scenario, forse il più catastrofico, sarebbe una diretta conseguenza dell’annessione dell’Ucraina alla Russia: un conflitto che si allarga fino a includere anche altri stati.

Le ambizioni territoriali di Putin rimangono un punto di domanda, ma la sua nostalgia per gli anni dell’Unione Sovietica potrebbe essere un indizio del fatto che, se avesse successo in Ucraina, potrebbe cercare di riannettere anche territori come la Moldavia, la Bielorussia e la Georgia, che non fanno parte della Nato, ma che al contrario facevano parte o dell’Unione Sovietica o dell’impero russo. In questo caso, l’Ucraina sarebbe solo il punto di partenza.

Un rischio che ha sottolineato anche lo stesso presidente ucraino Zelensky durante il suo discorso al Parlamento italiano che ha tenuto nella mattinata di martedì 22 marzo. “L’Ucraina è il cancello per l’esercito russo, ma lui vuole entrare in Europa“, ha affermato sottolineando che lo scopo di Putin sarebbe quello di “influenzare le vite” di tutti gli europei e “avere il controllo sulla [nostra, ndr] politica”.

In pochi ritengono che un attacco di Putin alla Nato sia probabile, anche perché equivarrebbe a un rischio nucleare non indifferente. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha già detto che “la Terza guerra mondiale può essere solamente una nucleare”. Secondo gli analisti, questo genere di affermazioni dovrebbe essere interpretato come un avvertimento per Stati Uniti ed Europa, per scoraggiarli a implementare, ad esempio, una “no-fly zone” sull’Ucraina, cosa che infatti non è stata stabilita. Ecco perché la Nato rimarrebbe il deterrente più grande contro questo scenario, perché Putin sa bene che dichiarare guerra a uno dei paesi che ne fanno parte, sarebbe come entrare in guerra con tutti, come prevede l’articolo 5 del trattato dell’Alleanza atlantica.

Ma questo conflitto ha dimostrato che la situazione può degenerare in poche ore e che Putin è pronto a infrangere ogni legge e accordo internazionale, quindi qualsiasi scenario rimane ancora possibile.

 

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