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— Anaao Assomed (@anaao_assomed) December 5, 2023
Il nostro pianeta attraversa una crisi profonda, ma due corposi rapporti dell’Ipbes indicano alcune vie di uscita.
Oggi in sciopero i lavoratori della salute: a rischio 1,5 milioni di prestazioni. Chiedono assunzioni, interventi economici e niente tagli alle pensioni.
Ultimo aggiornamento alle 19.00
“Dalle Regioni stanno arrivando percentuali di adesione molto alte fino all’85 per cento allo sciopero nazionale dei medici, dirigenti sanitari e infermieri che si sta svolgendo in queste ore in tutta Italia e che terminerà alle 24 di oggi, al netto dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze”, annunciano con soddisfazione Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed e Antonio De Palma, Presidente Nursing-Up.
“Desideriamo ringraziare tutti i medici, i dirigenti sanitari, gli infermieri, le ostetriche e gli altri professionisti sanitari che hanno dimostrato, con questa alta adesione, di aver compreso e condiviso le ragioni della protesta. Certo, siamo consapevoli di aver creato disagi ai cittadini, ma siamo assolutamente convinti che grazie a queste iniziative si possano porre le basi per creare migliori servizi proprio per quanti usufruiscono del servizio pubblico”.
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Dagli ospedali alle piazze. Per la seconda volta nel giro di 20 giorni, oggi l’Italia si proietta nel futuro, sperimentando “quello che sarà il Servizio sanitario nazionale tra un po’: senza infermieri, e con pochissimi medici e operatori”. Lo sciopero indetto per oggi, 5 dicembre, da medici, infermieri e personale sanitario, ma anche dirigenti, ostetriche e altre professioni sanitarie, insomma tutto il comparto dei lavoratori della salute, fa tornare attuale la previsione distopica elaborata il 17 novembre scorso da Andrea Bottega, segretario del Nursind, che con oltre 50mila iscritti è il principale sindacato italiano degli infermieri, in occasione del primo sciopero del settore: l’adesione in quella occasione aveva toccato il 75 per cento.
Con lo slogan “La sanità pubblica non si svende, si difende”, il testimone passa oggi ad altre sigle sindacali dei lavoratori della salute (per un totale di altri 50mila iscritti): la loro protesta metterà a rischio un milione e mezzo di prestazioni sanitarie, compresi gli esami di laboratorio, gli interventi chirurgici (circa 30mila quelli programmati che potrebbero essere rinviati), le visite specialistiche (180 mila) e gli esami radiografici (50mila), anche se saranno in ogni caso garantite le prestazioni d’urgenza. Una protesta straordinaria per quello che tra non molto, denunciano, potrebbe diventare un giorno di ordinario disagio.
Lo sciopero di medici, dirigenti e infermieri ha lo scopo di manifestare il malessere per lo stato in cui versa il Servizio sanitario nazionale in generale, ma in particolare il dissenso verso la manovra economica del governo per il 2024, al momento in discussione nella Commissione Bilancio del Senato, che secondo i sindacati di categoria “ignorerebbe le esigenze dei professionisti della salute, metterebbe in discussione i loro diritti acquisiti e dimenticherebbe le necessità della sanità pubblica”.
La manifestazione principale si svolgerà a Roma, in piazza Santi Apostoli, a partire dalle 11.30, organizzata dalle sigle Anaao Assomed (l’associazione dei medici e dirigenti sanitari italiani), Cimo-Fesmed (medici ospedalieri) e Nursing Up (infermieri). Ma proteste si terranno anche in altre città italiane (Milano, Torino, Napoli, Genova, Bologna, Bolzano, Trieste, Cagliari, Palermo) con presidi, sit-in e volantinaggi.
La sanità è probabilmente il tema più discusso tra quelli affrontati da questa legge di bilancio, che dovrà essere approvata entro la fine dell’anno: il Servizio sanitario nazionale è stato messo a dura prova negli ultimi anni, tra tagli continui e l’enorme sforzo prodotto durante l’emergenza Covid, ma ha prodotto oggi un allungamento a dismisura delle liste di attesa, la rinuncia alle cure da parte di un numero sempre maggiore di pazienti e condizioni lavorative (economiche, ma anche legate ai turni) molto complicate per gli operatori del settore pubblico, spesso allettati dalla ‘fuga’ nel privato o direttamente all’estero. Secondo i numeri attuali, il fondo sanitario per il 2024 aumenterà di 5,6 miliardi di euro, toccando la quota di 131,1 miliardi. Una cifra non sufficiente, secondo le parti sociali, a ripristinare i vulnus accumulati in questi anni. Del resto, aveva spiegato Bottega, il 17 novembre, “dei 1.450 milioni di euro in dote al monte salari per il comparto sanità, secondo le nostre stime, circa 1.050 milioni serviranno solo a evitare riduzioni stipendiali”.
“Dopo l’ennesima manovra economica, che ignora le esigenze dei professionisti della salute, mette in discussione i loro diritti acquisiti, e dimentica le necessità della sanità pubblica, è giunta l’ora di scioperare. Ci vediamo in piazza per esprimere a gran voce tutta la nostra rabbia e la nostra delusione” spiegano Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, presidente di Nursing Up.
Sono diverse le principali ragioni della protesta, che riguardano sia gli aspetti economici che quelli organizzativi. Quello più urgente è senz’altro l’assunzione di nuovo personale, soprattutto infermieri: secondo la Corte dei Conti in Italia ne mancano almeno 65mila, (più altri 20mila che si renderebbero necessari con l’attuazione della case di comunità previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per potenziare la medicina territoriale): una carenza che si ripercuote sulla qualità dell’assistenza e sulle condizioni di lavoro dei dipendenti, costretti a turni massacranti e a coprire le fisiologiche assenze dei colleghi. Di recente aveva fatto scalpore l’annuncio della agenzia di collocamento Global network, che offriva lavoro come infermiere in Norvegia a 3.500 euro al mese a tempo indeterminato, circa il doppio della media italiana e senza straordinari. Disparità che contribuiscono alla fuga di lavoratori all’estero (50 infermieri nel 2022, secondo Nursing Up).
I sindacati chiedono al governo di sbloccare le assunzioni e di stabilizzare i precari, garantendo una dotazione organica adeguata alle esigenze dei servizi sanitari.
Sotto il profilo economico, i lavoratori della salute lamentano di essere sottopagati rispetto alle loro responsabilità e alle loro competenze. In mancanza di aumenti, i sindacati chiedono al governo di detassare lo stipendio base e le indennità specifiche, oltre al lavoro straordinario, per aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti e incentivare la permanenza nel settore pubblico. Le altre richieste sono quelle di trovare risorse sufficienti per i rinnovi contrattuali, per infermieri e altre professioni sanitarie, rimasti esclusi dalla ripartizione delle risorse previste per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, e di cancellare i tagli alle pensioni: al momento infatti la manovra prevede dal 2024 un ricalcolo delle pensioni dei dipendenti pubblici, tra cui quelli della sanità, con una penalizzazione per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2023.
Sul piano organizzativo infine i sindacati dei lavoratori della salute chiedono di “promuovere una rivisitazione dei modelli organizzativi in ottica di integrazione e valorizzazione delle competenze, in modo da favorire la collaborazione tra le diverse professioni sanitarie, la qualità dell’assistenza e la soddisfazione dei dipendenti”. Rivedere subito la manovra, aprire un confronto con le parti sociali e riconoscere il ruolo fondamentale della sanità pubblica per il benessere del Paese: queste, in sintesi, le richieste portate in piazza oggi, per la seconda volta, dai lavoratori della salute. In caso contrario, avvertono, non è affatto escluso che non ci sia il due senza il tre, e che vengano messe in atto ulteriori forme di mobilitazione e di lotta. Anche perché, proprio alla vigilia dello sciopero, un tentativo di mediazione tra maggioranza e opposizione in Senato sulla questione dei tagli alle pensioni non ha sortito effettivi positivi.
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