Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
“Scoperto” il primo squalo onnivoro, e ama le alghe
I ricercatori hanno scoperto che la dieta dello squalo martello dal berretto è costituita in prevalenza da piante acquatiche.
Quando pensiamo ad un animale carnivoro tra i primi che ci vengono in mente c’è sicuramente lo squalo, eccellente predatore noto per la sua voracità (che gode comunque di una cattiva e immeritata fama, considerato che ogni anno vengono uccisi nel mondo tra i 63 e i 273 milioni di squali, è quindi la nostra specie a mettere in pericolo questi animali, non viceversa). Eppure la natura è costantemente in grado di sorprenderci, anche sovvertendo idee radicate. Un gruppo di biologi dell’Università della California ha infatti scoperto che la dieta di una specie di squalo martello, lo squalo martello dal berretto (Sphyrna tiburo), è costituita in prevalenza da alghe, facendone la prima specie di squalo onnivoro, conosciuta.
Lo squalo che mangia le alghe
La peculiare dieta dello squalo martello dal berretto, pesce lungo circa un metro e diffuso lungo le cose americane, non è una vera novità. La specie è nota per il consumo di alghe dal 2007, inizialmente però gli scienziati, dopo aver trovato notevoli quantità di alghe negli stomaci di questi squali, ritenevano che i pesci ingurgitassero le alghe durante la cattura delle loro prede. Non si sapeva quindi se gli squali fossero in grado di digerire le piante acquatiche e assorbirne i nutrienti. Per questo Samantha Leigh, ricercatrice dell’Università della California e coautrice dello studio, ha analizzato gli enzimi digestivi degli squali scoprendo che sono in grado di digerire il 56 per cento della materia organica delle alghe, in maniera simile alle giovani tartarughe marine.
Come gli squali assimilano le alghe
Per capire la volontarietà o meno dell’ingestione di alghe gli studiosi statunitensi hanno condotto un esperimento. Hanno somministrato agli squali una dieta composta al 90 per cento da alghe marine e solo il restante 10 per cento da calamari, constatando come gli esemplari fossero in grado di assimilare le sostanze nutritive necessarie dalle alghe, senza perdere peso né mostrare segni di indebolimento. “È molto probabile che abbiano un qualche microbiota che vive all’interno delle viscere che produce alcuni degli enzimi di cui hanno bisogno per scomporre la sostanza vegetale”, ha dichiarato Samantha Leigh, esperta di ecologia e biologia evolutiva.
Le implicazioni ecosistemiche
Lo studio Seagrass digestion by a notorious ‘carnivore’ ha dimostrato che le alghe della specie Thalassia testudinum costituiscono ben il 60 per cento della dieta dello squalo martello dal berretto. Tuttavia non sembrerebbero presentare un apparato digerente simile a quello di altre specie onnivore. “Gli squali martello dal berretto hanno un sistema digestivo molto simile ad altre specie strettamente correlate che sono rigorosamente carnivore, quindi il fatto che si comportino come onnivori è davvero notevole”, ha spiegato Leigh. I ricercatori ritengono che l’alimentazione di questa specie, che frequenta le miti acque costiere, abbia importanti implicazioni ecologiche, poiché contribuisce a trasportare i nutrienti all’interno delle foreste sottomarine di alghe, come fanno gli erbivori terrestri.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.
L’Australia amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald, superando i suoi stessi obiettivi di tutela degli oceani.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.
I polpi lavorano in gruppo, ognuno con un ruolo ben preciso, per cacciare. Triglie e cernie sono gli “amici” più stretti.
Il Living planet report del Wwf testimonia che la crisi della biodiversità è reale e intrecciata alla crisi climatica. Ma possiamo invertire la rotta.
I “darkspot” ospitano il maggior numero di specie non ancora scoperte, dove indirizzare gli sforzi di conservazione secondo un nuovo studio.