La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
La sfida della Scozia: investire oltre un miliardo di euro nel capitale naturale
Salvare foreste, fauna e aree verdi ha un costo: la Scozia chiama quindi all’appello gli investitori. L’obiettivo? Superare il miliardo di euro.
Attirare un miliardo di sterline di investimenti (circa 1,16 miliardi di euro) per proteggere il capitale naturale della Scozia. È la sfida lanciata dalla Sepa (Scottish environment protection agency, l’agenzia locale per la protezione dell’ambiente) e dall’organizzazione benefica Scottish wildlife trust. Una sfida che prende il nome di Scottish Conservation Finance e chiama a raccolta tutti: enti pubblici, investitori privati e organizzazione non profit. L’importante è che abbiano la volontà di stanziare risorse per la salvaguardia degli ecosistemi e, al tempo stesso, di collaborare allo sviluppo di nuovi modelli di finanziamento.
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— HeraldScotland (@heraldscotland) 1 marzo 2019
Serve un miliardo per tutelare la natura della Scozia
Nello specifico, precisa la testata Edie.net, il programma servirà per finanziare la riforestazione di diverse aree boschive, il ripristino delle scogliere di ostriche e la creazione di spazi verdi nelle aree urbane. Tante attività eterogenee tra loro, ma tutte orientate al grande obiettivo di salvare il capitale naturale della Scozia.
“A livello globale, gli investimenti nella natura devono aumentare in modo consistente per andare incontro alle sfide crescenti poste dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità”, commenta Jonny Hughes, a capo dello Scottish Wildlife Trust. “Lo scopo di questa nuova iniziativa è quello di fornire un’opportunità pratica di riunirsi, scambiarsi idee e ottenere, insieme, un impatto duraturo. In definitiva, vogliamo riuscire a indirizzare miliardi di sterline di investimenti nella salvaguardia del territorio, da qui ai prossimi anni”. La campagna, annunciata ufficialmente alla Royal Society di Londra il 28 febbraio, ha già ottenuto diverse adesioni.
The Scottish Conservation Finance Project is an exciting new initiative led by @ScotWildlife and @ScottishEPA which aims to generate new forms of investment to meet the growing challenge posed by climate change and biodiversity loss. #NatCapInvst19 #OnePlanetProsperity pic.twitter.com/prpry4vWNz
— SEPA (@ScottishEPA) 1 marzo 2019
Cos’è e quanto vale il capitale naturale
Tecnicamente, il capitale naturale è l’insieme delle risorse, rinnovabili e non, che ci vengono fornite gratuitamente dalla natura (piante, animali, aria, acqua, suolo, minerali) e che ci offrono i cosiddetti servizi ecosistemici. Va da sé che tradurre tutto questo in un valore puramente monetario è un compito tutt’altro che facile. La stima più affermata è quella proposta dall’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) nel 2010, che lo valuta in circa 72mila miliardi di dollari ogni anno (63 mila miliardi di euro).
Tutti noi usufruiamo ogni giorno di queste risorse, senza sborsare un solo euro. Ma così facendo le consumiamo a un ritmo elevatissimo, che il Pianeta non è più in grado di sostenere. Un modello del genere non può reggere ancora a lungo; e le aziende, per prime, dovrebbero assumersi le loro responsabilità. L’ultima in ordine di tempo a chiamarle esplicitamente in causa è l’organizzazione britannica Ncfa (Natural capital finance alliance), con uno studio pubblicato di recente. Le imprese, afferma, dovrebbero assegnare un valore finanziario alle risorse naturali che usano, e iniziare a contabilizzarlo nel momento in cui prendono decisioni strategiche: aprire un nuovo stabilimento, adottare una determinata tecnologia e via discorrendo. Questa, sottolinea la Ncfa, è anche una vera e propria opportunità di business che vale miliardi.
Se il capitale naturale è così prezioso per la nostra stessa civiltà, e se viene eroso a un ritmo così rapido, ciò significa che bisogna rimboccarsi le maniche per proteggerlo. In questo senso si spera che la Scozia dia il buon esempio per il futuro; perché, oggi come oggi, gli investimenti ancora latitano. Per la precisione, secondo un report della banca Credit Suisse e del Centro di ricerca sull’economia e l’ambiente di McKinsey, sono fermi a circa 51,8 miliardi di dollari (45,8 miliardi di euro), che arrivano per l’80 per cento dal settore pubblico e poi (in misura molto minore) dalla filantropia. Ma se vogliamo davvero salvaguardare gli ecosistemi, questa cifra va letteralmente moltiplicata, arrivando ad almeno 200-300 miliardi di dollari l’anno (175-265 miliardi di euro). Gli “osservati speciali” sono i capitali privati, che d’ora in poi dovranno entrare in gioco in modo molto più determinante.
Foto in apertura © George Hiles / Unsplash
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