La raccolta differenzata tocca quota 66,6 per cento a livello nazionali, con disparità territoriali ancora forti ma in diminuzione. Aumenta l’export.
Lodi, per il tribunale tutti i bambini devono aver garantito l’accesso alla mensa scolastica
Il tribunale di Milano ha stabilito che il regolamento del comune di Lodi per l’accesso agevolato alla mensa scolastica discriminava i bambini extracomunitari: dovrà essere cambiato.
Escludere i bimbi stranieri dal servizio mensa delle scuole pubbliche è una condotta discriminatoria e il comune di Lodi, in Lombardia, che aveva approvato un regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate che prevedeva condizioni diverse per i bambini europei e per quelli extracomunitari, dovrà tornare sui propri passi. Lo ha stabilito il tribunale di Milano, con una sentenza che mette fine a una vicenda che nelle scorse settimane aveva fatto molto discutere, nel bene e male.
Il Tribunale accerta la condotta discriminatoria del Comune di #Lodi. pic.twitter.com/kxnqHab3dt
— Giuseppe Civati (@civati) 13 dicembre 2018
La gara di solidarietà dei cittadini
La delibera del comune di Lodi, guidato dalla sindaca Sara Casanova (Lega), obbligava le famiglie extracomunitarie a integrare la domanda di accesso a servizi mensa e scuolabus per i propri figli la documentazione fiscale del proprio paese di origine, in modo da verificare l’inesistenza di altri redditi e proprietà all’estero: una condizione che, soprattutto quando applicata a famiglie in fuga da guerre o dittature o in cerca di protezione umanitaria, era pressoché impossibile da soddisfare. Oltre a questo, nel nuovo regolamento esiste anche il divieto di portare nelle aule delle mense il pranzo che, in alternativa, gli studenti avrebbero dovuto portarsi da casa. Di fronte alle proteste dei genitori coinvolti si era creata a Lodi una vasta iniziativa di solidarietà da parte di cittadini e associazioni, che in pochi giorni aveva portato alla raccolta di oltre 100mila euro per pagare ai bambini l’accesso alla mensa alle tariffe senza agevolazioni.
Una delle iniziative era partita proprio da un gruppo di genitori di Lodi, che si erano mobilitati all’interno delle singole scuole spiegando che “a tutti i bambini deve essere garantita la possibilità di avere pasti nutrienti” e che inoltre “la mensa rappresenta un importante momento di socialità nella vita scolastica. Di fronte a questo provvedimento, le scuole sono state lasciate a sé stesse a gestire una situazione di emergenza. I bambini sono tutti uguali, non vogliamo credere che oggi, nel 2018, a Lodi non sia possibile trovare una soluzione giusta che non segreghi alcuni bambini rispetto ad altri”.
Sul web invece era stata attivata una raccolta fondi da parte dell’associazione Progetto Insieme con la campagna Colmiamo le differenze, per “sostenere le spese ingiuste che le famiglie non comunitarie di Lodi devono pagare in seguito all’introduzione del nuovo regolamento per l’accesso ai servizi scolastici agevolati e aiutare i loro bambini a frequentare la scuola e i suoi servizi – mensa, pre e post scuola, scuolabus – senza essere discriminati”.
Il ricorso al tribunale
Nel frattempo però l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione e la Società italiana di medicina delle migrazioni avevano presentato ricorso contro il provvedimento, ritenendo che il caso di Lodi costituisse “un problema di uguaglianza sostanziale non solo tra cittadini e stranieri , ma anche tra cittadini italiani giacché se ciascun comune potesse stabilire secondo propri criteri chi è ricco e chi è povero verrebbe meno la scelta del legislatore, operata nel 2013, di stabilire criteri uniformi su tutto il territorio nazionale, per quanto riguarda l’accesso alle prestazioni sociali”. Il ricorso adesso è stato accolto dal tribunale per il quale “non esistono principi ricavabili da norme di rango primario che consentano al comune di introdurre, attraverso lo strumento del regolamento, diverse modalità di accesso alle prestazioni sociali agevolate” rispetto a quelle normalmente previste per tutti, e la diversificazione richiesta è dunque:
Una discriminazione diretta, essendo trattati diversamente soggetti nelle medesime condizioni di partenza e aspiranti alla stessa prestazione sociale agevolata. Deve pertanto essere ordinato all’amministrazione comunale di modificare il regolamento in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all’Ue di presentare la domanda di accesso alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e Ue in generale
L’avvocato dell’Asgi, Alberto Guarisi, ricorda che a questo punto “come per l’italiano, così per lo straniero l’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente è lo strumento di valutazione dello stato di bisogno e ogni successivo controllo spetta alla pubblica amministrazione”.
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