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Se attraversi questo ponte, passi una frontiera
Un ponte non è solo un’infrastruttura, uno strumento che serve a superare un ostacolo fisico, naturale o artificiale che sia, un fiume come una strada. Il ponte ha anche un alto valore simbolico perché, soprattutto in passato, veniva costruito per unire due sponde sul cui territorio vivevano popoli e comunità diverse. A volte addirittura due
Un ponte non è solo un’infrastruttura, uno strumento che serve a superare un ostacolo fisico, naturale o artificiale che sia, un fiume come una strada. Il ponte ha anche un alto valore simbolico perché, soprattutto in passato, veniva costruito per unire due sponde sul cui territorio vivevano popoli e comunità diverse. A volte addirittura due paesi.
È il caso del ponte costruito sul fiume Kagera, nella regione africana dei Grandi laghi, che divide il Ruanda dalla Tanzania. Il progetto è stato sostenuto dalla Japan international cooperation agency (Jaica) per un costo di 8,6 milioni di dollari (circa 6,5 milioni di euro) e supervisionato dai governi dei due paesi. La sua inaugurazione è avvenuta mercoledì 3 settembre dopo oltre due anni di lavori, cominciati nel maggio del 2012. Lungo 82 metri e con una capacità di sostenere carichi per 400 tonnellate, il suo scopo è ridurre il traffico sul vecchio ponte di Rusumo, la città che collega e da cui prende il nome, ormai inadatto a sostenere il peso dei veicoli che tutti i giorni attraversano la frontiera per alimentare gli scambi commerciali tra i due paesi.
Il vecchio ponte è lungo 64 metri ed è stato costruito nel 1972 dal progettista italiano Luigi Corradi. È in grado di sostenere pesi solo per 56 tonnellate. Troppo poche per la quantità di veicoli che ogni giorno hanno necessità di attraversare il confine. “Era diventato rischioso perché il peso dei carichi che venivano trasportati spesso raggiungevano 100 tonnellate” ha detto Honoree Munyenshongore, l’ingegnere a capo dei lavori del nuovo ponte.
Il volume degli scambi commerciali è sensibilmente aumentato negli ultimi anni grazie all’entrata in vigore nel 2000 del trattato costitutivo della East african community (Eac), un organismo regionale di cui fanno parte oltre a Tanzania e Ruanda, anche Burundi, Uganda e Kenya per un’area complessiva pari a 1,82 milioni di chilometri quadrati e una popolazione di circa 150 milioni di persone.
Il testo di una recente canzone dal titolo Life is sweet scritta dai cantautori Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè recita così: “Un ponte lascia passare le persone, un ponte collega i modi di pensare”. Per questo non si può che festeggiare questa inaugurazione, specie se questo ponte si trova in una regione e unisce paesi che in passato sono stati testimoni di violenze e conflitti.
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