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Se il taglio legale dell’Amazzonia è illegale
Il taglio legale dell’Amazzonia peruviana è illegale nella maggior parte dei casi. A rivelarlo è stato un report pubblicato molto recentemente sulla rivista statunitense Scientific Reports del Centro di diritto ambientale internazionale (Center for International Environmental Law (CIEL) di Washington e ripreso ieri in occasione della Giornata della Terra. Secondo i dati della ricerca,
Il taglio legale dell’Amazzonia peruviana è illegale nella maggior parte dei casi. A rivelarlo è stato un report pubblicato molto recentemente sulla rivista statunitense Scientific Reports del Centro di diritto ambientale internazionale (Center for International Environmental Law (CIEL) di Washington e ripreso ieri in occasione della Giornata della Terra.
Secondo i dati della ricerca, nonostante vi sia un sistema che dal 2000 identifica delle aree di taglio, la maggior parte del legname che parte dal Perù non proviene da queste, ma da zone in cui sarebbe vietato disboscare.
Da 14 anni, il governo di Lima rilascia agli estrattori concessioni di terre pubbliche, fra i 4.000 e i 50.000 ettari, per un tempo massimo di 40 anni; secondo la legge, chi taglia dovrebbe rendere nota una propria strategia quinquennale molto dettagliata, in cui vengono identificati annualmente gli alberi da tagliare attraverso un sistema satellitare Gps. Questo per evitare che vengano tagliate troppe piante e che il polmone verde del pianeta venga irrimediabilmente compromesso.
I ricercatori, guidati da Matt Finer, lo scienziato che ha coordinato la ricerca e che si occupa di biodiversità per il Ciel, hanno invece rivelato che nella maggior parte dei casi si verificano violazioni della normativa, quando questa non viene del tutto ignorata.
Osservando gli ultimi dati raccolti, che risalgono al 2013, gli studiosi si sono accorti che a settembre dello scorso anno le autorità peruviane avevano esaminato solo 388 delle 609 concessioni rilasciate ufficialmente. Di queste, in oltre il 68 per cento dei casi sono state rilevate “grandi violazioni” della legge vigente, tanto che in ben 181 casi le concessioni stesse sono state revocate.
La maggior parte del legname proviene dalle zone abitate dalle comunità indigene, che vengono letteralmente divise dalle aziende estrattrici. Queste ultime, infatti, offrendo macchinari, denaro e potere politico, riescono spesso a convincere alcuni membri delle comunità (che difendono da secoli queste zone) a tagliare il legname al posto loro. La retribuzione ammonta generalmente a 6 dollari ad albero.
Come evidenzia lo studio, pesantemente critico nei confronti del sistema delle concessioni, per il governo di Lima è molto difficile operare un controllo. La soluzione? Secondo alcuni osservatori, nonostante i limiti, potrebbe essere quella di dare più potere alle comunità indigene ed incaricarle di controllare e tutelare la foresta, come hanno già fatto per centinaia di anni.
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