Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Seaty, in Sardegna nasce la prima area di conservazione marina locale in Italia
Un tratto di costa sarda sarà preservato e protetto, grazie alla onlus Worldrise. È solo la prima delle aree di conservazione marina locale che sorgeranno.
È una bella notizia. Non solo per il Mediterraneo e la sua salvaguardia ma per tutti coloro che lo hanno a cuore e chi lo popola. È stata istituita la prima area di conservazione marina locale in Italia, si chiama Seaty (nome nato da sea, mare e city, città, dunque una sorta di “città marina”) ed è un progetto concreto frutto del lavoro di Worldrise, la onlus che dalla sua nascita sviluppa progetti di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino attraverso un percorso incentrato sulla sensibilizzazione, la creatività e l’educazione. Si parte dalla Sardegna con l’ambizioso proposito di estendere però Seaty presto anche in altri tratti di costa italiana. Scopriamo cos’è un’area di conservazione locale e perché è così importante.
Cos’è un’area di conservazione marina locale
Tutto è iniziato pensando al Mar Mediterraneo e alla sua eccezionalità: è infatti un’area di straordinaria ricchezza biologica (circa dieci volte superiore alla media mondiale) che ospita oltre 17mila specie. Accanto a queste caratteristiche però c’è anche il fatto che è uno dei mari più sovrasfruttati. Da qui la necessità di proteggerlo visto che al momento solo l’1 per cento lo è.
Per questo Mariasole Bianco, presidente di Worldrise insieme alla sua squadra ha ideato un progetto mettendo in campo tutte le sue competenze, e Fastweb l’ha finanziato continuando così un percorso ormai avviato da qualche anno che la vede impegnata concretamente anche in ambito ambientale. Ed ecco la scelta della Sardegna per l’avvio del progetto Seaty: siamo in un angolo incantevole dell’isola, l’area nordest, Golfo Aranci in provincia di Sassari e in particolare il tratto di costa che dalla spiaggia dei Baracconi va sino a cala Moresca, splendida. 1.300 metri che grazie a questa iniziativa e all’istituzione dell’area di conservazione marina locale verranno finalmente preservati.
Come? Le azioni messe in campo sono molte, prima di tutto la sensibilizzazione sia dei locali che dei turisti. In pochi mesi qui oltre 70 persone hanno partecipato ai clean-up di spiagge e fondali, contribuendo a raccogliere più di 5.500 rifiuti, 52 bambini e bambine della scuola estiva hanno partecipato ai laboratori didattici, più di 350 persone hanno preso parte ai tour di snorkeling guidati da biologi marini, circa 80 persone hanno partecipato alle sessioni di yoga in spiaggia e 16 studenti di biologia marina hanno frequentato corsi di formazione pratica sul monitoraggio marino-costiero. Questo serve a far nascere o accrescere la consapevolezza del valore di quel territorio ma anche a comprendere a fondo i pericoli che corre.
Ma non è tutto: per accompagnare il pubblico alla scoperta del mondo marino, sia dentro che fuori dall’acqua, è stata posizionata della cartellonistica informativa fissa, sia lungo il litorale sia nello spazio acqueo delimitato da boe. In questo modo è chiaro sia lo scopo del progetto, sia ciò che si può e non si può fare. Ora in questo tratto di costa non è possibile pescare, navigare o ancorare, gettare rifiuti, utilizzare windsurf o kitesurf.
Fare snorkeling guidati per capire la ricchezza del mare
Tra le attività che meglio di altre hanno il potere di rendere chiara la ricchezza del territorio che si intende preservare, c’è sicuramente la possibilità di fare snorkeling nell’area di conservazione guidati da un biologo marino. Worldrise ha stilato un calendario (consultabile qui) con tutte le date utili per fare questa esperienza che è sia formativa che entusiasmante, specie per chi non l’ha mai vissuta. Prima di entrare in mare e di andare alla “ricerca” delle bellezze marine, si viene formati su ciò che il Mediterraneo sardo offre. Per esempio si scopre che la tanto vituperata Posidonia, oltre a non essere un’alga ma una pianta, è importantissima per l’equilibrio ecologico costiero e dunque non va eliminata. Ma anzi ripristinata e per questo Worldrise ha messo in campo un apposito progetto. Ed è solo una delle tante iniziative possibili.
Tutto è gratuito, grazie chiaramente a Fastweb e alle sue iniziative per il contrasto ai cambiamenti climatici, di cui Seaty fa parte. Dal 2015 l’azienda acquista infatti il 100 per cento dell’energia da fonti rinnovabili e dal 2021 compensa tutte le proprie emissioni dirette residue e quelle indirette relative all’erogazione dei servizi con progetti di forestazione in grado di assorbire le emissioni di CO2 e con progetti di investimento in energie rinnovabili. Dal 2022, grazie alla compensazione delle emissioni generate dall’utilizzo dei servizi da parte dei clienti, tutte le connessioni Internet Fastweb fisse e mobili sono a zero emissioni di CO2.
Come proteggere il 30 per cento dei mari italiani entro il 2030
Seaty è solo l’ultimo passo di un’attività duratura e continua che Worldrise porta avanti dalla sua nascita. Questo progetto in Sardegna, sostenuto anche dal Comune di Golfo Aranci e dalla Regione autonoma Sardegna, presto si diffonderà in altri tratti di costa italiana. È importante infatti che proprio le amministrazioni locali lo abbraccino e si impegnino in prima persona per mantenerlo in vita. La prossima area di conservazione marina locale sarà a Salina nelle isole Eolie.
Azioni ambiziose che fanno parte della campagna di Worldrise 30×30 Italia che ha l’obiettivo di proteggere almeno il 30 per cento dei mari italiani entro il 2030. Le Aree marine protette (Amp) sono il miglior strumento che abbiamo a disposizione per tutelare la biodiversità e garantire lo sviluppo sostenibile in modo che le bellezze del mare e le sue risorse siano fruibili anche per le generazioni future. Bisogna agire in fretta: secondo la Fao, oltre allo sovrasfruttamento, la temperatura superficiale delle acque del Mediterraneo ha raggiunto recentemente il massimo storico di 31 gradi e in alcune aree la concentrazione di microplastiche si avvicina ai 10 chili per chilometro quadrato.
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