L’incriminazione del leader di opposizione Sanko era stata giudicata da molte persone come una mossa politica.
Il presidente Macky Sall aveva lasciato intendere di volersi candidare alle elezioni del 2024.
Ora è avvenuto il dietrofront, anche perché la costituzione del Senegal pone un limite di due mandati.
Il presidente del Senegal Macky Sall ha annunciato che non si candiderà alle elezioni del 2023. La questione era finita al centro di profonde sommosse nel paese a inizio giugno scorso, dopo l’arresto del leader di opposizione Ousmane Sonko. L’incriminazione era stata vista da una parte della popolazione come un tentativo politico di metterlo fuori dai giochi, così che l’attuale presidente potesse avere la strada spianata per la rielezione per un terzo mandato (vietato dalla Costituzione). Le proteste però hanno portato a un risultato e Sall ora ha fatto un passo indietro.
Le sommosse di giugno in Senegal
Quando il leader dell’opposizione Ousmane Sonko è stato incriminato a inizio giugno per le presunte violenze su un donna, il suo elettorato si è fatto sentire. Sonko è un politico relativamente giovane, ha 48 anni, ha fondato il partito Pastef (Patrioti del Senegal) nel 2014 e con il passare degli anni ha visto crescere il suo consenso. Considerato un politico anti-sistema, con posizioni che si ispirano al socialismo, per i suoi avversari politici è un populista. Ed è la vera mina vagante alle elezioni in programma il 25 febbraio 2024.
Nel 2021 Sonko è stato accusato di aver stuprato una donna. L’incriminazione ha portato a una destabilizzazione nel paese, con migliaia di persone che sono scese in piazza per accusare la magistratura di essere al soldo del presidente Sall. A Dakar e nelle altre principali città del Senegal sono stati assaltati edifici e centri commerciali, nelle strade sono stati dati alle fiamme cassonetti e pneumatici. Gli scontri con le forze dell’ordine sono stati violenti ed è arrivata anche la condanna di Amnesty International, visto che i video mostrano l’uso da parte degli agenti di manifestanti come scudi umani.
Turmoil in Senegal🇸🇳 as opposition figure Sonko sentenced to 2 years in prison for "corrupting young people” protesters take to the streets ,death toll hits 15 pic.twitter.com/CXIhLm7gNV
Il bilancio degli scontri è stato molto pesante: 16 morti e centinaia di feriti. Almeno 500 persone sono state arrestate, mentre il ministro dell’interno, Antoine Diome, ha ordinato la sospensione dell’accesso a internet e l’interruzione dei segnali televisivi per limitare la circolazione delle notizie e ostacolare l’organizzazione delle proteste. La tensione si è poi estesa anche al di fuori del paese, coinvolgendo diversi consolati senegalesi come quello di Milano.
Il dietrofront di Macky Sall
Dopo i giorni di intense proteste e di violenze di inizio giugno, la situazione è tornata più calma in Senegal. E le ultime dichiarazioni del presidente Sall potrebbero far tornare il sereno sul paese una volta per tutte.
Senegal’s President Macky Sall has announced that he will not run for a third term in next year’s elections after deadly opposition protests ⤵️ pic.twitter.com/i1pBO8cNjY
In un discorso alla nazione, il presidente ha sottolineato che quello in corso è il suo “secondo e ultimo mandato”. Di fatto è stata quindi scongiurata una sua candidatura alle elezioni del 2024, che ha comunque detto che sarebbe stata legittima. Sall ha evidenziato che è stata una decisione “ragionata con attenzione”, il che fa pensare che in effetti nei suoi progetti originari c’era l’idea di correre per il terzo mandato. È probabile che proprio le proteste occorse in Senegal a giugno lo abbiano però convinto a lasciar perdere. Le opposizionihanno reagito al discorso del presidente parlando di vittoria del popolo, ma hanno chiesto a Sall uno sforzo ulteriore per la pacificazione del paese dopo le sommosse che hanno causato un bilancio di decine di vittime. Con il dietrofront del presidente e con l’incriminazione del principale leader di opposizione Ousmane Sonko, regna l’incertezza su chi si presenterà nella sfida elettorale del 25 febbraio 2024.
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