Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa alla Cop 25. La sfida del clima si vince senza lasciare indietro nessuno
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa è alla Cop 25 di Madrid per porre le basi del decennio per il clima. A cominciare dalla Pre cop di ottobre 2020 che si terrà a Milano.
I lavori della conferenza delle parti numero 25 sono ancora in corso, ma il ministro dell’Ambiente italiano, Sergio Costa, guarda già al futuro. Guarda al 2020, quando l’Italia – fresca di approvazione della mozione sull’emergenza climatica –, in particolare Milano, ospiterà i lavori della Pre cop, cioè il momento in cui viene ufficializzato il calendario della Cop 26, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà a Glasgow, nel Regno Unito. Milano sarà anche la sede della Youth cop, la prima conferenza interamente dedicata ai giovani mai organizzata in ambito Onu. E proprio di giovani abbiamo dialogato con Costa, prendendo come spunto la decisione della rivista americana Time di assegnare all’attivista svedese Greta Thunberg il riconoscimento di Persona dell’anno. Un riconoscimento che si porta dietro anche una volontà precisa di spingere i governi a risolvere la crisi climatica senza dimenticare i diritti umani. Questa è la sfida più importante che la comunità internazionale deve affrontare nel Ventunesimo secolo.
Greta Thunberg è la Persona dell’anno. Cosa pensa di questa scelta?
La scelta del Time di “eleggere” Greta Thunberg “Persona dell’anno” va ben oltre la persona stessa. È il tema ad essere stato definito “dell’anno” [grazie al suo attivismo, ndr], ovvero la lotta contro i cambiamenti climatici. E il Time lo ha fatto proprio perché questo che sta per cominciare è il decennio più importante in quest’ottica. Siamo a un bivio: o la questione viene affrontata e risolta o piangeremo per non averlo fatto. Greta Thunberg qui da Madrid ha ribadito che il decennio in cui stiamo entrando è quello che farà la differenza, ma la farà solo se ora prendiamo le decisioni giuste. Questo è il momento della negoziazione ed è fondamentale perché la Cop 26 che si terrà a Glasgow segnerà la valutazione del primo quinquennio in termini di promesse di riduzione.
Il movimento che Thunberg rappresenta basa le sue richieste sul concetto di giustizia climatica. Cioè più diritti per tutti. È d’accordo?
Per noi è un dovere contrastare i cambiamenti climatici senza lasciare indietro nessuno. Le richieste dei giovani in questo momento ci stanno aprendo a un mondo di decisioni e riflessioni che si riallacciano a temi fondamentali, come la parità di genere. La crisi climatica causa particolari sofferenze in alcune parti del mondo, soprattutto alle donne, alle mamme e ai loro figli. E l’Italia non rimane insensibile davanti a tanta sofferenza. Mi riferisco, ad esempio, a coloro che vivono nell’Africa subsahariana e nella regione del Sahel che soffrono il fenomeno della desertificazione in modo pazzesco. Bisogna raggiungere la neutralità in termini di emissioni, ma in modo equo e giusto. Le due cose devono camminare insieme.
Leggi anche: Cosa prevede il decreto Clima, approvato definitivamente dal Parlamento
Come?
Faccio un esempio molto concreto: insieme alle Nazioni Unite, abbiamo finanziato un progetto per la creazione di pozzi d’acqua in tutta la fascia del Sahel. Un meccanismo in grado di recuperare anche l’agricoltura tradizionale con l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili, come l’energia solare con tecnologia italiana. Ci sono progetti in itinere anche in Burkina Faso e in Niger sempre per la mitigazione, l’adattamento, l’accesso all’acqua, all’energia e per la transizione energetica sempre. Infine, abbiamo 40 progetti attivi in tema di adattamento e resilienza. Ed è su questo che l’Italia vuole essere leader. Lo stiamo dimostrando coi fatti, ma non ci fermiamo. È l’inizio di un percorso che mette insieme la lotta contro i cambiamenti climatici e la salvaguardia delle fasce di popolazione più deboli.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Pubblicate nella notte le nuove bozze di lavoro alla Cop29 di Baku, compresa quella sulla finanza climatica. Strada ancora in salita.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
La digitalizzazione è il tema del 16 novembre alla Cop29 di Baku. Perché non possiamo farne a meno, anche nelle strategie climatiche.
Per mitigare i cambiamenti climatici e adattarsi ai loro impatti servono fondi. Alla Cop29 i Paesi sono molto distanti su quanto e chi debba pagare.
L’ad del colosso statunitense, Darren Woods, ha parlato dalla Cop29 di Baku. Exxon prevede di investire nella transizione oltre 20 miliardi di dollari entro il 2027.
Il governo del Regno Unito ha scelto la Cop29 di Baku per annunciare il suo prossimo piano di riduzione delle emissioni di gas serra.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.