Seth Godin racconta il Carbon Almanac, la prima guida sul clima scritta da centinaia di volontari
Seth Godin, esperto di marketing di fama internazionale
Più di 300 persone in 41 paesi, tutte volontarie, si sono messe all’opera per scrivere una guida sul clima. Si chiama Carbon Almanac ed esce in Italia il 13 luglio. Abbiamo intervistato l’ideatore del progetto, Seth Godin.
Seth Godin, esperto di marketing di fama internazionale
Il 13 luglio 2022 esce in Italia il Carbon Almanac, una guida sul clima scritta da più di trecento persone (tutte volontarie) in 41 paesi.
L’opera è ideata e coordinata da Seth Godin, guru del marketing.
Il volume spiega i concetti chiave dei cambiamenti climatici facendo largo ricorso a dati, tabelle, infografiche e fatti.
Il libro è l’epicentro di un vasto progetto di informazione e divulgazione che continuerà anche in futuro.
We are in it together, ci siamo dentro tutti. “Il cronico mutamento nel clima dell’intero pianeta sarà il più significativo motore di cambiamento dei prossimi vent’anni. Per tutti noi, non soltanto per alcuni”. Quando a ottobre del 2021 questo appello è comparso sul blog di Seth Godin, guru del marketing e autore di best seller come La mucca viola, c’era da scommettere che non sarebbe passato inosservato. E così è stato. Più di 300 persone in 41 paesi – scrittori, scienziati, ricercatori, illustratori, imprenditori, artisti, cittadini comuni – hanno dato il loro contributo per realizzare un libro che spiegasse dalla a alla z, come un almanacco, cosa sono i cambiamenti climatici, cosa comportano per ciascuno di noi e cosa possiamo fare per arginare le loro conseguenze. Il Carbon Almanac, appunto. Il giorno successivo all’uscita negli Stati Uniti per le edizioni Portfolio, il 13 luglio 2022 il volume esce nelle librerie di tutto il mondo; compresa l’Italia, dove è pubblicato da Roi Edizioni.
Carbon Almanac, la guida collettiva ai cambiamenti climatici
Basta sfogliare il Carbon Almanac per rendersi conto di quanto sia un volume denso di fatti, infografiche, mappe, dati, tabelle, definizioni. Un certosino lavoro di ricerca, selezione e parafrasi che si è reso necessario per realizzare il suo obiettivo primario: spiegare cause e conseguenze dei cambiamenti climatici. E farlo a suon di fatti comprovati, raccontati con un linguaggio comprensibile per i non addetti ai lavori.
E il progetto non si esaurisce con il libro. Il team ha già pubblicato una guida per educatori e insegnanti, una versione di 70 pagine per bambini, un pdf gratuito con le immagini sull’impatto dei cambiamenti climatici, quattro podcast con 50 episodi ciascuno. Tutto questo senza guadagnare un solo euro, perché il loro contributo è puramente volontario. Anche alcune aziende – tra cui Amazon, LinkedIn, Getty Images, McCann Worldgroup – hanno deciso di fare la loro parte, attraverso acquisti e donazioni di copie. Per compensare la carta impiegata per stampare le copie, sono stati piantati più di 100mila alberi.
La data scelta per festeggiare l’uscita del libro è il 16 luglio, quando i contributor parteciperanno a un grande firmacopie in contemporanea.
Nessuno poteva raccontare la genesi e le prospettive di questo progetto meglio del suo portavoce, Seth Godin. L’abbiamo intervistato.
Perché ha deciso di dedicarsi in prima persona al tema dei cambiamenti climatici, coordinando un progetto collettivo così ambizioso? Questo è il problema della nostra epoca. Non il più frenetico o notiziabile, ma quello che comprende ed eclissa tutti gli altri. Perché è cronico, sistemico e ci riguarda tutti, indipendentemente dal nostro reddito, dal nostro status o dal luogo in cui siamo.
Chi è il lettore ideale di questo libro? Abbiamo creato l’Almanac come uno strumento. È uno strumento per aiutare le persone che già ci tengono a sentirsi abbastanza brillanti e sicure di sé per parlarne. Uno strumento per aiutare le persone a vedere i sistemi che sono al lavoro e, quindi, a condividere le copie mentre discutono di cosa fare in merito. Avevamo bisogno di semplificare, organizzare e chiarificare ciò che è già noto.
Un capitolo di Carbon Almanac è dedicato allo stress idrico, un tema che in questo momento in Italia è di enorme attualità. Il libro dà anche qualche consiglio su come adattare il nostro stile di vita a situazioni come questa: crede che sarà abbastanza? Le abitudini personali sono importanti, ma chiaramente non sono abbastanza, non ci si avvicinano nemmeno. Se sei a bordo del Titanic, imparare a nuotare non è poi di grande aiuto; come prima cosa, devi organizzare le persone per convincere il capitano a non scontrarsi contro l’iceberg.
Ultimamente si discute anche di come comunicare i cambiamenti climatici. C’è chi sostiene che finora siano state usate parole e immagini fin troppo “morbide” (come climate change invece di climate emergency), c’è invece chi teme che evidenziare gli aspetti drammatici allontani le persone. Qual è l’approccio che avete scelto per questo libro? Il nostro sottotitolo è “non è troppo tardi”. Non credo che un maggiore panico ci aiuterà a cambiare i nostri sistemi; porterà semplicemente a focalizzarci, nel breve termine, sulle attività personali.
Quello che deve succedere è chiaro. E si scopre che non abbiamo bisogno di molte persone che spingano in modo coerente e persistente per il cambiamento, affinché quest’ultimo si realizzi.
Da esperto di marketing, che consigli darebbe a un consumatore che vuole riconoscere le aziende che si stanno realmente impegnando per riconvertire i propri processi da quelle che fanno solo greenwashing? Il greenwashing potrebbe sembrare migliore rispetto a non fare nulla, ma evita la sfida reale. Finché avremo organizzazioni industriali e in cerca di profitto su vasta scala che lavorano per aumentare i propri numeri, il problema peggiorerà. La via da seguire non è quella di preoccuparsi della carbon footprint di questo o del consumo idrico di quello. Al contrario, è quella di riconoscere e cambiare i sistemi che non stanno considerando il vero costo della CO2 e del consumo idrico. Una volta incorporati questi costi, prenderemo decisioni migliori. L’Almanac aiuta le persone a capire le dimensioni del problema e, da lì, iniziare ad agire in modo sistematico.
Una volta uscito il libro, come continuerà il progetto del Carbon Almanac? Ora siamo 1.900 in 91 paesi. Questo non è il mio progetto, è il NOSTRO progetto. E, dalla sua fondazione, la mia aspettativa è che ci siano ancora tante voci, tanti progetti e tante idee.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.