Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
Meno carne nelle mense pubbliche italiane. Lav lancia la sfida a cinque sindaci
Diminuire il consumo di carne nelle mense pubbliche per rendere le città più sostenibili. È la sfida lanciata da Lav ai sindaci di Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna.
- L’associazione Lav lancia una Sfida green a cinque sindaci italiani: ridurre il consumo di carne nelle mense pubbliche.
- Le cinque città consumano quasi un milione e mezzo di chili di carne all’anno nelle loro mense pubbliche.
- L’impronta ambientale e sanitaria che ne deriva supera i 13 milioni e 800mila euro.
- Se i sindaci accettassero, salverebbero 85mila animali ed eviterebbero l’introduzione nell’atmosfera di 22mila tonnellate di emissioni di gas a effetto serra e 52 tonnellate di particolato pm10.
Ridurre del 20 per cento il consumo di carne nelle mense pubbliche e istituire un giorno alla settimana completamente vegetale in tutte le mense pubbliche. È quanto chiede la Lav, la Lega antivivisezione, ai sindaci di cinque città italiane, nell’ambito della Sfida green, la nuova campagna per rendere le città più sostenibili.
Nelle mense pubbliche di cinque città consumato un milione e mezzo di chili di carne ogni anno
Martedì 18 novembre, gli attivisti di Lav si sono radunati nelle piazze di Roma, Milano, Torino, Napoli e Bologna per chiedere ai cinque sindaci neoeletti – rispettivamente Roberto Gualtieri, Beppe Sala, Stefano Lo Russo, Gaetano Manfredi e Matteo Lepore – di realizzare nuove politiche in materia di ristorazione pubblica collettiva.
Nel dossier Un impegno per le città, Sfida green ai sindaci per città più sostenibili si legge come ogni anno in Italia venga servito quasi un miliardo e mezzo di pasti, un numero che comprende scuole di ogni ordine e grado, ma anche residenze sanitarie, ospedali o case circondariali.
Complessivamente, le cinque città analizzate consumano quasi un milione e mezzo di chili di carne all’anno nelle loro mense pubbliche, ma si tratta di dati sottostimati perché non tutte le amministrazioni sembrano essere a conoscenza di quanta e quale carne viene servita: solo i comuni di Milano e di Torino hanno saputo fornire i dati richiesti, dimostrando di avere un quadro chiaro della situazione.
“Le risposte non sono state affatto soddisfacenti – spiega Gianluca Felicetti, presidente Lav – abbiamo rilevato che la maggioranza dei Comuni interpellati non ha cognizione del quantitativo di carne acquistato e distribuito nella ristorazione collettiva, in particolare nella refezione scolastica. Si tratta di una ‘non conoscenza’ inaccettabile in tempi nei quali anche le strategie di massimo contrasto ai cambiamenti climatici sono urgenti e dovute”.
Quasi 14 milioni di euro di emissioni e danni sanitari
Da qui, le due richieste principali: una riduzione annuale del consumo di carne del 5 per cento per i prossimi quattro anni, che abbia quindi come primo obiettivo un calo del 20 per cento entro il 2025. E l’istituzione di un giorno cento per cento vegetale ogni settimana in tutti gli esercizi di ristorazione pubblica gestiti o appaltati dall’Amministrazione.
Secondo i calcoli di Lav, l’impronta ambientale e sanitaria della ristorazione pubblica di Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli “vale” oltre 13 milioni e 800mila euro. Ovvero, al consumo annuale complessivo di carne, nella ristorazione collettiva di queste città, sono da ricondurre emissioni, impatti ambientali e danni sanitari corrispondenti a quella cifra. Se i sindaci accettassero, salverebbero 85mila animali ed eviterebbero l’introduzione nell’atmosfera di 22mila tonnellate di emissioni di gas a effetto serra e 52 tonnellate di particolato pm10.
“È importante sensibilizzare le persone a legare il concetto di alimentazione a quello di ecologia”, ci dice Paola Segurini, Area scelta vegan Lav, quando la incontriamo davanti alla sede del Comune di Milano. “Sostituire un pasto di origine animale con uno di origine vegetale è facile. Le mense possono essere il luogo in cui impartire una buona educazione alimentare, anche ai ragazzi. E poi Milano è una città già avanzata in questo senso e può essere un esempio perché la sua politica alimentare è già aperta”.
Non a caso, Milano Ristorazione, società che si occupa dei pasti nella città milanese, fornisce oltre 85mila pasti ogni giorno su tutto il territorio milanese, di cui il 10 per cento rispetta esigenze etico-religiose e non prevede prodotti o derivati animali per chi ne fa richiesta.
Milano è sulla buona strada
La Pianura padana non è solo una delle aree italiane con la peggiore qualità dell’aria ma ospita anche la più alta concentrazione di allevamenti intensivi: metà della di carne di maiale consumata in tutto il Paese proviene da questi territori, così come un quarto di quella di bovini.
“Il Comune ringrazia la Lav di questa iniziativa e di questa sollecitazione che è importantissima perché lo slogan scelto [Meno carne nelle mense, meno smog, ndr] è azzeccatissimo”, ci conferma Carlo Monguzzi, presidente della Commissione mobilità, ambiente, verdi, animali del comune di Milano, presente durante l’azione nella capitale meneghina. “In Lombardia, parte consistente dello smog arriva dagli allevamenti intensivi, ecco perché dobbiamo lavorare su questo aspetto. Faremo una commissione, insieme alla Commissione educazione, per mandare avanti questo progetto che è assolutamente serio, credibile e giusto”.
Sempre più amministrazioni diminuiscono la carne nelle mense
Negli ultimi tempi, il numero di amministrazioni pubbliche che si sono espresse in favore di un maggior numero di piatti a base vegetale è aumentato.
Da quando è stato eletto, il sindaco newyorkese Eric Adams ha cercato di incoraggiare i suoi concittadini a seguire una corretta alimentazione e a uno stile di vita più sano. Dopo essere diventato vegano nel 2016, si è fatto promotore del Meatless Monday, il lunedì senza carne, nelle scuole di Brooklyn, un programma che l’allora sindaco de Blasio ha poi esteso a tutte le 1.700 scuole pubbliche della città.
Da ottobre dello scorso anno, inoltre, le mense universitarie di Berlino, propongono ai loro studenti un menù a base prevalentemente vegetale, lasciando solo qualche volta a settimana un’opzione vegetariana o a base di carne e pesce. E la decisione è stata presa dopo le continue richieste degli studenti, che volevano essere parte attiva del cambiamento.
Parallelamente, la città di Helsinki ha deciso di non servire più carne agli eventi pubblici, in modo da ridurre l’inquinamento e le emissioni di anidride carbonica causate dagli allevamenti.
Ora è tutto nelle mani dei cinque sindaci che hanno l’occasione di diventare un esempio per tutte le città italiane.
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