Un fenomeno che sta cambiando la mobilità in tutto il mondo, la sharing mobility permette di spostarsi utilizzando i numerosi servizi in condivisione. Basta scegliere tra auto, bici, scooter, o taxi.
La sharing mobility, o mobilità condivisa, è un fenomeno in grande espansione che sta cambiando il mondo dei trasporti e il modo in cui si spostiamo e ci sposteremo in futuro. Da definizione la sharing mobility è rappresentata da un modo di muoversi da parte delle persone utilizzando mezzi pubblici o a noleggio, invece di optare per il mezzo privato, sia esso un’automobile, una bicicletta o uno scooter. Grazie all’impiego della tecnologia, la sharing mobility permette agli utenti di condividere sia i veicoli che i tragitti, realizzando servizi scalabili, interattivi e più efficienti. Secondo l’ultimo “Rapporto nazionale sulla sharing mobility” redatto dall’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility, il numero di servizi di mobilità condivisa a livello nazionale è cresciuto di 14 unità, arrivando a un totale di 363 nel 2018, contando oltre 100 servizi in più di quelli presenti nel 2015 e un tasso di crescita medio del 12 per cento all’anno.
Quali caratteristiche devono avere i servizi di sharing mobility
Per essere definito tale, un servizio di mobilità condivisa deve prevedere che il mezzo impiegato sia condiviso da più persone, sia contemporaneamente come accade in treno o metropolitana o durante un servizio di carpoolig, o in successione, come accade con le bici, gli scooter o un taxi. Ma ciò che ha fatto il successo di molte delle soluzioni disponibili è certamente l’impiego della tecnologia e lo sviluppo di sistemi informatici realizzati ad hoc, che hanno agevolato di molto la vita degli utenti. Oggi infatti basta un’app e in pochi tap è possibile avere a disposizione un mezzo per raggiungere la destinazione voluta.
Il valore aggiunto di queste soluzioni è quello di offrire delle opzioni di trasporto che, oltre ad essere usate quando servono, si adattano alle esigenze dell’utente, ovvero il servizio è a richiesta e su misura. I servizi di sharing mobility inoltre devono saper sfruttare la capacità residua, ovvero la capacità di utilizzare un mezzo quando questo è di fatto fermo o parcheggiato. In questo modo si sfrutta quella che in gergo viene definita la “capacità inutilizzata”.
Gli utenti di servizi di sharing mobility pronti a cambiare le proprie abitudini e ritornare all’uso dell’auto personale? Non proprio, secondo il sondaggio realizzato dall’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility https://t.co/IVYChuLJ1L#sharingmobility#pandemia#COVIDー19
Quali sono i principali servizi di sharing mobility
Bike sharing
Letteralmente è la “bici in condivisione“, ossia un servizio che permette di noleggiare una bicicletta non di proprietà e utilizzarla per un tempo limitato. Negli anni sono stati sviluppati principalmente due servizi, il cosiddetto free floating, ovvero la possibilità di noleggiare la bicicletta e di lasciarla dove si preferisce, senza tornare allo stallo. Ciò permette una più facile individuazione delle bici a disposizione e sopratutto permette di raggiungere la propria meta senza dover riportare la bici alla stazione. Il servizio classico (o station based) invece prevede spesso un abbonamento e la possibilità di noleggiare la bici anche per periodi più lunghi. Inoltre le biciclette sono spesso di fattura migliore e più indicate a percorrere percorsi più lunghi.
Car sharing
Forse uno dei servizi di mobilità condivisa più noti, il car sharing prevede di noleggiare un’auto, da soli o in compagnia, pagando per il tempo che questa viene utilizzata o comunque secondo tariffe orarie stabilite nel contratto di noleggio. Come per le bici, anche per le auto esiste la suddivisione in free floating, dove l’auto può essere noleggiata e parcheggiata ovunque all’interno dell’area dove è attivo il servizio, e station based. Questo è stato il primo servizio di car sharing nato e oggi è ancora attivo soprattutto in Europa e Nord America. Con questo schema le auto possono essere prenotate anche a distanza di tempo e ha come valore aggiunto la possibilità di assicurare la disponibilità della vettura nel momento in cui è necessaria. Più recentemente sono nati i servizi di car sharing peer to peer, ovvero tra privati: in questo caso un cittadino mette a disposizione la propria auto quando questa non viene utilizzata. Esistono poi i servizi di car pooling che prevedono l’uso condiviso di veicoli privati tra due o più persone che devono percorrere uno stesso itinerario, o parte di esso, senza finalità di lucro.
Scooter sharing
Questo sistema di noleggio è simile a quello delle bici. In questo caso l’azienda che mette a disposizione lo scooter fornisce spesso anche il casco (posto nel bauletto) e dei proteggi cuffia da indossare. I mezzi sono inoltre limitati nella velocità (90 km/h) e dotati di un sistema satellitare che si attiva in caso di incidente. Negli ultimi anni particolare successo hanno avuto i servizi di scooter sharing elettrici, che permettono di circolare in città senza emettere sostanze inquinanti. In questo caso è importante rimanere nell’area coperta dal servizio, per non incorrere in una sorta di “penale” che prevede la ricarica del veicolo.
Servizi di trasporto a domanda, e-hailing
Si tratta di un sistema di noleggio a chiamata relativamente recente che ha cambiato il modo di chiamare, prenotare e pagare una corsa in taxi. Freenow (questo il nome del servizio, ex mytaxi) nelle città e aree dove è attivo, permette di poter prenotare una corsa utilizzando una semplice app. In questo caso l’applicazione ci dirà quale taxi libero è più vicino a noi, ci indica il tempo di attesa e prenota per noi la chiamata. Si bypassa quindi la classica telefonata al centralino, evitando spesso lunghe attese. Alla fine della corsa sarà possibile pagare il tragitto sempre attraverso l’app, utilizzando i sistemi di pagamento online con Paypal, o con carta di credito. L’arrivo in Italia del servizio Freenow ha certamente dato un impulso all’intero settore, facilatando le modalità di prenotazione degli utenti e collegando in maniera più semplice i diversi servizi attivi nelle nostre città. Diverso il discorso per Uber, che in Europa ha dovuto fare i conti con le associazioni dei tassisti, che hanno fatto in modo di regolamentare in maniera diversa il servizio Uberpop, che invece funziona in molti altre città di tutto il mondo. Nel vecchio continente e nella maggior parte degli Stati europei Uber funziona più come un noleggio con conducente di alto livello, che come servizio di e-haling vero e proprio.
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