La compagnia petrolifera Shell vuole andare alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas naturale al largo del Sudafrica, durante la stagione riproduttiva delle balene.
La prima fase prevede le cosiddette prospezioni geosismiche: si tratta di creare onde sismiche per poi monitorarne l’eco e ricostruire, così, le caratteristiche dei fondali.
Numerosi studi scientifici dimostrano che tale tecnica può provocare gravi danni alla fauna marina.
Quattro organizzazioni ambientaliste si sono rivolte al tribunale per provare, in extremis, a bloccare le operazioni.
Andare alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas naturale al largo del Sudafrica, e farlo con le cosiddette prospezioni geosismiche, cioè generando violente onde sismiche sottomarine. Tutto questo nel bel mezzo della stagione riproduttiva delle balene. Questi sono i piani della compagnia petrolifera Shell. Gli ambientalisti, sul piede di guerra, stanno facendo tutto il possibile per bloccarla.
Come funzionano le prospezioni geosismiche
Mercoledì 1° dicembre era la giornata in cui le imbarcazioni di Shell avrebbero dovuto iniziare a solcare per cinque mesi consecutivi le acque lungo la Wild Coast, in Sudafrica, tra Morgan Bay e Port St John. La prima fase non prevede trivellazioni bensì le cosiddette prospezioni geosismiche. Questa tecnica consiste nel creare onde sismiche, analoghe a quelle dei terremoti, per poi raccoglierne l’eco attraverso dei microfoni subacquei. Proprio dalle caratteristiche dell’eco è possibile ricostruire le caratteristiche dei fondali, identificando eventuali bacini di idrocarburi sottomarini. Con un tentativo dell’ultimo minuto, però, quattro ong si sono appellate al tribunale per bloccare l’avvio delle operazioni. Il giudice dovrebbe esprimersi nella giornata di venerdì 3 dicembre.
“Shell’s activities threaten to destroy the Wild Coast and the lives of the people living there. We know that Shell is a climate criminal, destroying people’s lives and the planet for profit." 📣Happy Khambule, senior climate campaigner @Greenpeaceafrichttps://t.co/VN4v7l19Js
Quali saranno le conseguenze per l’ecosistema marino
Queste esplosioni generano infatti violente onde d’urto che penetrano fino alla crosta terrestre, con un forte rumore che si propaga per migliaia di chilometri. Numerosi studi scientifici hanno attestato gravi danni per la fauna marina: pesci e mammiferi sono costretti a cambiare habitat, subiscono alti livelli di stress e sviluppano problemi all’udito. I protocolli per scongiurare tali conseguenze esistono ma, finora, si sono rivelati inadeguati.
Tutto questo avviene in una delle destinazioni più celebri del mondo per l’osservazione di balene e delfini. Proprio tra giugno e dicembre le balene franche australi (Eubalaena australis) e le megattere (Megaptera novaeangliae) migrano verso il Sudafrica per accoppiarsi e crescere i loro cuccioli, sempre con le stesse tempistiche, tant’è che ogni anno si tiene un festival in loro onore nella città di Hermanus. Shell vuole avviare le operazioni proprio nei giorni in cui le famiglie di cetacei iniziano il loro viaggio di ritorno verso l’Antartide. Con tutti i pericoli che ne conseguono.
Gli attivisti provano a fermare i piani di Shell
Non stupisce dunque che il progetto, approvato dal governo sudafricano nel 2014, abbia scatenato accese polemiche. “In un momento in cui i leader globali stanno facendo promesse e prendendo decisioni per allontanarsi dai combustibili fossili perché la scienza del clima ha dimostrato che non possiamo bruciare le nostre riserve esistenti (men che meno trivellarne di più), l’operazione petrolifera offshore Phakisa sta spingendo ancora di più per mettere le mani su un giacimento locale di gas”, recita una petizioneche ha già raccolto oltre 380mila firme. “Shell deve spiegare come i danni arrecati durante questa fase, e durante qualsiasi trivellazione successiva, siano coerenti con il suo piano di transizione energetica volto a limitare il riscaldamento globale”.
BREAKING: We’re outside Shell’s HQ protesting the start of seismic blasting tomorrow off the wild coast of South Africa which will devastate whales and other marine life and lead to the digging up of oil our planet cannot afford to be burnt! #stopshellpic.twitter.com/sd6kE2i36Q
La compagnia petrolifera, in risposta, fa sapere di aver “intrapreso un processo di consultazione di tutti gli stakeholder” nel 2013. Gli impatti delle prospezioni geosismiche, assicura, “compresi e mitigati” basandosi su “decenni di letteratura scientifica” e sulle “linee guida adottate a livello internazionale”.
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