
L’attacco israeliano è avvenuto il 23 marzo ma è venuto allo scoperto solo nei giorni scorsi. Secondo fonti locali è stata un’esecuzione.
È una settimana cruciale per la democrazia quella in corso in Africa: da ieri si vota in sei paesi del continente, cinque chiamati alle elezioni e uno a referendum, in quello che la stampa locale ha definito il super sunday africano. Benin In Benin il primo ministro Lionel Zinzou e il magnate del cotone Patrice
È una settimana cruciale per la democrazia quella in corso in Africa: da ieri si vota in sei paesi del continente, cinque chiamati alle elezioni e uno a referendum, in quello che la stampa locale ha definito il super sunday africano.
In Benin il primo ministro Lionel Zinzou e il magnate del cotone Patrice Talon si affrontano in un testa a testa nel ballottaggio per la carica di presidente della Repubblica, dopo che il primo turno elettorale, il 6 marzo scorso, si era concluso senza una maggioranza decisiva. In passato Talon era stato accusato di aver tentato di avvelenare l’attuale presidente Bony Yayi, giunto al termine di due mandati alla guida del paese. Accuse che l’oppositore – che ha potuto presentare la sua candidatura solo dopo aver ottenuto il perdono presidenziale – ha sempre smentito.
Intanto, in Repubblica del Congo, gli elettori sono chiamati a decidere se il presidente Denis Sassou Nguesso, da 31 anni complessivi al potere, dovrà rimanere per un ulteriore mandato alla guida del paese. Da ieri e per tutta la durata dello spoglio, le autorità hanno decretato un blackout informatico e dei mezzi di comunicazione: Internet è bloccato e anche i cellulari sono fuori uso “per evitare la divulgazione illegale dei risultati”.
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In Niger, il presidente Mahmadou Issofou va al ballottaggio dopo aver perso, lo scorso 21 febbraio, l’opportunità di essere riconfermato al primo turno. Il suo principale sfidante è Hama Amadou, attualmente ricoverato in Francia per problemi di salute e su cui pende una condanna per il coinvolgimento in uno scandalo legato al traffico di minori.
E ancora, in Senegal i cittadini dovranno decidere, tramite referendum, se modificare o meno la Costituzione per ridurre da sette a cinque gli anni del mandato presidenziale e introdurre una norma che impone un limite di due mandati consecutivi. Un voto importante per il paese: se passeranno, tuttavia, le modifiche referendarie si applicheranno dalle prossime presidenziali e quindi non impediranno all’attuale presidente, Macky Sall, di ricandidarsi per un terzo mandato.
Si vota anche a Zanzibar, arcipelago semiautonomo della Tanzania, dove si replica lo scrutinio dello scorso ottobre, tra tensioni crescenti e la minaccia dell’opposizione di boicottare le urne. Infine a Capo Verde, uno dei paesi più stabili dell’Africa, esempio di una rara alternanza democratica nel continente, si elegge il nuovo parlamento. Dal 1975, anno dell’indipendenza dal Portogallo, la politica del piccolo arcipelago della costa occidentale è stata dominata dal Partito africano per l’indipendenza di Capo Verde (Paicv) e dal Movimento per la democrazia (Mfd).
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