Il governatore di Krasnojarsk, in Siberia, ha smentito le indicazioni rassicuranti dei giorni scorsi in merito alla fuoriuscita di diesel da una centrale.
Nonostante le rassicurazioni giunte dalle autorità della Russia, l’inquinamento prodotto a seguito dell’incidente occorso in una centrale termica nei pressi di Norilsk, in Siberia, continua a progredire. Secondo quanto riportato dalla stampa internazionale, infatti, la fuga di 20mila tonnellate di diesel non sarebbe stata ancora circoscritta. Al contrario, il carburante sarebbe penetrato nel lago Pjasino, come confermato dal governatore della regione di Krasnojarsk Alexander Uss parlando all’agenzia di stampa russa Interfax.
High concentrations of pollutants have been recorded in Lake Pyasino after a massive fuel spill in northern Siberiahttps://t.co/6yeDLNGTyp
Greenpeace: una catastrofe se il diesel ha raggiunto il lago Pjasino in Siberia
Secondo la stessa fonte, “è importante ora impedire che il diesel raggiunga il fiume omonimo, più a nord”. Martedì, il direttore di Greenpeace in Russia Vladimir Chuprov ha fatto sapere che gli attivisti dell’associazione non sono ancora riusciti ad accedere al sito. Ciò anche in funzione del confinamento in corso per via della pandemia di coronavirus.
Il militante ha tuttavia spiegato che “se il carburante ha raggiunto il lago, si tratta di una catastrofe”. E qualora arrivasse al mare di Kara sul quale affaccia la Siberia la situazione risulterebbe “nefasta”. Tuttavia, Greenpeace precisa di non aver ricevuto ancora informazioni precise a riguardo. Ciò che è chiaro, è che si tratta del peggior incidente legato agli idrocarburi mai occorso nell’area.
Per la prima volta due petroliere prive del doppio scafo di sicurezza hanno ottenuto il permesso di navigare lungo la rotta del mare del nord verso i porti della Cina orientale.
Violetta Ryabko, di Greenpeace Russia, spiega a LifeGate qual è la situazione in Siberia, dopo il disastro dovuto alla fuoriuscita di diesel a Norilsk.
Incidente in un sito di stoccaggio di carburante in Siberia. Le autorità russe hanno dichiarato lo stato d’emergenza a causa dell’inquinamento prodotto.
Almeno quattro persone sono morte durante gli scontri del 22 gennaio a Kiev, capitale dell’Ucraina, tra le forze dell’ordine e i cittadini che si oppongono al governo e al presidente Viktor Yanukovich. Le violenze sono scoppiate dopo il tentativo della polizia di sfondare le barricate e sgomberare l’accampamento principale dei manifestanti nel centro di Kiev.
Le autorità russe hanno accusato di pirateria i trenta attivisti di Greenpeace che il 18 settembre, dall’imbarcazione Arctic Sunrise, hanno cercato di salire a bordo della piattaforma petrolifera Prirazlomnaya di proprietà della Gazprom. Tra questi c’è anche un italiano: Cristian D’Alessandro. Tutti rischiano fino a 15 anni di reclusione. Il portavoce del Comitato russo per la sicurezza, Vladimir Markin, ha dichiarato