Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Siberia in fiamme, gli incendi minacciano la fauna
I roghi che stanno devastando l’Artico, oltre a provocare una catastrofe climatica planetaria, stanno uccidendo migliaia di animali, costringendo le specie più grandi ad avvicinarsi ai centri abitati.
Le foreste del Circolo polare artico stanno bruciando da settimane, ad un ritmo mai visto prima. Nella sola Siberia sono già bruciati tre milioni di ettari di foreste e le conseguenze avranno una portata planetaria, aggravando sensibilmente la già tragica crisi climatica. “Se la Siberia si surriscalderà al punto che il permafrost inizi a liberare metano, questo potrebbe essere il fattore capace di innescare un aumento globale della temperatura di 3-6°C, aumento che avrebbe sicuramente come conseguenza una estinzione di massa e la crisi della attuale civiltà”, ha scritto sulla pagina Facebook del suo blog il paleontologo italiano Andrea Cau.
Le aree colpite dagli incendi sono fortunatamente prive di insediamenti umani, ma sono tuttavia popolate da una grande varietà di specie animali, costrette ad assistere impotenti al proprio mondo che va a fuoco.
Massive wildlife tragedy as bears and foxes flee taiga, while smaller animals suffocate in smoke. Predators seek food in villages all around Siberia as climate expert warns of worse fires each year due to soaring rise in temperatures, 10C above average. https://t.co/xGVmCYcVI9 pic.twitter.com/KhtRIRsOID
— The Siberian Times (@siberian_times) 1. srpna 2019
Animali in fuga
I vertebrati più grandi, come orsi, cervi, lupi, cinghiali e volpi, fuggono dalla taiga in preda al panico, avvicinandosi ai villaggi in cerca di cibo e riparo. Molti residenti e volontari, toccati dal dramma degli abitanti dei boschi, stanno facendo il possibile per aiutarli. “Ieri, verso la fine della giornata dalla parte della foresta che è ancora in fiamme è uscito un orso – ha raccontato al Siberian Times Arkadij Fleishter, un abitante della zona di Ust’-Kutsk. – Era magro, la sua pelliccia era in parte bruciata. Ormai era stremato, si è avvicinato verso di noi facendo versi che lontanamente ricordavano un pianto. Non aveva paura di noi e non era aggressivo, stava chiedendo aiuto. Gli abbiamo dato acqua da bere, ha svuotato due bottiglie da due litri ciascuna. Di cibo avevamo con noi solo tre pacchetti di biscotti, glieli abbiamo dati tutti. Alcuni di noi, uomini che da una settimana cercano di fermare quel fuoco, che respirano il fumo, ormai sfiniti dalla fatica e dalla disperazione, guardavano quell’orso e piangevano come bambini. Alla fine lui è andato nella parte intatta della foresta e noi siamo rimasti lì, per qualche momento a guardarci, come se ci stessimo domandando come mai siamo arrivati a questo punto, a questa tragedia. Ho pensato “Quanti poveri animali sono morti tra le fiamme di questo maledetto incendio!”. Una mamma volpe è stata invece osservata portare i suoi piccoli fuori dal bosco e stabilirsi a ridosso di una strada nei pressi della miniera di Ichedinsky.
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Una trappola di fuoco
Le specie più minacciate dalle fiamme sono quelle più piccole, come ricci e topi, incapaci di coprire grandi distanze. Molti roditori cercano di sfuggire agli incendi rifugiandosi nelle cavità del terreno, ma potrebbero non riuscire ad evitare il fumo, finendo per morire soffocati. Anche gli animali con prole molto giovane sono particolarmente vulnerabili. Tra questi ci sono linci, volpi e lepri. Chissà se l’istinto materno ha prevalso su quello di autoconservazione, spingendo le madri, incapaci di spostare i propri piccoli, a morire arse vive insieme ai loro cuccioli, pur di non abbandonarli.
Non ostacolare gli animali
I predatori possono però rappresentare una minaccia potenziale per gli esseri umani e gli animali domestici. In Jacuzia alcuni giovani orsi bruni si sono riversati in uno dei remoti villaggi della regione russa, situata nella Siberia orientale, uccidendo diversi cani. “L’importante – ha avvertito Sergey Naidenko, biologo dell’Istituto Severtsov per l’ecologia e l’evoluzione – è non cercare di ostacolare gli animali. Gli animali selvatici in fuga non cercheranno conflitti con gli umani, tutto ciò che bisogna fare se uno o più di loro entrano nella propria proprietà recintata è aprire le porte e non spaventarli. Per quanto tutti noi vorremmo dare da mangiare agli animali selvatici, vorrei comunque mettere in guardia dal farlo”.
Un aiuto per la fauna
Mentre il presidente russo Vladimir Putin ha finalmente dato la disposizione al ministro della Difesa di utilizzare i mezzi e gli uomini dell’esercito per contrastare gli incendi, non è stato invece previsto alcun piano per aiutare gli animali selvatici. Per molti di loro, indeboliti, privati del loro habitat e delle risorse alimentari abituali, superare il prossimo inverno potrebbe essere impossibile. Per questo è stata lanciata una petizione, diretta al presidente russo e alle istituzioni deputate, che chiede l’adozione di alcune misure per cercare di sostenere la fauna in difficoltà. Tra le iniziative proposte ci sono la creazione di siti di alimentazione nelle foreste, in grado di fornire agli animali cibo aggiuntivo e dissuaderli da avvicinarsi troppo alle case, e il divieto di caccia nelle zone colpite dall’incendio e nei territori adiacenti fino alla fine del 2023, al fine di tentare di ripristinare le popolazioni animali. Al momento quantificare i danni alla fauna delle foreste siberiane è impossibile. Quel che è certo è che questi incendi, così lontani da noi e che ciononostante ci riguardano così da vicino, hanno provocato un numero incalcolabile di vittime animali.
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