Il superbonus è stato decisivo nel promuovere la riqualificazione degli edifici. Ma si è trattato di una spesa troppo alta a fronte di scarsi risultati.
Alessandro Sibille. Efficienza e risparmio energetico devono essere democratiche
L’architetto spiega come le tecnologie oggi disponibili possano e debbano diventare alla portata di tutti. Per portare il risparmio energetico dove più è necessario.
L’idea alla base di Biosphera 2.0, sta nel realizzare un comfort abitativo scollegato da elettricità e gas, ma a misura d’uomo. L’architetto Alessandro Sibille, promotore tecnico di Rockwool, è però convinto che queste tecnologie debbano essere alla portata di tutti, in particolare delle utenze più svantaggiate. Come confida durante l’intervista “La prossima Biosphera dovremmo farla in una casa popolare”.
Perché come Rockwool avete partecipato a questo progetto?
Come azienda abbiamo sempre puntato sull’efficienza energetica e creduto nel concetto di casa passiva, prima ancora ci fosse una spinta normativa. Infatti già nel 2005 abbiamo collaborato con l’architetto Maria Grazia Novo con la realizzazione della prima casa passiva in Italia, in provincia di Cuneo. Oggi siamo partner di Biosphera perché crediamo che il modello costruttivo debba diventare questo in assoluto. Non solo per gli appassionati, ma in generale nelle case normali, anzi in quelle più svantaggiate. Son quelle dove i consumi sono maggiori.
Infatti lei fa un paragone che spiega concetto.
Mi piace sempre fare l’esempio che il costo medio per il riscaldamento in un appartamento di 80 metri quadri, costruito negli anni ’60, in un tipico centro urbano, si aggira intorno ai 1000 euro. In una casa ad alta efficienza di 200 metri quadri, con tutti comfort, il costo annuo è sotto i 200 euro. Evidentemente i tempi di ritorno di tutto l’investimento sono molto più bassi di quanto si pensi.
Quali tecnologie avete utilizzato?
Tutto l’involucro è targato Rockwool. Ci sono almeno tre tecnologie. Per l’esterno ci sono i sistemi di facciata dove il materiale isolante è specifico per le facciate ventilate. Poi abbiamo un isolante interno e un cappotto classico. Oltre alla copertura, pensata in particolare per resistere ai carichi meccanici, come quelli dovuti alla presenza di neve.
Si tratta di materiali naturali?
Sì perché la struttura è in legno, mentre l’isolante è quasi completamente in materiale minerale, dato che la lana di roccia viene prodotta dal basalto. Il mercato confonde spesso “naturale” con “vegetale”. Ma anche la parte inorganica è naturale.
Cosa rappresenta quindi questo modulo abitativo?
Noi abbiamo investito molto in questo modulo perché pensiamo sia un fantastico ambasciatore per l’Italia del concetto di benessere ambientale. Chiunque entrerà lì dentro percepirà inizialmente una sensazione un po’ ovattata, di distacco verso l’esterno. Poi la sensazione sarà quella di comfort. Si tratta infatti di una casa viva e adatta a tutti.
Il concetto è proprio questo, ovvero utilizzare queste tecnologie per la riqualificazione dell’esistente.
Esattamente, è quello che auspichiamo. Il patrimonio italiano non può più aver bisogno di tutta questa energia, che ad oggi rappresenta il 40 per cento dei consumi.
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