Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Siccità record nel delta del Mekong, dichiarato lo stato d’emergenza
Dighe e cambiamenti climatici prosciugano il Mekong: così vanno in rovina migliaia di ettari di risaie e frutteti, con gravi conseguenze per la popolazione.
La siccità che sta flagellando il Vietnam da tempo, unita alla salinità eccezionale delle acque, sta mettendo in crisi l’equilibrio del delta del Mekong, dove vivono 17 milioni di persone. A tal punto da spingere cinque province a dichiarare formalmente lo stato di emergenza. In gioco c’è la salute di un ecosistema prezioso, ma anche la sussistenza della popolazione e la sicurezza alimentare, visto che la zona è nota come la “ciotola di riso” del paese asiatico.
Il precedente del 2016, con la siccità record dovuta a El Niño
Già nel 2016 si era assistito a qualcosa di molto simile, con l’ondata di siccità più grave dagli anni Venti. All’epoca il principale indiziato era El Niño, cioè il forte riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico che andava a colpire soprattutto le aree costiere. Ma diverse organizzazioni già puntavano il dito contro il boom delle dighe, iniziato in sordina negli anni Novanta e poi bruscamente accelerato a partire dal 2009.
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Quattro anni fa sono andati distrutti oltre 410mila ettari di coltivazioni (250mila di riso, 30mila di alberi da frutto e 130mila di altre colture). Ma tutto fa presagire che nel 2020 le conseguenze saranno ancora più gravi. La salinità eccezionale – pari a quattro grammi per litro – si estende nelle ramificazioni del Mekong per circa 110 chilometri, ben più di quelli che risultavano dai monitoraggi del 2016. Secondo il centro nazionale per le previsioni idrologiche e meteorologiche, citato dal China Morning Post, a breve bisogna attendersi un nuovo incremento, perché la portata del fiume è inferiore del 20 per cento rispetto ai livelli di quattro anni fa. Questo per diversi motivi: la scarsità di piogge, il crescente consumo dell’acqua degli affluenti e, appunto, le dighe in Laos, Cina e Thailandia che bloccano le acque a monte.
Nel delta del Mekong 33mila famiglie sono senza acqua potabile
A denunciare al South China Morning Post il pesantissimo impatto ambientale delle dighe è anche Nguyen Thien Phap, a capo del dipartimento provinciale per la gestione idrica della provincia di Tien Giang, particolarmente messa in crisi da quest’emergenza. Ad oggi, stando alle informazioni diffuse dalla tv nazionale vietnamita, nell’intero delta del Mekong sono stati danneggiati 33mila ettari di risaie e circa 70mila famiglie faticano a reperire acqua potabile. Purtroppo pare che sia soltanto un conto parziale. Il governo stima che nel corso di quest’anno la siccità e la salinità colpiranno 362mila ettari di risaie e 136mila ettari di frutteti nel delta del Mekong, mentre 120mila famiglie rischiano di soffrire la sete.
The severe drought in the #Mekong River Basin requires relevant countries to take drastic action to ensure the river’s #SustainableDevelopment. pic.twitter.com/IcUnjb8jjC
— Viet Nam Diplomacy (@MOFAVietNam) March 16, 2020
Bisogna ricordare che il riso è una fonte di sostentamento essenziale per la popolazione e uno dei motori dell’economia vietnamita. Con una quota pari all’8,7% del totale planetario e un valore degli scambi pari a 1,75 miliardi di dollari, il Vietnam ne è infatti il terzo esportatore globale, dopo India e Thailandia.
Foto in apertura © Linh Pham/Getty Images
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