Cop29

Siccità e alluvioni: il nord Italia sta diventando come l’Etiopia

Il nord Italia sta diventando come l’Etiopia, con periodi prolungati di siccità alternati ad alluvioni disastrose: è l’effetto colpo di frusta.

  • Lo studio delle università di Bristol e Cardiff per WaterAid mostra che il nord Italia sta diventando come l’Etiopia, con periodi prolungati di siccità alternati ad alluvioni disastrose.
  • Il trend globale è quello dell’inversione del rischio climatico: zone una volta aride sono colpite da molte piogge, e viceversa.
  • WaterAid chiede ai leader impegnati nella prossima Cop28 di impegnarsi in vere politiche di adattamento al clima.

Scappare dalla siccità del Corno d’Africa, per esempio dall’Etiopia, per arrivare magari tra mille difficoltà in Italia e ritrovarsi – che beffa – in una situazione più o meno analoga. È la storia che lascia immaginare lo studio effettuato da ricercatori britannici delle università di Bristol e Cardiff e pubblicato dalla ong WaterAid, che ha usato l’Italia come termine di paragone occidentale dei cambiamenti climatici che stanno colpendo diversi paesi del Sud del mondo, dall’Etiopia stessa al Pakistan, dal Ghana all’Uganda. Lo studio evidenzia come il riscaldamento globale stia alterando il regime delle precipitazioni in diverse aree del mondo, provocando un fenomeno che gli autori definiscono inversione del rischio climatico. E per quel che ci riguarda da vicino, la conclusione che è il nord Italia sta diventando come l’Etiopia: il nostro clima, soprattutto nel nord del Paese, si sta facendo sempre più arido e instabile. Proprio come quello del Corno d’Africa, che vive la quinta stagione consecutiva di piogge scarse e raccolti insufficienti.

Il nord Italia sta diventando come l’Etiopia

Lo studio suggerisce che, in pratica, le regioni che in passato erano soggette a frequenti siccità ora subiscono più spesso inondazioni, e viceversa. E tra le aree analizzate nello studio, il nord Italia e la regione meridionale di Shabelle, in Etiopia mostrano una tendenza simile: entrambe hanno visto raddoppiare il numero di periodi di siccità estrema dal 2000 a oggi, creando un clima sempre più arido e simile a quello del Corno d’Africa. Il fiume Shabelle, che è una fonte vitale per la Somalia, ha subito le peggiori condizioni di siccità della regione, e può essere considerato per sommi capi l’equivalente del Po, visto che il nord Italia ha registrato valori di precipitazione e di portata dei fiumi ben al di sotto della media storica, soprattutto negli ultimi due anni. In questo senso, il nord Italia sta diventando come l’Etiopia.

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L’Etiopia sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 40 anni © Jemal Countess/Getty Images

Tuttavia, la siccità in entrambe le regioni è interrotta da episodi di pioggia intensa e improvvisa, che causano inondazioni devastanti, frane e danni ingenti. Quest’estate per esempio la Lombardia è stata colpita da alluvioni eccezionali che hanno messo in ginocchio intere città e infrastrutture. Gli scienziati attribuiscono questo fenomeno all’aumento dell’evaporazione e della variabilità delle precipitazioni causato dal riscaldamento globale, che crea un effetto colpo di frusta sul clima.

Oltre a mettere in luce in maniera chiarissima il legame tra migrazioni e cambiamenti climatici, e a suggerire che presto potremmo ritrovarci noi nella scomoda veste di “migranti economici” se davvero il nord Italia sta diventando come l’Etiopia, WaterAid spiega che lo studio, pubblicato alla vigilia della conferenza sul clima Cop28 delle Nazioni Unite, ha lo scopo di sensibilizzare i leader mondiali sulla necessità di investire in sistemi idrici robusti e resilienti, in grado di far fronte agli estremi climatici. L’organizzazione non governativa che ha commissionato la ricerca, chiede inoltre che i programmi di adattamento al clima includano l’accesso all’acqua pulita, alla sanità e all’igiene, soprattutto nei paesi a basso e medio reddito, dove le comunità sono più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico.

Testimoni viventi dei cambiamenti

Lo studio si basa anche sulle testimonianze delle persone colpite dagli estremi climatici in diverse parti del mondo. In Pakistan, WaterAid ha parlato con Soni Bheel, una donna di 83 anni che ha visto il suo villaggio distrutto dalle inondazioni nel 2022. Soni ha raccontato che quando era bambina l’agricoltura locale prosperava e gli abitanti del villaggio godevano di buona salute, ma che il clima è cambiato drasticamente negli ultimi anni. “Il nostro villaggio è stato spazzato via dall’alluvione, ma ci ha insegnato una lezione fondamentale: dobbiamo costruire le nostre case su un terreno più elevato per proteggerle dalle future inondazioni. Ora stiamo elevando le nostre case con una piattaforma alta 2 piedi (poco più di mezzo metro, ndr)”.

In Uganda, invece, la regione orientale di Mbale sta vivendo condizioni molto più umide, che hanno causato inondazioni senza precedenti negli ultimi tre anni. WaterAid ha intervistato Okecho Opondo, un insegnante di scuola elementare in pensione, che ha affermato che il cambiamento delle condizioni meteorologiche sta causando enormi problemi. “Siamo nella confusione più totale. I mesi che prima erano piovosi ora sono secchi. Quando arrivano le piogge, possono essere brevi ma intense, e provocare inondazioni. In altre occasioni i periodi piovosi sono troppo lunghi, portando alla distruzione delle infrastrutture e al fallimento dei raccolti. E poi i periodi di siccità possono essere molto lunghi, portando ulteriormente al fallimento dei raccolti e alla fame”.

L'alluvione in Emilia-Romagna ha messo a nudo la cattiva gestione del territori
L’alluvione dello scorso maggio in Emilia-Romagna © Michele Lapini

Gli autori dello studio sottolineano che il collasso climatico non sta portando a un cambiamento monolitico, ma a una maggiore variabilità e imprevedibilità degli eventi meteorologici. Fattori che, secondo Katerina Michaelides, professoressa di idrologia delle zone aride presso il Cabot institute for the environment dell’Università di Bristol e coautrice principale della ricerca, “devono essere considerati per supportare l’adattamento climatico per la vita e il sostentamento degli esseri umani in tutto il mondo”.

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