La Sicilia ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio a causa della siccità.
La Regione ha creato una task force con l’obiettivo di fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole, garantendo sufficienti volumi d’acqua.
L’isola, secondo lo European drought observatory di Copernicus, fa parte dell’1,2 per cento di territorio europeo dove l’emergenza siccità è conclamata.
La Sicilia è ufficialmente a secco. Lo scorso venerdì 9 febbraio, la Regione isolana ha dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio a causa della siccità che sta affliggendo il proprio territorio, accogliendo la richiesta fatta dall’assessore all’Agricoltura, Luca Sammartino. Il tutto nel mese di febbraio, statisticamente uno dei più freddi e piovosi dell’anno per il clima mediterraneo.
Siccità in Sicilia, creata task force contro l'emergenza idrica sull'isola https://t.co/A9lFnSWUvO
Nonostante la stagione invernale, infatti, la Sicilia sconta già una forte carenza di risorse idriche, un problema che sta diventando inverno dopo inverno più grave come esemplificato dalla crisi d’acqua del fiume Alcantara, un tempo noto per le sue gole tumultuose. Questa situazione sta danneggiando gravemente gli agricoltori e gli allevatori, che sono già stati colpiti dalle conseguenze dei fenomeni atmosferici anomali durante tutto il 2023, esacerbando tra l’altro le proteste in corso in tutta Europa. L’allevamento degli animali è uno dei settori più colpiti, a causa dell’assenza di foraggio verde e della mancanza di scorte di fieno danneggiate dalle precipitazioni insolitamente scarse registrate a partire dal maggio dello scorso anno fino a oggi.
La siccità in Sicilia non risparmia neanche d’inverno
Il governo regionale della Sicilia ha incaricato una unità di crisi, istituita di recente e ora integrata dai dirigenti dei dipartimenti Bilancio e Programmazione, di individuare possibili interventi strutturali da eseguire con urgenza. L’obiettivo è fronteggiare la carenza idrica, salvaguardare gli allevamenti zootecnici e le produzioni delle aziende agricole, garantendo sufficienti volumi d’acqua. L’assessore Sammartino ha sottolineato “l’importanza di mettere a punto tutti gli interventi necessari per sostenere e salvaguardare il comparto agricolo e zootecnico e i prodotti della terra siciliana”.
La situazione meteorologica degli ultimi mesi ha comportato una notevole diminuzione dei volumi d’acqua negli invasi, impedendo una regolare irrigazione dei terreni per sostituire la mancanza delle piogge. Secondo l’Osservatorio sulle risorse idriche di Anbi, l’Associazione dei consorzi di gestione e tutela del territorio e delle acque Irrigue, in Sicilia, la seconda metà del 2023 è stata la più arida da oltre un secolo: da settembre a dicembre, l’ammanco complessivo è di circa 220 millimetri di pioggia, mentre il solo ultimo mese dell’anno ha registrato deficit di precipitazioni fino al 96 per cento su alcune località tra le province di Enna (-81,5 per cento mediamente sull’intera provincia) e Catania (-80 per cento in media).
Se l’annuale bilancio regionale non risulta altrettanto drammatico (circa 160 millimetri in meno rispetto alla media) lo si deve quasi esclusivamente agli eventi estremi, che hanno colpito l’isola nella prima metà del 2023, tra cui il medicane della prima decade di febbraio sulla Sicilia orientale. Secondo Anbi la condizione degli invasi siciliani, la cui capacità è limitata dal sedime accumulato sui fondali e che si stima occupi fino al 40 per cento della capacità totale di stoccaggio, non consente più di assolvere pienamente, né alla loro funzione calmieratrice delle piene, né tantomeno a quella di riserva di acqua. Insomma, “si stanno delineando le condizioni per un’altra estate d’emergenza idrica con gravi ripercussioni soprattutto per l’economia agricola” commenta un preoccupato Francesco Vincenzi, che dell’Anbi è presidente.
La Sicilia è l'unica parte d'Europa in zona rossa per stress idrico, insieme all'Andalusia. La stessa siccità che si ritrova in Marocco e Algeria. Oggi la Regione chiederà lo stato di emergenza, come l'inverno scorso, e quello precedente ancora e quello prima anche. #droughtpic.twitter.com/JnQoOpnHtu
Di recente lo European drought observatory di Copernicus ha riconosciuto come come il 16,1 per cento dell’Europa sia ormai minacciato da grave siccità, ma soprattutto l’1,2 per cento sia già in allarme conclamato: le spagnole Murcia, Regione Valenciana, Maiorca, oltre alla Sicilia. “Condividiamo la dichiarazione dello stato di calamità da parte del governo regionale, ma la Regione Siciliana coinvolga nell’Unità di crisi anche le associazioni di categoria che rappresentano le imprese dell’agroalimentare” ha chiesto tramite il coordinatore regionale Tindaro Germanelli la Confederazione nazionale agricoltori: “anche queste aziende stanno vivendo un periodo drammatico a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, dovuto anche alla siccità e all’aumento del costo dell’energia. È necessario affrontare la questione con una strategia sistemica”. In assenza della quale moltissimi degli attuali nodi, da siccità a eventi estremi, passando per le proteste degli agricoltori, continueranno a creare una matassa indistricabile.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.