La mancanza di precipitazioni che sta affliggendo da mesi l’Europa occidentale sta provocando anche un netto calo del livello dei fiumi navigabili. In particolare il Reno, che costituisce un nodo essenziale del trasporto merci interno al Vecchio Continente, dal momento che attraversa le principali zone industriali di Germania e Svizzera su ben 1.300 chilometri. Ma anche il Danubio si trova nelle stesse condizioni.
Dal calo della navigazione dei grandi fiumi danni per miliardi di euro
Il danno che si stima possa essere arrecato alle economie locali è superiore ai 5 miliardi di euro, secondo quanto indicato da un’inchiesta di Bloomberg. L’agenzia di stampa sottolinea infatti come le difficoltà di navigazione dei grandi fiumi europei possano comportare seri problemi di approvvigionamento di materie prime nel Vecchio Continente.
Basti pensare che, secondo i dati di Eurostat, i fiumi garantiscono una movimentazione di merci pari a una tonnellata all’anno per ciascun residente dell’Unione europea. Per un valore in termini economici pari a 77 miliardi di euro. Il Reno, d’altra parte, termina la sua corsa nel mare del Nord, al porto olandese di Rotterdam: uno scalo fondamentale per i trasporti dell’intero continente.
La siccità mette a rischio anche la produzione di energia elettrica
Un consulente specializzato ha spiegato a Bloomberg che “la capacità di navigazione interna sarà fortemente limitata finché non ci saranno abbastanza piogge nella regione”. Il che rischia di comportare problemi anche per la produzione di energia, dalla Germania alla Francia: la prima trasporta via fiume parte del combustibile che utilizza per alimentare le proprie centrali, mentre la seconda usa i corsi d’acqua per raffreddare i reattori nucleari.
Droughts and fires are the most visible effects of climate change in Europe.
The water level of the Rhine River in 🇳🇱 Dutch territory is close to its lowest point.
With #EUGreenDeal, we are tackling the problem at its root.
— European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) August 8, 2022
Si tratta di un problema legato strettamente ai cambiamenti climatici, ma non unicamente all’attuale estate calda e secca. A pesare infatti è la siccità che è sopraggiunta in numerose aree già da mesi e ha provocato una mancanza di neve. I fiumi europei sono principalmente alimentati dai ghiacciai alpini: la situazione, dunque, è figlia di condizioni meteorologiche che perdurano da tempo ormai. E il problema non farà che aggravarsi nei prossimi anni, proprio a causa del riscaldamento globale.
Dighe e cambiamenti climatici prosciugano il Mekong: così vanno in rovina migliaia di ettari di risaie e frutteti, con gravi conseguenze per la popolazione.
Gli agenti atmosferici, l’estrema siccità e l’assenza di manutenzione stanno irrimediabilmente deteriorando la città di Ur, una delle più antiche e importanti eredità sumeriche, nell’odierno Iraq meridionale.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Po, Ticino, ma anche i grandi laghi del Nord registrano livelli d’acqua preoccupanti. Gli eventi estremi aumentano di frequenza e intensità, segno che i cambiamenti climatici sono già in atto.