All’avvicinarsi della stagione calda, la siccità nella West Coast fa già temere gli incendi. I dati in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione e la siccità.
La siccità nella West Coast degli Stati Uniti non è certo una novità. I deserti del Nevada e della California sono popolari destinazioni turistiche, con le loro sterminate distese di terra bruciata dal sole e le loro temperature talvolta insopportabili. I cambiamenti climatici, però, stanno spingendo questa situazione alle sue estreme conseguenze; e ciò non riguarda solo pochi sparuti territori, bensì gli Stati Uniti nel loro insieme. Lo dimostrano i dati dell’Us Drought monitor, il servizio federale che monitora la siccità. Meritano di essere osservati con un’attenzione particolare proprio il 17 giugno, Giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione e la siccità.
Nella West Coast la stagione secca è già iniziata. Si temono gli incendi
Nell’arco degli ultimi decenni il Southwest è stato quasi sempre nella morsa della siccità, fatta eccezione per qualche anno insolitamente piovoso. California e Nevada, da parte loro, hanno vissuto annate particolarmente siccitose tra il 2012 e il 2016. Quest’anno in California i livelli dei bacini idrici sono vicini ai minimi storici, il manto nevoso montano è in gran parte scomparso e sono già entrate in vigore le prime restrizioni al consumo di acqua di rubinetto; perché ricomincino le precipitazioni più consistenti bisognerà attendere almeno fino a ottobre.
In questa mappa interattiva – basata su immagini dell’istituto US Drought monitor – si può verificare quanto sia aumentata la porzione di territorio americano soggetto a gravi episodi di siccità. Il confronto è tra i mesi di giugno del 2001 (sulla destra) e del 2021 (sulla sinistra). Le aree maggiormente colpite dal fenomeno sono quelle colorate di rosso scuro.
I torridi mesi estivi devono ancora arrivare ma già si intravede il rischio incendi in California, sottolinea il New York Times. Questo all’indomani della stagione del 2020, la più devastante che storia ricordi, con quasi 18mila chilometri quadrati in fiamme e pesantissime conseguenze sanitarie sulla popolazione.
17 giugno, Giornata mondiale contro la desertificazione
“Ripristino. Territorio. Recupero. Ricostruiamo meglio con un terreno sano”. È questo il tema che la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (Unccd) ha scelto per l’edizione 2021 della Giornata mondiale per la lotta contro la desertificazione e la siccità, che cade il 17 giugno come ogni anno.
Ora che siamo tutti impegnati per una ripresa verde dopo la pandemia da Covid-19, sottolinea una nota dell’Unccd, il ripristino degli ecosistemideve diventare la nostra priorità. Riportare in salute i territori danneggiati dall’incuria umana è la chiave per raggiungere innumerevoli obiettivi: garantisce la sicurezza alimentare, rimuove gas serra dall’atmosfera rallentando i cambiamenti climatici, permette alla biodiversità di prosperare, crea posti di lavoro e – di conseguenza – un sistema economico più resiliente. Non a caso, è il tema del decennio Onu 2021-2030.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.