Il progetto di Simbiosi punta all’emulazione della natura con smart land e connessione coi territori: nessuno spreco e rispetto della tassonomia europea.
Territori intelligenti, connessi, risorse in grado di autogenerarsi e rigenerarsi, in sinergia tra i player (siano essi aziende, fabbriche, utilities, centri logistici e aggregati urbani). Simbioticamente, proprio come la natura. La visione incarnata dal progetto di Simbiosi, la società fondata da Piero Manzoni con l’idea chiara di produrre letteralmente ambiente, se fosse una filosofia sarebbe una platonica mimesi, l’imitazione della vita reale. Dal momento che parliamo di scienza, e di tecnologia, qui il termine adatto è nature-based solutions: trovare soluzioni basate sulla natura. Soluzioni che hanno dei nomi propri e che Simbiosi, che si occupa di sviluppare tecnologie, soluzioni e brevetti per il risparmio di risorse naturali ed energetiche nella filiera dell’agrifood, aggregandole in prodotti territoriali, ha definito chiaramente.
Le soluzioni integrate nelle smart land
Le smart land, tanto per cominciare: rappresentano l’epicentro di un cambiamento profondo, in cui la sostenibilità, l’innovazione e la coesione territoriale convergono per plasmare un futuro più luminoso per il nostro pianeta, salvandolo magari dai foschi presagi dei nostri tempi.
Parliamo di distretti di soluzioni integrate che rispondono a problematiche di sostenibilità, come l’approvvigionamento energetico, lo smaltimento della CO2 e dei rifiuti, la raccolta e il riutilizzo delle acque, il recupero di materiali dagli scarti e la rigenerazione della biodiversità. La visione di Simbiosi, puntando su queste vere e proprie comunità sostenibili e rinnovabili e incentivando le connessioni tra territori, si presenta come un catalizzatore per creare un mondo più sostenibile e rispondere agli obiettivi della tassonomia europea per gli investimenti sostenibili. Come funzionano ce lo spiega direttamente Piero Manzoni:
“La connessione delle attività umane al territorio, attraverso la tecnologia e l’innovazione, è un concetto chiave nell’ambito dell’economia e dello sviluppo sostenibile, per riuscire effettivamente a ricreare territori dove gli sprechi siano azzerati, dove le risorse siano salvaguardate, dove il climate change sia ostacolato: attraverso vere e proprie smart land.
Per realizzarla, Simbiosi lavora verticalmente in primis sui distretti industriali, trasformandoli in centri con minori sprechi di risorse naturali (acqua, suolo, energia, materiali), con minori emissioni, assorbimento e stoccaggio di CO2 e produzione di energie rinnovabili innovative ed efficienti. Il territorio può amplificare, per le attività umane di qualsiasi tipo, le performance nel risparmio di risorse, di produzione di energia rinnovabile, di recupero della risorsa idrica e di materiali. Può, allo stesso tempo, aumentare la produttività valorizzando le attività umane rendendole più redditizie. Può diventare un attivatore di sostenibilità.”
L’implementazione di questo modello nasce da un esperimento di rigenerazione territoriale, già realizzato, che ha portato inizialmente la società di Giussago, in provincia di Pavia, a piantare oltre due milioni di piante, a recuperare antiche tecniche di gestione idrica e a favorire la coabitazione di animali selvatici in un’area di 500 ettari. Dopo questo primo passo la società ha cominciato a implementare su quel territorio, che oggi si è esteso a circa 1.400 ettari, le cosiddette nature-based solutions: soluzioni che fanno leva per risparmiare risorse sull’intelligenza e sull’esperienza della natura per riequilibrare ogni sistema naturale. Lì Simbiosi, in tempo ancora successivo, comincia a sviluppare e a inserire tecnologie brevettate proprie, avvalendosi delle potenzialità delle tecnologie digitali e della propria ricerca e sviluppo, per migliorare la qualità dei servizi e delle infrastrutture. E va molto oltre, generando nuovi modelli di economia circolare e aumentando il valore aggiunto per il territorio e le imprese, partecipando alla realizzazione di altri esempi di smart land. Alla fine, giunge alla totale compenetrazione col territorio delle aziende operanti su di esso. Un modello esteso, in altri esempi e altri casi, ad aziende farmaceutiche, cosmetiche, della distribuzione, delle costruzioni, utilities e aggregati urbani. In sintesi, la società ha applicato il suo approccio a vari contesti, dimostrando quanto sia scalabile e spendibile universalmente.
Un approccio che riflette una serie di vantaggi che abbracciano sia l’ambito ambientale sia quello economico e sociale. Un approccio che si pone come promotore della sostenibilità, utilizzando in modo efficiente e intelligente le risorse naturali ed energetiche, promuovendo la circolarità e recuperando materiali, riducendo così l’impatto ambientale e contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici e alla salvaguardia della biodiversità.
L’interconnessione dei territori
Ma l’essenza di Simbiosi va oltre: promuovere la coesione, coinvolgendo attivamente tutte le parti interessate del territorio, dalle istituzioni alle imprese, dalle associazioni ai cittadini. Tale connessione favorisce la diffusione della conoscenza, stimola la creatività e la libertà di movimento, e migliora della vita dei cittadini.
Una delle chiavi del successo di Simbiosi è infatti la competitività che offre al territorio. Incrementa la sua attrattività, rendendolo più produttivo, dinamico e resiliente. Al contempo, favorisce la creazione di posti di lavoro, l’inclusione sociale, la valorizzazione del paesaggio e la soddisfazione dei cittadini. Cittadini nel significato più esteso, ma anche in quello più ristretto di “abitanti della città”. Simbiosi si pone infatti anche l’arduo obiettivo di dimostrare come le grandi città possano affrontare la crisi climatica e diffondere un progetto unico di sostenibilità, ad esempio attraverso i legami con le aree periurbane. La connessione di Simbiosi con i territori si traduce in una rete collaborativa tra diverse realtà locali che lavorano per la sostenibilità, l’innovazione e la valorizzazione delle risorse naturali: un faro e un elemento catalizzatore per imprese, istituzioni, associazioni e cittadini che desiderano contribuire a migliorare la qualità della vita e dell’ambiente nelle loro aree di attività.
Tutto questo applicando nelle aree umide nature-based solutions e tecnologie per il recupero delle acque e per l’estrazione di materiali dagli scarti. Ad esempio combinando sistemi di barriere ambientali a sistemi di valorizzazione del contenuto termico delle acque (sia quelle di scarto che quelle utilizzate per scopi irrigui). E, ancora, utilizzando satelliti e blockchain per ottimizzare le prestazioni energetiche, assorbire e stoccare la CO2, tutelando la fertilità dei terreni che si arricchiscono di sostanza organica, favorendo lo sviluppo della biodiversità. Tutto questo agevola il risparmio di risorse per i cittadini, con la creazione di polmoni verdi rigenerati per il migliore sviluppo congiunto.
Nel solco della tassonomia europea
Proprio per questo l’approccio di Simbiosi, tra le altre cose, risponde più che positivamente agli obiettivi della tassonomia europea per gli investimenti sostenibili. Utilizza le risorse in modo efficiente e riduce l’impatto ambientale, sfruttando le potenzialità delle tecnologie digitali per migliorare i servizi e coinvolgendo attivamente tutte le parti interessate del territorio; offre opportunità significative per attrarre investimenti sostenibili, accedere a fondi europei per la transizione ecologica e digitale; consente alle aziende di dimostrare in modo trasparente e credibile il proprio impegno per lo sviluppo sostenibile, evitando le trappole del greenwashing.
“Il modello di Simbiosi è in grado di perseguire contemporaneamente tutti e sei gli obiettivi ambientali fissati dalla tassonomia europea, con un approccio olistico, trasformando in questo modo le iniziative dall’essere semplicemente eco-compatibili (laddove per eco-compatibili si intende, tra le altre cose, il contribuire positivamente ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali e non produrre impatti negativi su nessun altro obiettivo) a essere effettivamente sostenibili nel tempo, congiungendo e collegando tra loro le attività e i processi produttivi con le comunità e i territori che le ospitano, attraverso principi di economia e agricoltura rigenerativa”, conferma Piero Manzoni.
Parliamo, di fatto, dell’esempio tangibile di come l’integrazione tra attività antropiche, tecnologie, natura, innovazione possa creare smart land attraverso la connessione con i territori, punti focali per un futuro sostenibile che risponde alle esigenze della nostra società e del nostro pianeta.
Per saperne di più: l’importanza delle aree umide
Tra le nature-based solutions che Simbiosi utilizza per creare una smart land, le zone umide rivestono un ruolo fondamentale. Tali ecosistemi di origine naturale o artificiale, temporaneamente o perennemente allagati, sono molto importanti per la vita sulla Terra. Di loro si parla spesso, nel dibattito tutto italiano sul dissesto idrogeologico, quando geologi e ingegneri ambientali propongono la creazione di casse di espansione lungo i fiumi, al fine di evitare i danni causati dalle esondazioni.
In realtà le aree umide sono molto di più: forniscono habitat per la fauna selvatica, proteggono dall’inquinamento, catturano la CO2 e offrono servizi ecosistemici di grande valore, in primis quello di migliorare la gestione dell’acqua per il territorio, le persone e per le attività umane che lo abitano. Sono quindi cruciali per il progetto Simbiosi perché contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici, a fornire acqua e habitat specifici per molte specie animali e vegetali, a regolare il ciclo dell’acqua e a purificarla, ma anche a offrire opportunità di sviluppo economico, sociale e culturale. Il progetto Simbiosi dimostra come sia possibile creare una smart land che integri le zone umide con le attività umane, in un’ottica di sostenibilità e innovazione.
Le zone umide, comprese quelle forestali, agiscono come filtri del sistema naturale, combattono l'inquinamento, assorbono la CO2, rimuovono i nutrienti in eccesso e assicurano acqua potabile per le comunità circostanti #GenerationRestoration#ForWetlands#wetland#FSCpic.twitter.com/rhmce2p8EO
Piero Manzoni fa però una sottolineatura importante, che riguarda la necessità di una adeguata conservazione di queste aree. Per perseguirla, dice “elemento fondamentale è innanzitutto la conoscenza della loro distribuzione, del loro stato di salute e della presenza di attività antropiche in grado di minacciare questi ecosistemi acquatici, così da prevenire e mitigare gli effetti dannosi per le specie e gli habitat. In questi contesti non solo è importante incentivare l’adozione di pratiche agricole responsabili che minimizzino l’impatto sulle zone umide, ma anche aderire a progetti per il ripristino del loro stato di salute e alla realizzazione di nuove aree umide, come quelli previsti dai Piani di sviluppo rurale regionali che consentono ad aziende agricole di trasformare parte del proprio territorio in un serbatoio di acqua, paesaggio e biodiversità, offrendo opportunità per un turismo ecologico e portando benefici economici e spazi ricreativi per le comunità locali”.
Secondo il Ceo di Simbiosi, infatti, “il coinvolgimento delle comunità locali nella fruizione delle zone umide può aiutare a comprendere meglio il valore ecologico e accrescere il senso di responsabilità verso questi ecosistemi, monitorando lo stato di salute per poter rafforzare e incentivare interventi di conservazione”.
Climalt è un corso online gratuito sui cambiamenti climatici per i giovani dell’Unione Europea dai 18 ai 30 anni proposto da cinque organizzazioni e co-finanziato dal Programma Erasmus+. Le selezioni per partecipare al corso sono aperte fino al 7 novembre.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Kanèsis, startup siciliana promotrice dell’economia circolare, inventa una bioplastica nata dall’unione degli scarti vegetali, tra cui la canapa, più resistente e più leggera.