Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
L’importante non è solo preparare un buon caffè, ma servire un caffè che venga ricordato
Simone Menga, direttore di DoubleTree by Hilton Rome Monti, racconta a LifeGate perché ha aderito al progetto Coffee Defenders di Lavazza.
Qualche giorno fa, noi di LifeGate ci trovavamo al Mit – Food & Coffee Brewery, la caffetteria di DoubleTree by Hilton Rome Monti, hotel di recente apertura a Roma e gestito da HNH Hospitality. Seduti al bancone del bar, tra un cookie e un caffè, ci siamo fatti raccontare dal direttore, Simone Menga, le motivazioni dell’adesione al progetto Coffee Defenders di Lavazza e le scelte di sostenibilità che riguardano l’albergo. Un felice connubio tra le due realtà, che ha fatto sì che, per la caffetteria dell’hotel aperta al pubblico in piazza dell’Esquilino, si sia scelto di somministrare due miscele La Reserva de ¡Tierra!
Quando Simone racconta le caratteristiche del “suo” hotel, ha gli occhi che gli brillano. Anche se il nuovo albergo – una vera e propria oasi di eleganza nel cuore della Capitale – è aperto da soli tre mesi, il progetto è partito due anni fa. Fermamente convinto – come Hilton e la stessa HNH Hospitality, del resto – che la ricettività oggi non possa prescindere dalla sostenibilità, il direttore ha voluto fortemente che tutti i partner e i fornitori rispettassero elevati standard di qualità e sostenibilità, oltre ai propri valori.
Quali sono i valori che accomunano il progetto Coffee Defenders di Lavazza e DoubleTree by Hilton Rome Monti?
Di sicuro i valori che ci accomunano sono due e riguardano da un lato la qualità dei prodotti e dei servizi offerti, dall’altro la sostenibilità. In questo, noi e Lavazza ci siamo proprio “trovati”. Abbiamo sposato il progetto Coffee Defenders per coerenza di valori e perché consente di servire miscele di caffè sostenibili che allo stesso tempo sono di elevata qualità.
Per quel che ci riguarda, le attività sostenibili su cui ormai da tempo si concentra il brand Hilton e quindi il nostro hotel sono diverse. Si è iniziato con l’eliminazione delle cannucce di plastica e con le tazzine in carta riciclata messe a disposizione nelle camere dei clienti. Oggi le stanze e le sales meeting prevedono un sistema domotico che evita sprechi di elettricità. Dal 2022, tra l’altro, utilizzeremo esclusivamente energia proveniente da fonti rinnovabili.
Quanto è per voi importante la sostenibilità e avere un’offerta distintiva e qualitativamente elevata per la vostra clientela?
Per noi sono aspetti fondamentali, non ci sono compromessi. I prodotti che serviamo devono essere buoni, devono far stare bene e devono essere di alta qualità, oltre che sostenibili. Questo è il motivo principale per cui abbiamo voluto che Lavazza fosse nostro partner; ma non solo, anche il servizio di formazione al nostro personale ha contribuito positivamente alla scelta. Per noi l’importante non è solo “preparare un buon caffè”, ma servire un caffè che venga ricordato. Per fare questo, è necessario formare tutto il team: devono conoscere e comprendere la storia e il territorio di provenienza delle materie prime, il livello di macinatura del caffè, oltre che sapere come realizzare le attività più pratiche di pulizia della macchina. Avevamo bisogno di questo per l’hotel. E ho trovato questo servizio in Lavazza.
A proposito di miscele, sappiamo che ne avete in somministrazione due La Reserva de ¡Tierra!, ovvero Brasile e Colombia. A cosa è dovuta la scelta?
Lavazza La Reserva de ¡Tierra! Brasile è una miscela per somministrazione espresso, mentre Colombia è una miscela utilizzata per le slow preparations, in particolare V60, chemex, cold brew e moka. Entrambe sono comunque unite da uno stesso filo conduttore, che ancora una volta è l’elevata qualità che incontra la sostenibilità.
Come ha risposto la clientela a questa selezione di qualità e alla proposta delle slow preparations?
La nostra clientela è molto attenta agli aspetti legati alla sostenibilità, sotto tutti i punti di vista. Il riscontro è davvero molto positivo, le persone ritengono che la scelta di Lavazza e che l’adesione al progetto Coffee Defenders siano coerenti con le nostre attività e con il nostro messaggio. Il fatto di poter offrire preparazioni differenti, inoltre, ci consente sia di soddisfare la clientela internazionale, che è ormai da tempo abituata agli slow coffee, sia di distinguere ed elevare l’offerta, fornendo alle persone più curiose ed esigenti un’alternativa “al solito caffè”. Ogni volta che abbiamo consigliato una slow preparation, i clienti si sono dimostrati molto soddisfatti.
Insomma: il rituale del caffè è cambiato?
Se parliamo di “rituale del caffè”, non posso dire che sia cambiato: l’espresso o il cappuccino accompagnati dal cornetto, almeno qui in Italia, saranno sempre insostituibili. Anzi, a mio avviso non è un rituale che deve cambiare, fa parte di noi. Quello che abbiamo fatto al DoubleTree by Hilton Rome Monti è stato provare a far conoscere un mondo legato al caffè finora poco esplorato in Italia. Partendo dal classico espresso, abbiamo quindi costruito un percorso che arriva alle slow preparations. Grazie alla formazione Lavazza, il nostro team è invogliato a raccontare le caratteristiche delle diverse miscele, i loro luoghi di provenienza, le storie delle comunità che le hanno prodotte. È proprio la storia di queste miscele che dà un valore aggiunto al caffè servito in tazzina. I materiali che ci sono stati forniti e che si vedono in caffetteria ci aiutano a trasmettere queste storie e questi messaggi, che stanno trovando terreno fertile tra la clientela: ci siamo accorti che, rispetto al passato, esistono davvero molti più “coffee lovers”, persone che si intendono di caffè e amano degustarlo e conoscerlo, come molti amano conoscere e degustare i vini. Prestano attenzione al gusto e alla provenienza. Insomma, sono appassionati: proprio come noi.
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