Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
In Provenza il sindaco agricoltore che vuole creare un distretto biologico
Tra vigneti e campi di lavanda, Eric Garcin ha deciso di preservare il lavoro dei propri concittadini puntando sulle coltivazioni biologiche. “Qui in Provenza abbiamo rispetto del lavoro, della gente e della natura”.
Moulin Saint Vincent è l’ultima distilleria di oli essenziali della regione. Qui Eric Garcin, insieme alla moglie, coltiva da decenni lavanda, rosmarino, olivi e fieno nelle campagne sconfinate del dipartimento delle Bocche del Rodano (Bouche-du-Rhone), nella Provenza meridionale. Lo incontriamo mentre torna dai campi. Alto, sorridente, le grandi mani di chi lavora la terra da decenni. “Come avete visto qui non ci sono fabbriche, centri commerciali, artigianato. Nulla. Ma solo agricoltura”, spiega accogliendoci per mostrarci la tenuta e la distilleria.
Diventato sindaco all’ultima tornata elettorale della cittadina di Jouques, un villaggio di 4.500 abitanti a circa 25 chilometri da Aix-en-Provence, ha un’idea ben precisa di come amministrare questo territorio a forte vocazione agricola: “Vogliamo promuovere il territorio, per questo lavoro a stretto contatto con gli agricoltori e gli allevatori della zona”.
Indicativo è uno dei primi decreti promulgati che andava a cancellare una legge che vietava ai pastori di pecore di accedere ai prati del paese, compresi quelli del sindaco, in vigore dal 2017. Dopo aver raccolto 1.200 firme dai residenti della zona, il decreto è stato abrogato, permettendo di fatto il ritorno della mandrie sul territorio, presenza che aiuta anche a mantenere lo sfalcio dei prati incolti e ai pastori di muoversi agevolmente con le proprie greggi.
Il legame col territorio e la vocazione al biologico
“Vorrei farlo diventare un distretto slow food”, spiega Garcin mentre mostra i grandi bollitori dove estrae gli oli essenziali di lavanda e rosmarino. Certo la Provenza è conosciuta nel mondo per le distese infinite di lavanda e per le sue fioriture, ma qui si coltiva anche la vite e l’olivo, oltre ai vari allevamenti estensivi presenti nella valle.
Attualmente l’intero territorio sta vivendo una transizione agricola che punta ad una trasformazione dei metodi di produzione puntando sulla conversione al biologico e all’agroecologia. “Vivo con profondo rispetto del lavoro, della gente e della natura. È un’immersione totale nell’ambiente”, continua il sindaco che possiede circa 130 ettari coltivati a lavanda, rosmarino e fieno.
La cooperativa da lui gestita riunisce circa una trentina di contadini di cui 20 sono certificati a coltivazione biologica. “Perché il bio? Ho lavorato con la chimica per 20 anni, e ho preso coscienza lavorando con la terra. Ora mi impegno in questo cambiamento perché mi rendo conto della differenza. Guadagno meglio rispetto a prima, la produzione aumenta. Ma non è il guadagno che mi spinge, ma perché si sta meglio, fisicamente e psicologicamente”. La domanda di lavanda ed altri oli essenziali certificati biologici è infatti in crescita “e qui siamo gli unici a farlo”.
Le terre di Cézanne e Picasso della Provenza
Poco a sud di Jouques, guardando al Mediterraneo e a Marsiglia, sorge il massiccio di Sainte Victoire, la montagna cara a Paul Cézanne che l’ha immortalata in numerosi dipinti. In quest’area si trova anche lo Château de Vauvenargues, tra le dimore scelte da Picasso per isolarsi in questi paesaggi ricchi di natura e colori. La terra rossa, i prati misti che ospitano numerose specie di orchidee protette, e i famosi cipressi che spesso si ritrovano nei ritratti dell’impressionista Cézanne, nato proprio a Aix-en-Provence, fanno da cornice a quest’area unica nel Mediterraneo.
Quello delle Bocche del Rodano è infatti un territorio che ospita ben 137 aree protette, che vanno dalle prealpi francesi fino al mar Mediterraneo, con un tasso di spazi naturali del 75 per cento. Un territorio che ha fatto della protezione della biodiversità la propria vocazione. Qui ad esempio, fin dagli anni ’60 del secolo scorso, per le nuove costruzioni è necessario pagare una tassa all’amministrazione pubblica che sarà impiegata per acquistare nuovi terreni che diverranno demaniali e vere e proprie aree protette, aumentando di fatto la naturalità del territorio.
Un legame profondo col territorio, che fa scoprire una Provenza lontana dalle rotte turistiche più famose e battute, e dalle colline dei vip protette e inaccessibili. Una Provenza lenta, legata al ritmo delle stagioni, alla terra rossa e ai suoi frutti.
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