Non c’è pace per la Siria. Bloccati gli aiuti umanitari delle Nazioni Unite

Veto di Russia e Cina al prolungamento del programma di aiuti umanitari per la provincia di Idleb, in Siria. Insorgono le organizzazioni non governative.

La Russia e la Cina hanno posto il veto ad una proposta di risoluzione delle Nazioni Unite che avrebbe consentito di prolungare di un anno gli aiuti umanitari transfrontalieri a favore della popolazione della Siria. Si tratta di un programma che consente di raggiungere quattro milioni di persone nella nazione mediorientale. Per questa ragione, le organizzazioni non governative hanno gridato allo scandalo e lanciato un allarme sulle conseguenze per la popolazione.

Decine di migliaia di civili in fuga dalla provincia di Idleb

Il programma di aiuti in questione, infatti, riguarda in particolare una regione che ancora oggi non risulta sotto il controllo delle autorità di Damasco. Si tratta della provincia di Idleb, nella porzione nord-occidentale del territorio della Siria. Nella quale, nonostante ripetuti appelli delle stesse Nazioni unite, dallo scorso 16 dicembre si registrano scontri e bombardamenti. Il che ha costretto decine di migliaia di persone ad abbandonare le loro case. Uomini, donne e bambini che dipendono direttamente dagli aiuti umanitari, che vengono fatti arrivare sul territorio attraverso Giordania, Iraq e Turchia, sfruttando alcuni corridoi creati proprio a tale scopo. Problema: il programma di aiuti non è mai stato autorizzato ufficialmente dal governo di Bashar al-Assad. E il mandato conferito dalle altre nazioni alle Nazioni Unite termina il prossimo 10 gennaio.

Il tutto è poi aggravato dai problemi legati alla stagione invernale. “Queste famiglie dipendono direttamente dagli aiuti. Molte sono state costrette a fuggire più volte, di luogo in luogo, durante le fasi di crisi in Siria”, ha ammonito l’associazione Oxfam. Aggiungendo che “non esiste alcun altro mezzo utile per raggiungere queste persone”.

“Non c’è altro mezzo per raggiungere quelle persone”

Un’osservazione condivisa da Carolyn Miles di Save the children, secondo la quale “mentre gli Stati membri delle Nazioni Unite si scambiano accuse anziché rinnovare un aiuto imprescindibile per i bambini siriani, centinaia di migliaia di persone a Idleb sono di nuovo sotto le bombe”. “Entriamo in una nuova fase di impunità. I combattimenti proseguono e gli aiuti ora sono bloccati”, ha accusato David Miliband dell’International rescue committee.

siria bombardamenti civili guerra
Una famiglia siriana fugge nella provincia di Idleb © Ibrahim Yasouf/Afp/Getty Images

Per comprendere la gravità della situazione basti pensare che a Idleb vivono ancora più di tre milioni di persone. L’area è in gran parte sotto il controllo del gruppo salafita Organizzazione per la liberazione del Levante (Hay’at Tahrir al-Sham), vicino ai terroristi di al-Qaeda. Per questo continuano gli sconti e i raid aerei dell’aviazione siriana.

In Siria tornano a piovere bombe

Sabato, proprio a seguito di un bombardamento, sono stati uccisi dodici civili. Da giovedì sera, inoltre, gli scontri nella città di Maaret al-Noomane hanno provocato 140 morti tra i militari (di cui 57 appartenenti alle forze pro-Assad). Tre di loro sono morti domenica in un attacco contro posizioni siriane attribuito all’esercito di Israele.

Più in generale, a partire dal cessate il fuoco annunciato dalla Russia alla fine di agosto, sono più di 280 i civili che hanno perso la vita, secondo le informazioni diffuse dall’Osservatorio siriano per i diritti dell’uomo. La Siria, dunque, continua a non trovare pace, dopo una guerra che ha provocato 370mila morti e milioni di profughi.

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati
Cosa succede in Georgia, dove la gente è tornata a protestare

Migliaia di persone sono scese in strada contro la decisione del governo di sospendere i negoziati per l’adesione all’Unione europea fino al 2028. Violenta la reazione delle forze dell’ordine. La presidente della Georgia rifiuta di lasciare il mandato finché non verranno indette nuove elezioni.