Si terranno il 26 maggio le elezioni in Siria. Accolte solo tre candidature, una sola espressione dell’opposizione al presidente Bashar al-Assad.
7 anni di guerra in Siria. Il conflitto più disumano raccontato per cifre
Il costo umano, sociale ed economico dei sette anni di guerra in Siria riassunto in cifre. Mentre il conflitto continua, non solo nel Ghouta orientale.
Il 15 marzo 2018 ha segnato il settimo anniversario dall’inizio della guerra in Siria. Un conflitto che sembrava terminato alla fine del 2017, quando le forze in campo sembravano giunte ad un accordo per l’avvio di un processo di pace. Si sapeva che i combattimenti non si sarebbero arrestati nelle zone ancora controllate dagli jihadisti dello Stato Islamico. Ed era nota la volontà della Turchia di Recep Tayyip Erdogan di evitare ad ogni costo che i curdi dell’Ygt potessero impadronirsi di un territorio nel nord della Siria. Ciò nonostante, la fine di una guerra devastante sembrava a portata di mano.
Sembrava, perché le cronache in arrivo dalla nazione governata da Bashar al-Assad continuano a raccontare la colossale tragedia che la popolazione è costretta a vivere. Della guerra in Siria abbiamo visto gli ospedali bombardati, il sospetto utilizzo di armi chimiche, assedi infiniti e mortiferi come quello di Aleppo. E le migliaia e migliaia di migranti costretti a tentare la fuga via mare, nel Mediterraneo, o via terra, seguendo la rotta dei Balcani. Per comprendere cosa stia accadendo in questa porzione di mondo, allora, più che nuove immagini o filmati, a parlare possono essere i numeri.
Più di 353mila morti, tra i quali 110mila civili e quasi 20mila bambini
Secondo le cifre riferite dall’Osservatorio siriano per i Diritti dell’uomo (Osdh), la cui sede è a Londra, i morti accertati dall’inizio del conflitto sono 353.935. Poco meno di un terzo sono civili: 106.390, di cui 19.811 bambini e 12.513 donne; 110mila sono le persone che hanno perso la vita nelle fila dell’esercito e delle altre milizie fedeli ad Assad. A perdere la vita sono stati poi 63mila jihadisti e 62mila ribelli.
No end in sight to seven years of war in #Syria:
Children disabled by violence risk being forgotten and stigmatized.#ChildrenUnderAttack#ENabled pic.twitter.com/DkmqzXA92m
— UNICEF MENA (@UNICEFmena) March 11, 2018
Secondo l’Unicef, il numero di bambini morti in Siria è risultato in aumento del 50 per cento, nel 2017, rispetto all’anno precedente. E 3,3 milioni di minorenni sono in pericolo in tutto il paese a causa della presenza di ordigni. Decine di scuole risultano poi bombardate e la situazione potrebbe diventare ancora più pesante nel Ghouta orientale, enclave ribelle oggetto di una vasta operazione militare del governo di Damasco.
Quest’ultimo è stato accusato dall’associazione Amnesty International, nel 2017, di aver adottato pratiche “di sterminio”, citando in particolare i prigionieri (fino a 13mila) che sarebbero stati impiccati nel carcere di Saydnaya tra il 2011 e il 2015. Secondo l’Osdh, inoltre, almeno 60mila persone sarebbero morte a causa delle torture subite o per via di condizioni di detenzione disumane.
11,7 milioni di persone in fuga all’interno e al di fuori della Siria
La guerra in Siria ha poi provocato circa 6,1 milioni di profughi all’interno dello stesso paese, mentre 5,6 milioni si sono rifugiati nelle nazioni vicine, in particolare Libano, Giordania, Iraq e Turchia, secondo i dati dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Senza dimenticare le migliaia di siriani che sono riuscite a raggiungere l’Europa.
La stessa agenzia Onu ha sottolineato che tra coloro che sono rimasti in patria, “circa il 69 per cento lotta per la sopravvivenza in condizioni di indigenza estrema. Il 90 per cento della popolazione spende inoltre più della metà dei propri redditi per nutrirsi e i prezzi delle derrate alimentari sono in media otto volte più alti di prima della guerra. Circa 5,6 milioni di persone, inoltre, vivono in condizioni di scarsa sicurezza o in contesti in cui i diritti umani non sono garantiti”.
Satellite photos reveal how seven years of war in Syria have transformed its ancient cities into “hell on Earth” https://t.co/rD2WwXta7y pic.twitter.com/zhw2brtaxh
— CNN International (@cnni) March 16, 2018
Persi 226 miliardi di dollari, disoccupazione al 78%, distrutta la metà degli edifici sanitari e scolastici
Assieme al bilancio umano, devastante, c’è poi quello economico e sociale, altrettanto disastroso. In un rapporto del luglio 2017, la Banca mondiale ha stimato il costo delle perdite dovute alla guerra a 226 miliardi di dollari (183 miliardi di euro). L’equivalente del prodotto interno lordo di una nazione ricca come la Finlandia, e quattro volte il valore del pil della stessa Siria prima del conflitto.
Le perdite in termini di posti di lavoro, sempre secondo la World Bank, sono stimabili in circa 538mila unità: di conseguenza, il tasso di disoccupazione è cresciuto al 78 per cento. Inoltre, il 27 per cento degli immobili della nazione risulta ormai distrutto. La quota, nel caso dei centri sanitari (ospedali e altri presidi) e degli edifici scolastici, sale al 50 per cento. Un paese raso al suolo, in tutti i sensi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Baghouz, ultima roccaforte dell’Isis, è stata liberata dalle Forze democratiche siriane, guidate dai curdi dell’Ypg e sostenute dagli Stati Uniti.
Secondo fonti siriane, il governo di Assad avrebbe effettuato raid con bombe al cloro nel Ghouta orientale: “Decine di persone soffocate”.
I combattimenti nel Ghouta orientale, in Siria, non hanno permesso ai primi convogli umanitari di terminare la distribuzione di aiuti alla popolazione.
Nel Ghouta orientale l’appello delle Nazioni Unite ha fatto diminuire i raid, ma Assad ha avviato le manovre di terra. Denunciato l’uso di armi chimiche.
Le Nazioni Unite hanno votato una risoluzione chiedendo una tregua umanitaria nel Ghouta orientale. Riferiti però nuovi raid da parte della Siria.
La diplomazia della Russia ha bloccato una risoluzione delle Nazioni Unite che prevede un cessate il fuoco nel Ghouta orientale, parlando di “catastrofismo”.
Primo giorno di colloqui ad Astana sulla questione della Siria. Mosca apre agli Usa di Trump. I ribelli rifiutano di dialogare con il governo di Assad.
L’elicottero militare è precipitato nella provincia di Idlib, nella Siria nordoccidentale, morti i cinque membri dell’equipaggio.