Le vittime del terremoto in Turchia e Siria continuano a salire: Erdogan dichiara tre mesi di emergenza e fronteggia le prime proteste. Dramma profughi.
- La Turchia dichiara 3 mesi di emergenza e una settimana di lutto.
- Prime proteste per i soccorsi tardivi, ci sono anche degli arresti.
- Situazione drammatica in Siria per l’embargo e gli sfollati della guerra.
Una bambina neonata è stata estratta viva dalle macerie di una casa nel nord della Siria, dopo che i parenti l’hanno trovata ancora legata con il cordone ombelicale alla madre, morta nel violento terremoto che ha colpito lunedì notte l’Anatolia. La neonata è l’unica sopravvissuta della sua famiglia, che viveva nella città di Jindayris controllata dai ribelli. “Stavamo scavando, quando abbiamo sentito piangere”, ha spiegato un parente della bimba. Un piccolo miracolo, ma praticamente l’unica buona notizia che arriva dalla seconda nottata di scavi e di addiaccio, dopo il devastante terremoto che ha colpito il sud della Turchia e la Siria, e il cui bilancio assume ora dopo ora proporzioni sempre più enormi: è di 21 mila il conteggio aggiornato delle vittime del terremoto, sommando ambo i lati del confine turco siriano. Ma secondo una stima delle Nazioni Unite alla fine potrebbero essere almeno il doppio.
Tre mesi di stato di emergenza in Turchia
Il governo turco guidato da Recep Tayyp Erdogan, in visita in alcune delle città della regione di Hatay, dove le vittime sono già oltre tremila, ha dichiarato tre mesi di stato di emergenza, e una settimana di lutto nazionale, ma nel frattempo, dopo più di 48 ore dal terremoto, il sentimento di parte della popolazione colpita inizia a mutare dallo sgomento alla rabbia. E riaffiorano anche le caratteristiche totalitarie del governo turco: la polizia ha infatti fermato 23 persone “per aver condiviso sui social network post provocatori sul terremoto“: commenti sarcastici, polemiche per i presunti ritardi nei soccorsi.
Lo stesso Erdogan ha voluto smentire le critiche ai soccorsi, definite “calunnie da parte di persone disonorevoli: nessuno dei nostri cittadini è stato lasciato da solo”. Anche dalla parte siriana la pazienza inizia ad arrivare al limite, con i soccorsi che latitano e le nottate all’addiaccio in cui le temperature arrivano fino a 20 gradi sotto lo zero. La ong italiana Still I Rise accusa: “Sono passati tre giorni e nessun aiuto estero è riuscito ad arrivare nel nord-ovest della Siria. Oggi però sono arrivati i corpi di alcuni siriani morti in Turchia. Gli aiuti essenziali per salvare vite umane non possono arrivare, ma i cadaveri sì? Le potenze internazionali devono smetterla di negoziare l’aiuto umanitario come arma politica, bisogna aprire tutti i valichi di frontiera dalla Turchia alla Siria nord-occidentale e inviare subito aiuti immediati”.
Breaking news from North West Syria‼️ Breaking news dal Nord Ovest Siria ‼️Sono passati tre giorni e nessun aiuto estero è riuscito ad arrivare nel nord-ovest della Siria. Oggi però sono arrivati i corpi di alcuni siriani morti in Turchia.GLI AIUTI ESSENZIALI PER SALVARE VITE UMANE NON POSSONO ARRIVARE, MA I CADAVERI SÌ?Le potenze internazionali devono smetterla di negoziare l’aiuto umanitario come arma politica, bisogna aprire tutti i valichi di frontiera dalla Turchia alla Siria nord-occidentale e inviare SUBITO AIUTI IMMEDIATI.#NWSyria #earthquake #terremoto #humanitariancorridors
Posted by Still I Rise on Wednesday, February 8, 2023
Tra profughi e sfollati
Oltre alla Turchia, sono 18 i paesi che in qualche forma stanno contribuendo attivamente ai soccorsi, tra cui l’Italia. Ma ad aggravare la questione, il fatto che nelle aree colpite del sud-est della Turchia, dei 12 milioni di persone che vi risiedono, due milioni sono proprio rifugiati siriani che vivevano già per lo più in tende e strutture di fortuna nei campi su entrambi i lati del confine. A loro vanno ora ad aggiungersi gli sfollati del terremoto, e le 8mila tende approntate dal governo turco non sembrano essere sufficienti. Nelle aree colpite della Siria nord-occidentale, invece si stima vivano circa 4,6 milioni di persone, già in condizioni di insicurezza alimentare e che avranno bisogno di ulteriore assistenza alimentare.
Action Aid, che da diversi mesi opera nell’area, ricorda che entrambi i paesi stanno affrontando una pesante situazione economica. In Siria, dal 2020 al 2022, i prezzi dei generi alimentari sono aumentati del 532 per cento portando oltre 12 milioni di siriani a sperimentare l’insicurezza alimentare. Nel gennaio 2023, l’inflazione in Turchia ha raggiunto il 57,68 per cento e il costo degli affitti è aumentato, incidendo sul potere d’acquisto delle persone. È quindi molto probabile che questa emergenza incida in modo significativo sulle economie già indebolite di entrambi i Paesi”.
Nel frattempo la Cina, che ha offerto aiuti per 4,4 milioni di dollari alla Siria per la ricostruzione, oggi ha invitato gli Stati Uniti a “mettere da parte l’ossessione geopolitica e revocare immediatamente le sanzioni unilaterali alla Siria e aprire la porta all’assistenza umanitaria di fronte alla catastrofe”. La geopolitica mondiale, adesso, passa anche dal terremoto.
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