Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
L’Australia continua a bruciare. L’impatto su persone, ambiente e biodiversità
Nonostante le piogge, che hanno dato un po’ di sollievo alla nazione e ai suoi abitanti, decine di incendi sono ancora in corso. Continua a salire il bilancio delle vittime.
La devastazione dell’Australia non si ferma, nonostante gli sforzi per contenere le fiamme e il breve sollievo offerto dalle precipitazioni degli scorsi giorni, oltre sessanta incendi continuano a bruciare negli stati del Nuovo Galles del Sud e di Victoria. Questa drammatica stagione degli incendi australiana, iniziata circa quattro mesi fa, è finora costata la vita a 33 persone, ha ucciso un numero incalcolabile di animali, bruciato oltre diciotto milioni di ettari di territorio e distrutto quasi tremila abitazioni.
L’impatto sulla popolazione
Gli incendi, come detto, hanno ucciso oltre trenta persone, tra cui quattro vigili del fuoco, ma più della metà della popolazione australiana è stata direttamente colpita dagli effetti di questa catastrofe ambientale. Secondo un sondaggio condotto dall’Australia Institute, il 26 per cento degli intervistati ha avuto conseguenze negative sulla salute, a causa dell’intenso fumo e dell’inquinamento atmosferico provocato dagli incendi, il 33 per cento ha riferito di aver dovuto modificare le proprie abitudini a causa delle condizioni ambientali, il 15 per cento ha dichiarato di essere stato costretto a modificare o annullare i propri piani di viaggio, mentre il 12 per cento ha affermato che i luoghi di lavoro o di svago abitualmente frequentati sono stati chiusi.
Leggi anche: Incendi in Australia. Estensione, gravità e conseguenze di un dramma ambientale
Non c’è tregua per il Nuovo Galles del Sud
Nello stato più colpito, il Nuovo Galles del Sud, il fuoco ha incenerito oltre cinque milioni di ettari, distruggendo più di duemila case e costringendo migliaia di persone a spostarsi. Secondo quanto riferito dalle autorità locali, oltre 1.100 vigili del fuoco stanno attualmente lavorando per rallentare la diffusione degli incendi. Secondo le previsioni, dopo le precipitazioni e il lieve calo delle temperature dei giorni scorsi, molte aree dello stato questa settimana saranno di nuovo sottoposte a condizioni climatiche calde e ventose.
Nello stato di Victoria, in cui attualmente ardono ancora circa venti roghi, sono state inviate truppe dell’esercito per aiutare i vigili del fuoco a spegnere gli incendi e ad evacuare i civili.
Leggi anche
- Australia, pompieri in missione per salvare dalle fiamme alberi preistorici
- I koala sono le vittime principali degli incendi devastanti in Australia
L’impatto sulla biodiversità
L’effettivo numero di animali morti, direttamente o indirettamente, a causa degli incendi è al momento incalcolabile. Secondo le stime sarebbero morti finora oltre un miliardo di animali. Anche le conseguenze a lungo termine sui delicati equilibri ecosistemici australiani non sono ancora note. L’Australia è uno di quelli che vengono definiti “paesi megadiversi”, ovvero quelle nazioni che ospitano la maggioranza delle specie viventi, ed è caratterizzata da un elevato numero di specie endemiche. Alcune di queste potrebbero essere sparite per sempre nelle fiamme, come lo Sminthopsis aitkeni, piccolo marsupiale endemico dell’Isola dei canguri.
Dell’allarmante declino dei koala si è parlato ampiamente, ma tra i mammiferi più colpiti dagli incendi ci sarebbe il vombato (Vombatidae), tozzo marsupiale di cui sopravvivono tre specie. “Per ogni koala che abbiamo perso, forse abbiamo perso dieci o quindici vombati”, ha riferito a Reuters John Creighton, che dirige la ong Wombat care Bundanoon.
Ancor meno si è parlato dell’impatto sulla ricca microfauna nativa dell’Australia, che annovera un gran numero di invertebrati straordinari. Tra questi il verme di velluto del Queensland (Euperipatoides rowelli), predatore incredibilmente sociale, il cui studio sta fornendo ai ricercatori indizi sull’evoluzione del comportamento sociale negli artropodi. Buona parte della popolazione di questi animali, che vive all’interno dei tronchi in decomposizione, potrebbe essere stata distrutta dalle fiamme che hanno colpito il Territorio della Capitale Australiana, compromettendo forse il futuro dell’intera specie. Anche la sopravvivenza di una specie di ragno botola, l’Arbanitis longipes, è a rischio. Questi aracnidi sorprendentemente longevi, che vivono nel parco nazionale Stirling Range nell’Australia occidentale, raggiungono infatti la maturità sessuale molto tardi e potrebbero non essere scampati ai vasti incendi che hanno colpito la regione.
Beautiful Kosciszcuko National Park burnt black.
Numerous threatened native species struggling for survival – now sharing remaining habitat with 25,000 feral horses.
Berejiklian Barilaro gov must urgently act to save species from extinction.
This ?? is an ecological emergency. pic.twitter.com/TDw6APGOXe
— Kate Washington MP (@KateRWashington) January 24, 2020
Gli incendi, complessivamente, hanno messo in pericolo la sopravvivenza di oltre cento specie. Tra queste, oltre quelle citate, segnaliamo il cacatua nero lucente (Calyptorhynchus lathami), endemico dell’Isola dei canguri, devastata dalle fiamme e il potoroo dai piedi lunghi (Potorous longipes), piccolo marsupiale diffuso in una piccola area costiera al confine tra il Nuovo Galles del Sud e Victoria. Non solo animali, le fiamme hanno messo in pericolo oltre trenta rare specie di alberi, tra cui la Eidothea hardeniana, di cui sopravvivono pochi esemplari. Grazie a un’apposita missione i vigili del fuoco sono però riusciti a garantire la sopravvivenza dell’ultimo boschetto naturale di wollemia (Wollemia nobilis), una delle specie di alberi più antiche e rare del mondo, che vive solo in una gola del Nuovo Galles del Sud.
Hail destroying the trees at Parliament House.. poor gardeners pic.twitter.com/bHEES1yhHy
— Tamsin Rose (@tamsinroses) January 20, 2020
Fiamme e grandine
Le precipitazioni degli scorsi giorni, come detto, hanno offerto un po’ di sollievo all’Australia, ma hanno anche dato vita a forti tempeste e grandinate. Melbourne e Canberra sono state colpite da violente grandinate che hanno provocato danni a edifici e veicoli. I forti venti generati dalle tempeste hanno inoltre provocato la creazione di enormi nuvole di polvere, che hanno temporaneamente oscurato il cielo in diverse città, come Orange e Dubbo. Le tempeste hanno inoltre provocato frane e inondazioni, ostacolato gli sforzi antincendio in alcune aree. Dopo i temporali la temperatura tornerà presto a salire, alimentando ulteriormente le fiamme. “Dobbiamo rimanere vigili – ha affermato il premier dello stato di Victoria, Daniel Andrews -. La stagione degli incendi è tutt’altro che finita”.
Quando si placheranno gli incendi
Storicamente, in Australia, i peggiori incendi sono scoppiati a fine gennaio e febbraio, le autorità hanno inoltre avvertito che, considerata l’eccezionalità di questa stagione, gravi incendi potrebbero continuare fino ad aprile. “Non abbiamo ancora raggiunto il picco della stagione degli incendi in alcune parti del sud dell’Australia”, ha confermato Richard Thornton del Centro di ricerca sugli incendi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le alluvioni in India e Bangladesh hanno colpito una delle aree più popolate al mondo. Le piogge torrenziali hanno fatto esondare i tanti fiumi di grande portata della zona. Si parla già di 3 milioni si persone colpite.
Gli ultimi esemplari dell’antichissimo pino di Wollemi sono stati salvati dagli incendi che hanno colpito il Nuovo Galles del Sud da una squadra specializzata di vigili del fuoco.
L’urgano Beryl è il più veloce ad aver raggiunto categoria 4 nella storia delle rilevazioni. Ha già colpito duramente molte isole caraibiche.
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.