La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Un punto sul lupo in Italia, cercando di sfatare falsi miti e credenze popolari
In Italia la presenza del lupo è ormai un’ottima novità per la salute del nostro ecosistema: ma è purtroppo ancora l’uomo il principali nemico della specie
- In Italia il lupo è ormai una presenza accertata, ma l’essere umano non è ancora abituato alla convivenza.
- I pericoli che minacciano la specie non sono finiti, ma qualcosa sta cambiando. In meglio.
In Italia ci sono troppi lupi? O, al contrario, la specie è a rischio per l’intervento spesso errato dell’essere umano con le sue leggi approssimative? La caccia e gli attacchi di allevatori e amministrazioni locali possono minacciare una specie che, nonostante tutto, è protetta? Le risposte sono tante e la cattiva informazione fa male alla comprensione della realtà. Le associazioni animaliste e i social, spesso, aumentano la confusione e procurano solo falsi allarmi e prese di posizione negative. Cerchiamo di fare chiarezza con l’aiuto degli esperti per capire effettivamente come sta il lupo in Italia e quali sono, nell’immediato, le sue possibilità di espansione e salvaguardia.
I lupi e le montagne
Per addentrarci nella situazione italiana del lupo abbiamo chiesto un parere a Mauro Belardi, biologo, esperto di biodiversità e grandi carnivori e presidente della cooperativa Eliante. “La specie, in Italia, rivela un buono stato di conservazione. L’ultima stima numerica derivante è quella di alcuni anni fa che parla di circa 3.300 lupi. La realtà è probabilmente leggermente superiore. Dal punto di vista della distribuzione, la colonizzazione delle Alpi a opera del lupo è terminata, sia da ovest sia da est. Sulle Alpi centrali si trovano ancora alcune aree non popolate, ma è prevedibile che questo avverrà entro pochi anni, a meno di drastiche revisioni dello stato di conservazione e della gestione. I nuovi ambiti di colonizzazione sono oggi la collina e la pianura, dove si stanno formando i primi branchi e dove c’è da attendersi una crescita futura. Le grandi isole italiane, per ora, non rilevano la presenza del lupo. Anche in Europa, comunque, i lupi sono in rapida espansione territoriale e consolidamento numerico, anche se con trend e dinamiche differenti nelle diverse aree. Il lupo, pertanto, è oggi virtualmente presente in tutto il suolo europeo, pianure incluse”, ha affermato Belardi.
In Italia il lupo è ancora una specie protetta
In Italia il lupo è protetto dal 1971, per scelta nazionale molto prima che per quel che ha stabilito la direttiva Habitat. A livello di norme europee non tutte le popolazioni di lupo si trovano nel medesimo allegato di protezione della direttiva. Ci sono dunque popolazioni più protette e altre protette in modo meno rigoroso. In alcune nazioni coesistono entrambe le situazioni. L’attuale livello di protezione prevede già delle deroghe al divieto di abbattimento che sono portate avanti da molti paesi, recentemente con alcuni tentativi anche in Italia. L’applicazione ha lo scopo di gestire animali problematici o particolarmente dannosi, non di tenere sotto controllo la popolazione, anche se alcuni paesi ciò viene usato in modo palese per questo ultimo scopo. L’utilizzo di abbattimenti in misura molto importante (oltre il 20 per cento) non ha ottenuto alcun effetto positivo in termini di contenimento della popolazione, dell’areale, dei danni o del conflitto. La Francia ne è l’esempio più eclatante. E, proprio a causa di questo fallimento esistono molte pressioni per modificare le normative attuali.
“Recentemente su iniziativa della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, a sua volta soggetta a forti pressioni politiche, è stato chiesto alla Convenzione di Berna il declassamento dello status di protezione del lupo”, ha continuato Belardi. “Si attende il pronunciamento. Ci si aspetta un eventuale declassamento, probabilmente da specie particolarmente protetta a protetta. Ma dovrà comunque essere votato dal parlamento europeo. L’iniziativa è stata fortemente contestata dagli ambientalisti e da gran parte della comunità scientifica, in quanto ritenuta una forzatura politica in assenza di dati scientifici di supporto. E i dati scientifici a sostegno della necessità di abbattere più lupi e dell’efficacia di questi metodi, in effetti, sono molto pochi”.
Sono in molti, perciò, a sostenere che l’abbattimento non è funzionale. Anzi, procura problemi maggiori e poco sanabili nell’immediato. In questo senso spicca il caso della Svizzera che dopo quasi vent’anni di abbattimenti di lupi definiti dannosi e più recentemente del prelievo di una parte dei cuccioli di vari branchi, ha dovuto certificare un clamoroso fallimento, con il raddoppio del numero dei soggetti in un solo anno dal 2021 al 2022. La scelta anche qui è stata di incrementare gli abbattimenti, consentendo l’eliminazione preventiva di alcuni soggetti. Ma anche la strategia svizzera è, al momento, criticata da molti enti europei e, parzialmente, anche dalla stessa magistrature elvetica.
La questione dei selvatici confidenti
Come con l’orso, la definizione di lupo confidente (o addirittura aggressivo) viene usata per animali che ripetutamente frequentano luoghi abitati, anche di giorno e in presenza di persone, alimentandosi di cibo di origine antropica in modo prevalente, e che per questo presentano modifiche comportamentali.
“I casi di questo genere in Italia sono pochi, ma purtroppo sono gestiti male o non gestiti affatto. Gli animali davvero confidenti o aggressivi andrebbero prelevati o abbattuti rapidamente. Esiste poi una definizione di lupo confidente di tipo popolare o strumentale, ossia un soggetto che, per esempio, di notte preda un animale selvatico vicino a case abitate. Si tratta in realtà di comportamenti normali, anche se saltuari. Il ruolo dei media in questa errata definizione è purtroppo rilevantissimo, prevalente e pressoché quotidiano in Italia. Tra i vari comportamenti sbagliati che creano confidenza nella specie, spicca quello di alimentare artificialmente gli animali selvatici che è errato, illegale e pericoloso”, ha fatto notare ancora Mauro Belardi.
Lupi e cani, amici o avversari?
La predazione di un lupo nei confronti del cane domestico è una realtà, sebbene non frequente, ma in crescita, soprattutto nelle pianure. Secondo Mauro Belardi “si tratta di un problema molto significativo per l’elevato grado di emotività che porta con sé. Il tutto riguarda spesso cani vaganti non sorvegliati, animali legati alla catena di notte (cosa molto stupida oltre che illegale) e altri rari casi. L’uccisione o ferimento di cani da caccia rappresenta un diverso modello. Non si tratta quasi mai di predazioni, bensì di uccisioni di individui che invadono il territorio difeso da un branco di lupi. Alcune razze di cani posseggono istintivamente la capacità di comprendere i segnali aggressivi che i lupi trasmettono loro se c’è un’invasione territoriale. Essi non reagiscono e si allontanano. Ne è un esempio il cane da pastore Maremmano. Altre razze, tra cui molti cani da caccia o segugi, non hanno questa capacità e se incontrano lupi in comportamento territoriale, proseguono imperterriti nella loro attività, scatenando la reazione di difesa che include ferimento o uccisione, e raramente il consumo. Recentemente Federcaccia ha realizzato e promosso uno studio da cui emergerebbero numeri molto allarmanti del fenomeno, tuttavia solo una piccola parte dei dati raccolti provengono da prove certe, la maggior parte da casi, infatti, non documentati. Il documento inoltre è autoreferenziale e non è stato sottoposto a nessun controllo indipendente come invece la vere pubblicazioni scientifiche dovrebbero attuare. E’ tuttavia il testimone di quanto il problema sia sentito in certe categorie”.
L’osservatorio lupi della Val d’Enza
Ma l’amore per la natura e per gli animali che la popolano continua a rimanere, in Italia, un punto fermo. Ne sono esempio le numerose associazioni amatoriali che si dedicano allo studio e alla conoscenza delle realtà nel territorio. Abbiamo sentito, a questo proposito, L’Osservatorio lupi Val d’Enza, che nasce nel 2018 da singole esperienze di fototrappolaggio di alcuni appassionati – ora membri effettivi – che si stanno impegnando a raccogliere e catalogare materiale video e fotografico sul lupo e i selvatici di questa zona dell’Appennino parmense, mettendolo a disposizione del Wolf Apennine center (Wac – Centro interregionale per la gestione del lupo). Ci spiegano i membri dell’Osservatorio: “Per raccogliere questi dati nel modo più rigoroso possibile, ci serviamo delle cosiddette fototrappole, attrezzature in grado di scattare foto e registrare video, che si attivano al passaggio dei lupi e ci restituiscono informazioni inerenti l’identificazione, l’evoluzione dei branchi, i comportamenti, lo stato di salute e, purtroppo, anche la scomparsa dei soggetti che frequentano le nostre zone”.
Inoltre, vengono organizzati eventi e incontri per diffondere la conoscenza sulla specie, avvalendoci del contributo di esperti altamente qualificati. Ancora oggi, purtroppo, esistono molte credenze e falsi miti che riguardano questo animale, molto difficili da sfatare. “E proprio questi appuntamenti – proseguono dall’Osservatorio –, aperti alla cittadinanza, hanno lo scopo di riuscire ad abbattere il muro di ignoranza tuttora esistente. Negli ultimi anni, l’area sottoposta a osservazione si è ampliata e ora si estende oltre il territorio della Val d’Enza, arrivando a toccare zone molto distanti, grazie anche alle diverse segnalazioni che ci arrivano dai cittadini, attraverso mail, Whatsapp e messenger. Tutti sintomo che c’è molta attenzione verso questo argomento”.
Una zona affascinante e ancora selvaggia
Nella Val d’Enza sono presenti alcuni branchi di lupi di dimensioni e dislocazione variabili. Nella zona, famosa per la produzione di Parmigiano Reggiano, la stabulazione e l’allevamento dei bovini avviene in strutture per lo più chiuse, il che rende minimi i conflitti con gli allevatori. Va comunque ricordato che l’Emilia-Romagna ha attivato diversi interventi per mitigare gli impatti derivanti dalla presenza del lupo in materia sia di prevenzione, che di indennizzi economici in seguito a eventuali attacchi. Nessuna criticità, comunque, è emersa per la presenza del predatore nella zona. Il lupo si muove in prevalenza di notte ed evita accuratamente il contatto con gli uomini.
“E, anche se alcuni branchi da noi seguiti, sono abituati a muoversi in contesti urbanizzati, non sono da ritenersi “confidenti”, fanno notare dall’Osservatorio.
Negli ultimi 10 anni, ci sono stati solo 23 casi di lupi confidenti in tutto il territorio nazionale, secondo l’Istituto superiore per la protezione
e la ricerca ambientale (Ispra). È importante notare, quindi, che non c’è nessuna limitazione alle attività turistiche legata alla loro presenza in Val d’Enza. Nel territorio sono presenti quasi tutti i mammiferi del nord Italia. Oltre al lupo è segnalata la presenza dello sciacallo dorato. Inoltre troviamo numerose le volpi, i tassi, gli istrici, i cinghiali, i caprioli, i cervi, i daini e i principali mustelidi (faina, donnola, puzzola).
Cosa fare se si incontra il lupo?
Recentemente un escursionista di 73 anni è stato trovato moribondo – in seguito è deceduto in ospedale – nella zona di Bressanone con segni presunti di un attacco da parte di un animale selvatico. Ovviamente si sono subito allarmati gli organi competenti, le associazioni animaliste e i social. Per fortuna alla fine si è riscontrato che l’uomo è morto per ipotermia e il ruolo del famigerato lupo o di altri canidi predatori, non esisteva. Con l’occasione, comunque l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha stilato un vademecum che può essere utile in caso di un incontro con un lupo eccessivamente confidente, cosa assai improbabile, ma del resto in teoria possibile:
- non parlare ad alta voce e agitare le braccia per allontanare l’animale;
- se il lupo è lontano, restare in silenzio e non interferire;
- non seguire le sue tracce e non disturbarlo;
- se si è in escursione con il proprio cane, tenerlo al guinzaglio. (Si tratta del comportamento da tenere sempre quando si è in un territorio popolato da fauna selvatica. In particolare, il lupo potrebbe attaccare alla vista del cane, considerandolo un avversario).
In generale nei luoghi in cui si è rilevata la presenza del lupo:
- non tenere i cani a catena, come previsto dalla legislazione di molte regioni;
- evitare di lasciare cibo alla fauna selvatica;
- tenere di notte gli animali domestici in locali chiusi;
- evitare di lasciare resti di animali accanto alle case;
- non lasciare rifiuti organici (placente, carcasse) o giacenze di letame e nelle vicinanze di stalle;
- non lasciare cibo avanzato nelle colonie feline.
Tutte regole facili da applicare che presuppongono sempre buon senso e rispetto per la natura e per i suoi abitanti. Cosa che l’uomo non ha ancora imparato, purtroppo, a fare.
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