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Una settimana senza imballaggi di plastica: fino al 9 giugno la sfida lanciata da Zero Waste
Questa è la settimana senza imballaggi di plastica. Slow Food raccoglie la sfida di Zero Waste e invita a scegliere prodotti alimentari sfusi, fino al 9 giugno.
Una settimana senza imballaggi in plastica, dal 3 al 9 giugno. Questa è la sfida raccolta da Slow Food in Italia da un’idea di Zero Waste Spain. Con l’hashtag #boicotalplastic, l’invito è quello di non acquistare prodotti alimentari imballati nella plastica.
Convincere la Gdo a cambiare paradigma
Dagli anni Cinquanta a oggi 6,3 degli oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica prodotta sono diventati spazzatura, come spiega Slow Food. E sappiamo che con questo ritmo nel 2050 la quantità di plastica supererà quella dei pesci. Gli accumuli di plastica nei mari sono sotto gli occhi di tutti, dall’enorme isola di plastica nel Pacifico a quella che regolarmente si forma tra la Corsica e l’Elba.
“Una preoccupazione che pare non turbare i sonni di chi governa una Gdo (Grande distribuzione organizzata, nda) che sempre più propone alimenti inutilmente imballati in giri di cellofan che sembrano doverci proteggere da non si sa quali agenti patogeni. Anche perché, la frutta ha la buccia, insomma basta lavarla o pelarla” spiega Michela Marchi dal sito della Chiocciola.
In futuro passare da una a tre settimane
“Siamo stanchi di ascoltare i supermercati affermare che non eliminano le materie plastiche perché i loro clienti li comprano e che non possono fare nulla al riguardo” dicono gli organizzatori di Zero Waste Spain. “Mostriamo loro che non si può continuare così. Ogni volta che acquistiamo prodotti confezionati, investiamo i nostri soldi in un modello che non è sostenibile e consente a marchi e supermercati di continuare a metterlo nelle nostre mani. Se non acquistiamo questi prodotti, smetteranno chiaramente di venderli e scommetteranno su altre alternative”.
Leggi anche: In Italia solo il 43% della plastica raccolta viene riciclato
Ma la campagna #boicotalplastic potrebbe anche, perché no, estendersi: passare da una a tre settimane potrebbe innescare un meccanismo virtuoso e cambiare le abitudini dei consumatori. Si tratta di un processo culturale lungo ma necessario che può partire proprio da questa settimana.
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