Un anno dopo l’introduzione della Ulez, l’enorme Ztl a traffico limitato, Londra centra gli obiettivi. “Camminare previene l’obesità” spiega l’esperta Cristina Xiao.
Smartphone e social network, un appello italiano per proteggere i minori
Dopo l’Australia, in Italia prende vigore l’appello al governo per proibire gli smartphone prima dei 14 anni e i social prima dei 16. Le ragioni dei primi firmatari, Daniele Novara e Alberto Pellai.
Smartphone e social network vietati a bambini e pre-adolescenti anche in Italia? Lo scorso novembre, il governo australiano ha votato una legge che proibisce l’accesso ai social ai minori di 16 anni. Il provvedimento, primo a livello mondiale, ha acceso il dibattito da un lato sulla pericolosità dell’uso degli smartphone in età evolutiva, dall’altro sull’efficacia delle contromisure da prendere.
Nel nostro paese, è in corso una raccolta firme per un intervento simile, che vieterebbe il possesso degli smartphone a livello personale prima dei 14 anni e l’accesso ai social media prima dei 16. L’appello è ormai vicino alle 90mila firme, e sarà presentato al raggiungimento delle 100mila.
Tra i firmatari, compaiono alcuni tra i nomi più di rilievo del panorama scientifico italiano, come Alberto Oliverio, neurobiologo alla Sapienza, Silvia Vegetti Finzi, psicologa e scrittrice dell’università di Pavia, Michele Zappella, neuropsichiatra infantile (che fu a suo tempo protagonista della chiusura delle classi differenziali). Ma spiccano pure nomi noti di personaggi del mondo dello spettacolo (spesso genitori) che, grazie anche al support dell’associazione di categoria Unita, hanno voluto dare il loro sostegno all’appello. Tra questi: Stefano Accorsi, Silvia Avallone, Valeria Bruni Tedeschi, Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Anna Foglietta, Valeria Golino, Claudia Pandolfi, Vittoria Puccini, Luisa Ranieri e Luca Zingaretti, Alba Rohrwacher, Tiberio Timperi e moltissimi altri.
Primi firmatari dell’appello, due tra i più noti esperti di età evolutiva nel nostro paese: Daniele Novara, pedagogista e counselor, direttore del Centro psicopedagogico per la gestione dei conflitti (Cppp) e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta.
A loro abbiamo chiesto di chiarire alcuni aspetti al centro del dibattito.
Innanzi tutto, è proprio necessaria una legge?
AP: Parlare di divieto o proibizione genera spesso equivoci, quasi fosse una forma di censura: in realtà, ogni società ben organizzata ha il diritto e il dovere di tutelare i più fragili e se gli studi ci dimostrano che un eccesso di videoschermi genera danni cerebrali, porre un limite d’età all’uso personale dei device diventa una questione di salute pubblica, come già avviene per l’alcool o il fumo. Ma anche esperienze positive possono essere regolamentate, pensiamo per esempio alla guida e a come l’utilizzo dell’auto, per quanto sicuro, presenti delle complessità che richiedono un livello di sviluppo raggiungibile con sicurezza solo dopo una certa età.
DN: Il motivo principale per cui noi promuoviamo quest’appello è proprio creare consapevolezza sui danni fisici e piscologici, sociali e comportamentali dell’uso individuale dello smartphone in età evolutiva, quindi prima dei 14-16 anni. Problemi gravi, che (quando insorgono) richiedono l’intervento medico di uno specialista. Gli effetti negativi sono ormai dimostrati e si ritrovano riassunti in gran parte nel libro di Johnatan Haidt “La generazione ansiosa”. uscito a marzo 2024 negli Stati Uniti. Questo saggio presenta delle meta-analisi, ovvero accorpa i risultati di tutte le ricerche che sono state fatte sul tema negli ultimi 10-12 anni, con ben 33 pagine di citazioni bibliografiche. I danni degli smartphone, infatti, non sono più un’opinione, ma sono documentati dalle ricerche cliniche e quindi è ormai arrivato il momento che lo Stato se ne occupi. Non è un caso che i paesi nordici, che hanno puntato molto sulla digitalizzazione, stanno ora tornando indietro e rivalutando il cartaceo e la lettura. E questa legge sarebbe un aiuto alle famiglie, che avrebbero argomentazioni più solide per contrastare l’adozione del cellulare.
Quali sono i danni principali dell’uso individuale degli smartphone e dei social network in età evolutiva?
DN: Sono due: la dipendenza e l’isolamento. La dipendenza deriva dal fatto che i social sono costruiti per creare delle gratificazioni immediate che attivano le reti dopaminergiche, ovvero sono studiati apposta per tenere agganciati i bambini più tempo possibile: voglio che tu, da fruitore, entri nel mio territorio e ci stia più tempo possibile, perché più rimani e più guadagno. Ma il danno maggiore, a mio avviso, è l’isolamento, perché l’interazione con gli schermi tiene lontani i ragazzi dalle esperienze reali fondamentali che servono per un corretto allenamento alla vita.
AP: Gli indicatori rilevati dagli specialisti ai quali si sono rivolti i ragazzi in difficoltà mostrano una correlazione forte tra ansia, depressione, auto-lesività da una parte e accesso precoce e prolungato allo smartphone dall’altra. Ci tengo a specificare che negli studi clinici non si parla di causa, ma di fattori di rischio. Si usa il termine ‘causa’ solo per le malattie infettive: il 100 per cento degli ammalati di morbillo ospita nel proprio organismo il virus del morbillo, che è causa della loro malattia. Invece il carcinoma polmonare non è causato dal fumo, ma è fortemente correlato ad esso: chi fuma aumenta il proprio rischio di ammalarsi, ma purtroppo esistono anche persone con il carcinoma che non hanno mai fumato e persone che fumano e non contrarranno questa malattia. Questo non significa che la correlazione tra questo tumore e il fumo non sia dimostrata scientificamente, semplicemente non è in un rapporto diretto di causa/effetto. Nel caso degli smartphone, la diffusione di questi device e dei social network in età evolutiva si è accompagnata a un incremento molto significativo dei problemi comportamentali tali da richiedere l’intervento di medici. Chiaramente si sono uniti tanti altri fattori di rischio, come il lockdown e la fragilità del mondo adulto, anch’esso iperconnesso. Tuttavia, oltre dieci anni di osservazione clinica hanno rilevato che tanti soggetti con specifici problemi sono entrati in possesso di uno smartphone molto presto e lo usano per tante ore al giorno. Prendiamo il tema della deprivazione di sonno: negli ultimi 10-15 anni c’è stata una riduzione della quantità e della qualità del sonno in età evolutiva. Le ricerche ci dicono che c’è una correlazione molto chiara tra la qualità e quantità dell’uso di smartphone e quella del sonno, che è un fattore di protezione importantissimo in età evolutiva, con effetti sulla qualità dell’apprendimento, ma anche sul sovrappeso e sull’obesità. Se ci si rende conto che qualcosa rappresenta un fattore di rischio per l’età evolutiva, è responsabilità dello Stato aprire il dibattito sull’età minima da cui permetterne l’utilizzo in modo da non creare problemi di salute pubblica molto più difficili da gestire e prima che diventi tardi per intervenire in modo efficace.
C’è chi sostiene, però, che internet sia soltanto uno strumento, e dipende quindi da come lo si usa…
AP: Lo strumento è qualcosa che si usa per ottenere un obiettivo e poi si abbandona, come il dizionario. Una volta che ho trovato il significato della parola che stavo cercando, lo ripongo. Un motore di ricerca, invece, è una porta d’accesso sempre attiva a mondi infiniti, molti dei quali non hanno niente a che vedere con la ricerca che stavo facendo, ma sono costruiti apposta per agganciare l’incapacità dei ragazzi di resistervi. Spesso questi ambienti espongono i minori a una quantità di stimoli non adeguati ai bisogni di crescita di un bambino, che non sono stati pensati per l’età evolutiva e rispetto ai quali un minore non ha capacità di autoregolazione.
Un’obiezione molto diffusa è il fatto che ormai il cellulare ‘ce lo hanno tutti’ e toglierlo significa isolare il ragazzo
AP: L’adulto non dà al proprio figlio ciò che hanno tutti, ma ciò che è adatto e utile alla sua crescita e soprattutto ciò che il ragazzo è capace di gestire. Faccio una provocazione: attraverso gli smartphone, il 60-70 per cento dei maschi preadolescenti tra gli 11 e il 15 anni sono navigatori di siti pornografici: il fatto che sia la maggioranza deve autorizzare anche il restante 30 per cento a frequentare questi siti, per non sentirsi esclusi? Inoltre, chiediamoci: quanto è davvero migliorata la comunicazione tra i ragazzi in dieci anni di diffusione degli smartphone? A volte sono talmente isolati nell’uso dei social che se arriva loro una telefonata, non rispondono. Oppure si trovano in gruppo e ognuno usa da solo il proprio device: è questo il tipo di relazione di cui non vogliamo privarli? Se il problema sono le comunicazioni di gruppo, è sufficiente uno smartphone di famiglia, non personale, da usare solo per le comunicazioni delle chat di scuola, associazione sportiva, ecc., così da non isolarli, ma senza che ne facciano un uso individuale senza il controllo di un adulto. Allo stesso modo, il divieto non riguarderebbe l’uso di mezzi digitali in classe per scopi didattici sotto la guida di un adulto, quindi una corretta educazione digitale, ma senza isolarsi.
DN: Purtroppo la fragilità del mondo adulto è legata allo spirito del tempo, molto narcisista: non ci si vuole più imporre, ma si cerca di persuadere. Spesso gli adulti sono in disaccordo tra loro, e non riescono a trovare una linea educativa comune, un punto di convergenza e il fatto che il ragazzo sia l’unico a non avere uno smartphone sembra metterli d’accordo. In questo modo, però, si consegna l’educazione delle nuove generazioni alle nuove generazioni stesse, in realtà lasciandole in balìa del marketing.
Come dovrebbe essere impiegato il tempo lasciato libero dall’uso degli smartphone?
DN: Fortunatamente, si tratta di una situazione nuova e ancora reversibile. Gli smartphone hanno invaso la vita delle famiglie da poco più di dieci anni, non si tratta di fare un grande balzo indietro. Si tratta solo di riequilibrare il ruolo della tecnologia e far sì che i ragazzi possano continuare a fare i ragazzi: giochino insieme, facciano delle scampagnate, guardino e pratichino sport. Non siamo ancora al punto di dire che gli smartphone hanno preso il controllo, si può ancora tornare indietro. Certamente la legge raggiunge il suo scopo se le famiglie se ne servono come leva per riprendere il proprio ruolo educativo e riempire la giornata di momenti di maggior qualità.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La maggior parte delle persone è convinta che l’empatia – la capacità di mettersi nei panni degli altri – sia innata, ma non è così. L’empatia può essere insegnata. Si parla di apprendimento socio-emotivo e, dai primi Duemila, la sua popolarità è cresciuta nelle scuole di tutto il mondo – Danimarca e Stati Uniti tra i
Per le cure palliative dei più piccoli è fondamentale avere un’equipe preparata. Ne parliamo con William Polito, Terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (Tnpee).
Due termini correlati che esprimono concetti leggermente diversi. Abbiamo chiesto aiuto a Vidas per capire.
Comprendere l’epigenetica fornisce gli strumenti per restare in salute. Dall’alimentazione allo stile di vita, scopriamo come influire positivamente sul nostro patrimonio genetico.
Nel capoluogo lombardo esistevano già norme contro le sigarette ma ora si inaspriranno. Sono previste sanzioni per i trasgressori dai 40 ai 240 euro.
Tra fiabe, giochi e musica, ha preso vita l’iniziativa Sabati di sollievo per consentire a bambini malati e famiglie una giornata di riposo e svago
I risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti ipotizzano un collegamento tra 22 pesticidi e i tassi di incidenza e mortalità del cancro alla prostata.
“Il cibo sia la tua medicina”, diceva Ippocrate, e le scoperte emerse in tempi recenti tra alimentazione sana e salute dicono molto della natura profetica di questo detto. In particolare, il ruolo della nutrizione nella prevenzione delle malattie sembra essere ancora più decisivo se l’alimentazione sana e variata è introdotta sin da piccoli: una dieta