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Secondo i dati diffusi da Legambiente, nel 2016 ben 32 città italiane hanno superato la soglia di polveri sottili consentita dalla legge.
L’inquinamento atmosferico rappresenta una grave minaccia per la nostra specie (e non solo) e affligge l’intero pianeta. Secondo l’Oms il 92 per cento della popolazione mondiale vive in luoghi dove i livelli della qualità dell’aria non rispettano i limiti fissati dalla stessa organizzazione. Un recente rapporto dell’Unicef ha inoltre rivelato che trecento milioni di bambini nel mondo respirano aria malsana, caratterizzata da livelli di inquinamento atmosferico sei volte più alti degli standard fissati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il nostro Paese non fa eccezione, anzi, secondo l’Oms proprio l’Italia ha l’aria più inquinata di tutta l’Europa occidentale.
Lo scorso anno, secondo un rapporto diffuso da Legambiente basato sui dati dell’Arpa, trentadue città italiane hanno superato per oltre 35 giorni la soglia limite giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo di polveri sottili (Pm10) prevista dalla legge. “Molte città italiane sono costantemente in allarme smog, sia per le ricorrenti condizioni climatiche che favoriscono l’accumulo, giorno dopo giorno, degli inquinanti, che per la mancanza di misure adeguate a risolvere il problema – ha commentato i dati Rossella Muroni, presidente di Legambiente. – Sono necessari interventi strutturali, di lunga programmazione, i cui tempi di messa in opera superano quelli del mandato elettorale di un sindaco. Serve un piano nazionale che aiuti i primi cittadini a prendere e sostenere le decisioni giuste”.
In cima alla classifica dei capoluoghi di provincia più inquinati di Legambiente troviamo Torino, che, con 86 giorni di concentrazioni di polveri sottili superiori ai 50 microgrammi al metro cubo, conquista la poco invidiabile palma di città più inquinata d’Italia, seguono Frosinone (85), Milano (73), Venezia (73), Vicenza (71), Padova (68) e Treviso (68).
Per contrastare questo allarmante fenomeno che minaccia la nostra salute e l’ambiente, Legambiente ha stilato un decalogo per cambiare le città italiane e rendere l’aria più respirabile. “Occorrono misure strutturali e permanenti, anche radicali e a volte impopolari – ha dichiarato Rossella Muroni. – Bisogna, da un lato, trasformare strutturalmente le città, le modalità di trasporto e di spostamento, i suoi servizi e le infrastrutture, dall’altro riqualificare il patrimonio edilizio pubblico e privato rendendolo energeticamente sostenibile”.
Per incentivare gli spostamenti a piedi o in bici occorre innanzitutto creare spazi idonei e sicuri. Attualmente circa l’80 per cento dello spazio pubblico è destinato alla carreggiata e al parcheggio. Secondo Legambiente occorre ribaltare questo rapporto favorendo lo spazio pedonale, della relazione del mercato e dello scambio, creando inoltre zone in cui imporre il limite di velocità massimo di 30 chilometri orari.
L’esperienza di molte città europee dimostra che è possibile incrementare gli spostamenti ciclabili se si passa da una visione di piste ciclabili ad una di “rete” che attraversa la città. “Comuni e regioni devono prevedere piani e programmi specifici e per le risorse economiche serve un’azione da parte del governo che co-finanzi gli interventi”.
Per incentivare davvero una mobilità non più basata sui carburanti fossili lo stato deve cessare tutte le agevolazioni e gli incentivi alle vecchie tecnologie inquinanti e concentrare politiche, incentivi e agevolazioni esclusivamente sulle tecnologie a zero emissioni.
Rendere più funzionale il sistema di trasporto pubblico ridurrebbe inquinamento e traffico, per farlo occorrono strade dedicate e corsie preferenziali. “Questo intervento è a basso costo per le amministrazioni comunali e velocemente realizzabile”, sostiene Legambiente.
Spesso i mezzi pubblici sono inadeguati, è pertanto necessario un ricambio del parco pubblico circolante, oggi spesso troppo vecchio e inquinante, per diminuire l’utilizzo dell’auto e ridurre lo smog.
Fissare standard ambientali sempre più alti per l’utilizzo dei veicoli privati circolanti nelle città, crescenti negli anni, con limiti nei periodi di picco in modo da avere un quadro chiaro delle prestazioni che si vogliono raggiungere e stimolare l’innovazione delle imprese.
Tutte le città con più di 50mila abitanti devono promuovere gli spostamenti sostenibili e disincentivare il ricorso a mezzi privati. È necessario un intervento del governo con un decreto legge e attraverso linee guida rivolte ai piani comunali che prevedano obiettivi, premiabilità e disincentivi. Lo staro dovrebbe inoltre imporre alle regioni nuovi piani di risanamento dell’aria e di trasporto.
Per limitare l’ingresso nei centri abitati di veicoli inquinanti e per favorire l’uso di mezzi più efficienti, bisogna istituire zone a pedaggio urbano e pensare una differente politica tariffaria sulla sosta.
Occorre promuovere ristrutturazioni e riqualificazione del patrimonio edilizio, sia pubblico che privato, per ridurre i consumi e per prevenire il rischio sismico e il dissesto idrogeologico. L’obiettivo proposto da Legambiente è di riqualificare in 30 anni tutti gli edifici pubblici e privati, ovvero il 3 per cento all’anno.
È possibile infine ridurre l’inquinamento atmosferico vietando l’uso di combustibili fossili, con esclusione del metano, nel riscaldamento degli edifici e incentivare l’utilizzo di tecnologie che riducono le emissioni.
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