34 paesi musulmani uniti contro il terrorismo
Il mondo musulmano si unisce per contrastare il terrorismo, non solo l’Isis. Una coalizione di 34 paesi vuole porre fine alla violenza, anche ideologica.
Il mondo musulmano si unisce per contrastare il terrorismo, non solo l’Isis. Una coalizione di 34 paesi vuole porre fine alla violenza, anche ideologica.
La candidata di estrema destra alla presidenza della regione Nord-Pas de Calais: basta inviare zanzariere in Senegal per lottare contro la malaria.
Il 6 dicembre, poche ore dopo le elezioni parlamentari del Venezuela, la commissione elettorale ha annunciato che la coalizione di opposizione Unità Nazionale (Mud) ha conquistato 99 dei 167 seggi, contro i 46 del partito di maggioranza del presidente Nicolás Maduro, il Partito Socialista Unito di Venezuela (Psuv). Non è ancora chiara invece l’assegnazione dei 22 seggi
L’ex ambasciatore italiano in Costa d’Avorio Paolo Sannella ha fatto chiarezza su cosa lega gli attacchi di Parigi all’attentato di Bamako, in Mali. L’apparenza inganna ancora una volta.
Numeri, luoghi, motivazioni che rendono possibile che qualche migliaio di fanatici dello Stato Islamico tengano in scacco le principali potenze mondiali.
I cittadini della Birmania (Myanmar) saranno chiamati a votare, l’8 novembre, per scegliere i membri del parlamento che governeranno per i prossimi cinque anni. Sono le prime elezioni politiche dopo i cinquant’anni di dittatura militare terminata nel 2011, momento in cui il paese ha iniziato un processo di riforma politica spianando la strada verso la democrazia.
Lo scorso 7 giugno si sono tenute le elezioni parlamentari in Turchia, ma da allora nessun partito è riuscito a dar vita a un governo, nemmeno di coalizione. Così il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha deciso di far tornare i turchi alle urne il primo novembre per cercare di sbloccare lo stallo politico. Chissà se
Radicale di sinistra, vegetariano, pacifista, a 66 anni Jeremy Corbyn prende la testa del più importante partito inglese di centro-sinistra.
L’inaridimento della Siria, accentuato dall’attività umana, avrebbe contribuito a scatenare il conflitto che affligge il Paese e provocato milioni di profughi.
Il 22 luglio 2011 l’estremista di destra Anders Breivik uccise 69 ragazzi sull’isola di Utøya, in Norvegia. Ragazzi simpatizzanti del Partito laburista riuniti per l’annuale incontro della sezione giovanile. La loro colpa era far parte della nuova generazione liberale e progressista del paese scandinavo. Un nemico intellettuale otre che fisico, da eliminare secondo la raffinata