Pascal ci offre un’altra illuminante pagina sulla falsa felicità.
Socrate e la felicità dell’anima
Dall’antica filosofia greca possiamo capire che felicità dell’anima consiste nella formazione interiore, nella cura dell’anima, e non certamente negli onori, nel potere e nell’accumulo indiscriminato di ricchezze.
Socrate, com’è noto, è il fondatore del concetto occidentale di anima – la psyché – come luogo originario delle qualità intellettive e morali dell’uomo; in pratica, l’uomo, tutto l’uomo, altro non è che la sua anima.
Lo scopo ultimo e ultimativo della vita consiste, di conseguenza, nel curare la propria anima mediante la conoscenza: in questo modo l’uomo esprime a tutto tondo la propria essenza, realizzandosi come essere virtuoso e conseguendo la vera felicità dell’anima.
Ma leggiamo direttamente il Nostro filosofo:
Polo: Evidentemente, o Socrate, neppure del Gran Re dirai disapere che è felice!
Socrate: E direi semplicemente il vero, perché io non so come egli stia quanto a interiore formazione e quanto a giustizia.
Polo: Ma come? Tutta la felicità consiste in questo?
Socrate: Secondo me, sì, o Polo. Infatti io dico che chi è onesto e buono, uomo o donna che sia, è felice, e che l’ingiusto e malvagio è infelice
La testimonianza socratica, riportata nel “Gorgia” di Platone, illustra in modo esemplare come la felicità dell’anima consista nella formazione interiore, nella cura dell’anima, e non certamente negli onori, nel potere e nell’accumulo indiscriminato di ricchezze.
E ancora, nell'”Apologia di Socrate”, Platone mette in bocca allo stesso Socrate queste parole:
Vi dico che proprio questo è per l’uomo il bene maggiore, ragionare ogni giorno della virtù e degli altri argomenti sui quali m’avete udito disputare e far ricerche su me stesso e su gli altri, e che una vita che non faccia tali ricerche non è degna di essere vissuta.
Ci troviamo di fronte ad un grande testamento spirituale per l’uomo d’oggi, un invito a scandagliare continuamente l’anima, saggiandola e temprandola, al fine di progredire nella conoscenza di sé e degli altri.
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