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Il gigante petrolifero dell’Oman realizza un enorme impianto solare termodinamico per abbassare i costi di estrazione del petrolio.
Usare il solare per estrarre petrolio, un ossimoro ma che a volerlo ben guardare suona quasi come una presa in giro.
Il gigante petrolifero Petroleum Development Oman (PDO) e l’impresa californiana Glasspoint, produttrice di tecnologia solare termodinamica, hanno stretto un accordo per costruire un enorme impianto solare termodinamico in grado di generare 6mila tonnellate di vapore acqueo che servirà non tanto per produrre energia elettrica ma per facilitare il processo di estrazione del petrolio. L’impianto è stato realizzato presso i pozzi petroliferi di Amal, nella zona sud del califfato dell’Oman e una volta completato sarà il più grande al mondo. Una prima parte del progetto è entrata in funzione già quest’anno.
La quantità di energia utilizzata dall’industria petrolifera per estrarre petrolio è enorme, se fosse un paese sarebbe il primo al mondo in termini di energia primaria. Con la maggior parte del petrolio di facile estrazione ormai scomparso, la domanda di energia – soprattutto calore – per estrarre l’oro nero è destinata a crescere in modo esponenziale. Il petrolio ancora (scarsamente) accessibile si può estrarre solo con processi estremamente energivori, come quello di iniettare vapore acqueo mischiato a sostanze chimiche nei pozzi petroliferi per facilitarne la fuoriuscita.
Nella maggior parte dei pozzi petroliferi il vapore acqueo viene prodotto utilizzando centrali alimentate a gas naturale. In California, per esempio, circa il 15% di tutto il gas naturale è impiegato per produrre vapore destinato all’estrazione petrolifera, mentre in Oman arriviamo al 25%. Iniziare a produrre vapore utilizzando il solare termodinamico sicuramente abbatte i costi di estrazione del petrolio, anche se continua a rimanere un’industria a enorme impatto.
La centrale solare termodinamica di Miraah, realizzata da PDO e Glasspoint, una volta completata genererà circa l’80% del vapore necessario per l’estrazione petrolifera dei pozzi di Amal, consentendo un risparmio di 5,6 trilioni di Btu (British thermal units) di gas naturale, equivalente al gas utilizzato per produrre energia elettrica sufficiente a coprire la domanda di 209mila persone in Oman. Grazie all’impianto solare termodinamico si potranno ridurre le emissioni legate all’estrazione del petrolio di circa 300mila tonnellate l’anno, l’equivalente delle emissioni prodotte da 63mila auto in circolazione. Si ridurrà inoltre il costo di estrazione petrolifera e verrà creata nuova occupazione. L’intero progetto si estenderà su una superficie di 3 chilometri quadrati, pari a 360 campi da calcio.
L’impianto funziona come un normale sistema solare termodinamico a torre, utilizzando grandi specchi per concentrare la radiazione solare verso un concentratore che immagazzina l’acqua a partire dalla quale verrà generato il vapore. Unica differenza è che il vapore invece di essere associato a turbine per produrre energia elettrica, verrà iniettato direttamente nei pozzi petroliferi per estrarre il petrolio.
L’impianto è stato realizzato con caratteristiche tali da reggere le difficili condizioni climatiche del deserto, come il calore estremo e le tempeste di sabbia e rispetta gli standard di sicurezza vigenti nei campi petroliferi. Per una migliore protezione gli specchi sono inseriti in 36 serre divise in gruppi di quattro.
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