L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
La sostenibilità in testa: un talk show itinerante nei negozi Ikea di tutta Italia
Da dieci anni Ikea Italia pubblica il rapporto di sostenibilità. 98 per cento di energia rinnovabile, -75 per cento di CO2. Più della metà del legno sostenibile certificato.
In queste settimane i negozi Ikea di tutta Italia sono toccati da una sorta di tour di talk show dedicati ai dieci anni del bilancio di sostenibilità di Ikea Italia. Un record tutto italiano; e un’occasione per scoprire i numeri di dieci anni di impegno per rendere la catena svedese sempre più “verde”.
Il tour
Partito il 4 maggio da Salerno, con un incontro in università, il tour Ikea prosegue per altre 16 date toccando i negozi di tutte le città, per concludersi il 23 giugno a Napoli. Milano ha fatto cronaca a sé, i tre negozi di Carugate, San Giuliano Milanese e Corsico sono stati idealmente riuniti in un’unica data iniziale allo Spazio Pergolesi, con numerosi ospiti e la partecipazione di Serena Dandini come moderatrice.
Nelle tappe successive saranno sempre presenti i responsabili sostenibilità e risorse umane di ogni negozio (sì, c’è un responsabile sostenibilità per ogni negozio) e uno o più rappresentati delle associazioni ed onlus con cui Ikea collabora localmente per progetti di carattere sociale, in cui l’azienda porta le proprie risorse e le proprie competenze (ad esempio studiando e fornendo gli arredi più adatti per una casa accoglienza). Tutti gli incontri sono grauiti ed aperti al pubblico; si tengono infatti nell’area dei ristoranti Ikea (eccezion fatta per la data di Salerno, in università, e quella di Bari, nel Fortino).
Il design democratico, e sostenibile
Ingvar Kamprad, il fondatore, ha compiuto 90 anni lo scorso 30 marzo. Ikea Italia ne ha compiuti 27, era infatti il 1989 quando aprì il suo primo negozio a Cinisello Balsamo, alle porte di Milano. Quel primo punto vendita è diventato ben presto troppo piccolo, visto il successo della multinazionale svedese del “design democratico”. Con scorno dei mobilieri della Brianza (eccetto quelli che ne sono diventati fornitori), i negozi Ikea intorno a Milano sono diventati tre, uno più grande dell’altro; e in totale in Italia oggi ce ne sono 21.
L’attenzione all’ambiente e alle buone pratiche anche da un punto di vista sociale sono una delle caratteristiche che vengono riconosciute da tempo ad Ikea. Sarà l’impronta culturale svedese ma nel nostro Paese Ikea è sempre spiccata come una delle grandi aziende più impegnate ambientalmente e socialmente.
Dieci anni di bilancio di sostenibilità
Quella del bilancio di sostenibilità (ambientale e sociale) è una buona pratica che Ikea ha intrapreso a livello di gruppo da molto tempo; poi, nazione per nazione, sono stati elaborati dei report locali. Stefano Brown, sustainability manager di IKEA Italia Retail, è orgoglioso quando ci racconta che la filiale italiana è stata l’unica a pubblicare questo rapporto costantemente in tutti gli ultimi dieci anni.
Non si tratta di un impegno solo formale. Stilare un bilancio di questo tipo vuol dire “metterci la testa”, per capire come ridurre il proprio impatto ambientale, e investire dei soldi per dei progetti di maggior efficienza; e lo stesso vale per il lato sociale della sostenibilità.
Facciamo dunque un bilancio stringatissimo di questi ultimi dieci anni. Nel 2006 veniva lanciato il progetto “Ikea diventa rinnovabile”. I tetti di 18 i negozi e 2 depositi vengono ricoperti di 250mila pannelli fotovoltaici. In questo modo ora Ikea Italia si approvvigiona da fonti rinnovabili per il 98 per cento del proprio fabbisogno.
Un ulteriore obiettivo era quello di migliorare del 15 per cento l’efficienza energetica rispetto al 2005. Per fare questo, oltre ai pannelli solari, sono stati costruiti cinque grandi impianti di geoscambio ed è stata convertita a led la maggior parte dell’illuminazione. Le emissioni di CO2 sono così scese del 75 per cento in 10 anni. Per un investimento di 70 milioni di euro.
Legno e cotone sostenibili
L’attenzione è ovviamente anche sulle materie prime. Più della metà del legno è certificato fsc (ovvero proviene da foreste sostenibili), e per la parte restante Ikea fa comunque il possibile per controllare la filiera del legno (cosa non semplice) in modo da evitare di comprare legname proveniente da foreste che non possono essere sfruttate. Se si pensa che, a livello di gruppo, Ikea compra l’1 per cento della produzione mondiale di legno, il segnale che sta dando di grande attenzione alla sua provenienza, è decisamente significativo.
Ikea però non compra solamente legno, ma anche cotone (ne assorbe da sola lo 0,7 per cento della produzione mondiale). Il cotone è una coltura che impatta molto sull’ambiente, per tutta l’acqua che serve, e per i pesticidi che vengono utilizzati. In questo caso non esistono certificazioni paragonabili a quelle del settore legname, ma Ikea si impegna comunque a cercare di approvvigionarsi in maniera responsabile, e aderisce al consorzio “Better Cotton Initiative”. Lo sforzo è staro premiato e nel 2015 è stata raggiunta quota 100 per cento di cotone proveniente da fonti sostenibili, con una a riduzione del 18% di fertilizzanti e pesticidi e il 20 per cento di acqua risparmiata.
I partner Ikea
Ikea da molto tempo collabora con ong e associazioni impegnate in cause sociali e ambientali, e lo fa a livello internazionale, nazionale e locale. Un caso scuola è quello di Wwf, con cui la collaborazione è partita a livello internazionale, e che ha avuto uno sviluppo articolato a livello nazionale. L’organizzazione del panda ad esempio ha introdotto nei ristoranti Ikea i prodotti “Terre dell’Oasi” da agricoltura biodinamica, con oltre 600mila pasti serviti. Sono state poi introdotte le “doggy bag”, per portare a casa il cibo avanzato, ne sono state distribuite oltre 500mila. Anche il menù bambini (Ikea+Wwf), ha avuto un’accoglienza superiore alle aspettative.
Dipendenti? No, coworker
Scegliere da soli che turni di lavoro fare, senza chiederlo al capo; questo uno dei progetti cui stanno lavorando in Ikea (naturalmente facendo in modo che tutto funzioni comunque). Inoltre il 2 per cento delle ore lavorate vengono spese in formazione, di tutti i tipi, non solo strettamente professionali; una delle ultime iniziative è stata quella di un corso di autodifesa per le donne.
Ikea è all’avanguardia anche nelle politiche di inclusione dei coworker. Fece scalpore un’indagine interna (un questionario anonimo) da cui nel 2011 l’11 per cento dei dipendenti si dichiarò omosessuale. Di qui venne scelto lo slogan della campagna pubblicitaria successiva: “siamo aperti a tutte le famiglie”.
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