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Soul travel, un viaggio nell’anima e verso la vetta del Kilimangiaro
Il documentario Soul travel è un viaggio spirituale e fisico sul Kilimangiaro, che la regista Guia Zapponi ha condotto con una piccola troupe.
Mentre il mondo veniva travolto dalla prima ondata della pandemia di Covid 19 e l’Italia si trovava improvvisamente stretta nella morsa del lockdown, l’attrice e regista milanese Guia Zapponi decideva di reagire alla claustrofobia di quel momento progettando qualcosa di nuovo e straordinario. È così che da un’esperienza difficile che ha messo in ginocchio tanti professionisti come lei del mondo dello spettacolo, Guia si è rimboccata le maniche e ha iniziato a immaginare il suo nuovo film: un documentario di viaggio, da compiere in gruppo, in una terra lontana e capace di accogliere un cammino non solo fisico, ma anche spirituale. Un viaggio dell’anima (Soul travel, appunto) e nel cuore della Tanzania che la regista ama definire un reality action, per la svolta movimentata che il film ha preso durante le riprese.
Soul travel, partire per ritrovarsi
“La scelta di partire è stata una reazione alla pandemia”, racconta Guia che calca palcoscenici e set fin dall’adolescenza e ha lavorato sia in televisione che al cinema con grandi registi come Pupi Avati, Carlo Verdone e James Franco. “Volevo esprimere il profondo richiamo all’interiorità e alla spiritualità che, come tanti, anch’io sentivo in quel momento e l’ho voluto fare attraverso il cinema e attraverso un viaggio sia interiore che fisico. Un modo per capire l’evoluzione che avviene dentro di noi”, prosegue la regista. “Il rischio spesso in questi casi è quello di passare oltre, ma io credo che bisognerebbe sempre fare tesoro di ciò che succede e anche per questo sono davvero orgogliosa e felice di aver fatto questo film”.
Immaginando il viaggio, il primo pensiero è volato verso luoghi simbolo della spiritualità e della ricerca di sé, come il Tibet e l’Everest, ma le difficoltà di quel particolare momento storico hanno indirizzato le sorti del documentario verso un’altra meta altrettanto suggestiva: il vulcano Kilimangiaro. “Ho pensato subito al documentario”, spiega la regista, “perché è un format che ti permette di cogliere la realtà e ti mette in una condizione di apertura totale a ciò che succede”. Una presa diretta iniziata il 5 ottobre 2020 in Tanzania, ai piedi del Kilimangiaro e che a un certo punto (che non sveliamo per non rovinare la visione) si è rivelata “ingombrante”, con risvolti del tutto inaspettati, ma di grande impatto, sia sulle sorti del film che nell’esperienza di tutta la troupe.
Soul travel a Milano per una serata evento
Il coraggio dell’impresa è stato ricompensato non solo da “una grande soddisfazione personale” per la regista, ma anche dal premio alla regia ricevuto al Terra di Siena Film Festival a settembre scorso, dalla selezione al Roma Indipendent Film Festival e dalla distribuzione nei cinema ad agosto. Per chi volesse recuperarlo, Soul travel tornerà in sala il 7 febbraio al Cinema Anteo di Milano per una serata evento, durante la quale sarà presente la regista con parte del cast per un dibattito con il pubblico. La distribuzione proseguirà poi attraverso lo streaming, su una piattaforma ancora in via di definizione.
Il team di viaggio
Una condizione fondamentale per compiere questo viaggio era per la regista quella di compierlo insieme ad altri. “Ho voluto portare con me altre tre persone”, spiega Guia Zapponi, “perché anche il viaggio che noi facciamo nella realtà è un viaggio sociale, durante il quale ciascuno deve rapportarsi con gli altri”. Inutile dire che i tanti imprevisti, le difficoltà e le paure di quel primo periodo di pandemia hanno stravolto più volte i piani, tra rinunce e defezioni che però non hanno mai scoraggiato la regista. Al suo fianco sono così partiti altri tre compagni di viaggio, accomunati dal desiderio profondo di mettersi alla prova, ciascuno con i propri limiti da superare e la propria ricerca spirituale da assecondare.
Tra loro un volto noto: quello di Giò Sada, cantautore che dopo il trionfo a X Factor nel 2015 ha scelto di scostarsi dai riflettori, per andare alla ricerca della propria anima. E proprio Anima è il titolo della canzone di Giò Sada scelta come colonna sonora di Soul travel.
A completare il gruppo: Federico Piffaretti, tecnico del suono che ha deciso di cambiare vita per diventare guida trekking e trovare se stesso tra le montagne che ama, e Valentina Della Rocca, viaggiatrice professionista e esperta d’arte, decisa a sfidare con coraggio una malattia piombatale addosso da qualche anno.
Dopo averci presentato i protagonisti del viaggio, spostandoci tra Milano, Bari, Mantova e Como, il documentario ci porta nella città di Arusha in Tanzania e da lì nei villaggi locali, per conoscere abitudini e tradizioni, assaggiare bevande a base di banane fermentate e godere della straordinaria visione del cratere Ngorongoro, area di conservazione “dove animali di ogni specie convivono in un equilibrio perfetto e in un’armonia che si ritrova anche tra le tribù di queste aree”, come spiega la regista. “Mi interessava raccontare il cammino e non tanto la meta”, prosegue Guia che alle riprese di viaggio alterna anche scene realizzate in teatro, che attraverso ombre e immagini in bianco e nero offrono un racconto introspettivo parallelo. Un viaggio interiore in cui la regista scandaglia la propria anima perché: “c’è solo un modo per trovare una meta; guardarsi dentro”.
A passi lenti, come la spedizione richiede, saliamo insieme al gruppo sul Kilimangiaro, seguendo le guide locali e scoprendo un paesaggio che muta mano a mano. Una natura meravigliosa, ma che rivelerà anche il suo stato più temibile, un grido di sofferenza, provocato dai cambiamenti climatici e minacciato dall’azione dell’uomo.
“Una cosa che ho imparato durante questo viaggio è la pazienza”, ammette la regista che come gli altri ha dovuto adattarsi alle regole e alla fatica chiesta in pegno dalla montagna e dalle altitudini che offrono bellezza ma tolgono ossigeno a chi le raggiunge.
La prossima meta, un thriller tra l’Italia e la Costa Rica
Archiviata l’esperienza sul Kilimangiaro con Soul travel, Guia Zapponi ha intrapreso una nuova avventura, che questa volta prenderà vita tra l’Italia e la Costa Rica. Non un altro documentario di viaggio, ma un vero e proprio lungometraggio dal titolo provvisorio La teoria di Grace. Si tratta di un thriller con protagonista una biologa, Grace Villa, che lavora per la fondazione ComoNExT e si occupa di cambiamenti climatici.
“La scienziata avrà a che fare con un brevetto appartenuto a un collega defunto che riguarda una scoperta rivoluzionaria”, svela la regista, che oltre a dirigere il film vestirà i panni della protagonista. L’idea di questo film è venuta a Guia Zapponi partendo da un desiderio e insieme una consapevolezza: “Oggi abbiamo bisogno di restaurare il rapporto tra l’uomo e madre natura. In questo film io ribalto la piramide di Darwin che metteva al vertice l’uomo e alla base le piante, perché la realtà è che se le piante sparissero l’uomo non potrebbe sopravvivere, mentre al contrario se l’uomo sparisse le piante andrebbero avanti senza problemi”.
Un concetto che si basa sul rispetto e su un legame fondamentale, “lo stesso che lega ciascuno alla propria madre”, spiega la regista. E proprio per sottolineare questo parallelismo il film racconterà anche la storia della protagonista, della madre e la nipote con un “finale molto bello”, come rivela Guia Zapponi, che aveva già messo la natura al centro del suo lavoro, indagando le minacce della desertificazione con i suoi progetti documentaristici Live Mauritania! e Journey to Mauritania.
Con La teoria di Grace ora la sfida è tutta nuova e vedrà la regista alle prese con il suo primo lungometraggio. “La previsione è di girare con un cast internazionale”. Nel frattempo l’appuntamento in sala è con Soul travel il 7 febbraio al cinema Anteo di Milano.
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