Il leader del Psoe Pedro Sánchez si è assicurato il suo terzo mandato con 179 voti favorevoli su 350 seggi totali.
Elezioni in Spagna, trionfa l’incertezza. Sánchez senza maggioranza
Le elezioni in Spagna consacrano vincitore il premier socialista Sanchez ma non gli concedono una maggioranza. Vola l’estrema destra. Centristi in calo.
Aggiornamento 11 novembre – Il socialista Pedro Sánchez ha perso la sua scommessa. Avrebbe voluto uscire dalle elezioni con una maggioranza più forte e invece si trova in una situazione peggiore rispetto a quella dello scorso mese di aprile. Con un Parlamento più frammentato ed una situazione più complessa per formare un nuovo governo.
HILO [7/10] Ciudadanos se hunde más de lo esperado. En poco más de seis meses, el partido de Rivera, que no dimite, ha visto desvanecerse el capital político cuando rozó el sorpasso al PP y se convirtió en tercera fuerza, con 57 escaños. Hoy logra 10 https://t.co/Rh4wB7r5i9 pic.twitter.com/nC7Vk8nfxG
— EL PAÍS (@el_pais) November 11, 2019
I risultati ufficiali hanno visto il Partito socialista (Psoe) in testa con il 28 per cento dei voti, ma con tre seggi in meno rispetto a sette mesi fa: 120 contro 123. La sinistra radicale di Podemos, allo stesso modo, scende da 42 a 35 seggi. Il che rende impossibile governare insieme, dal momento che la maggioranza parlamentare necessaria è di 176 seggi. I liberali centristi di Ciudadanos, inoltre, sono crollati da 57 a 10 seggi, mentre il Partito popolare è salito da 66 a 88. A “vincere”, dunque, è stata l’estrema destra di Vox, che si è imposta come terzo partito, passando da 24 a 52 seggi.
Fanno inoltre il loro ingresso in Parlamento alcune forze come il partito indipendentista catalano Cup, con due deputati, il Blocco nazionale galiziano (Bng), partito autonomista della Galizia, il movimento indipendentista basco di sinistra Eh Bildu e il movimento contro lo spopolamento delle campagne Teruel existe. Ad oggi, l’unica soluzione che appare possibile per la Spagna è quella di una “grande coalizione” sul modello tedesco, che presuppone però una trattativa tra socialisti e popolari. Cosa non semplice sul piano politico.
HILO [4/10] El PP gana 22 escaños hasta los 88 y Casado no cierra ninguna puerta: “Veremos qué plantea Pedro Sánchez. Nuestros programas son incompatibles” https://t.co/aVU6RFoPsH pic.twitter.com/0FKs1Itklz
— EL PAÍS (@el_pais) November 11, 2019
Il leader conservatore Pablo Casado ha spiegato che in caso di negoziati sarà “molto esigente” con Sánchez. Ciò nonostante, ha precisato: “Ascolteremo le sue proposte ed eserciteremo la nostra responsabilità, poiché la Spagna non può rimanere ancora bloccata a lungo”. Salvo poi ricordare che “i nostri interessi e il nostro programma sono incompatibili con quelli dei socialisti”. La strada si annuncia dunque in salita.
Aggiornamento ore 22:40 – Quando è stato scrutinato oltre il 95 per cento dei seggi, si confermano sostanzialmente le stime iniziali. Ai socialisti del premier Pedro Sánchez vanno probabilmente 120 seggi (con il 28,1 per cento dei voti), mentre il Partito popolare si ferma a 88. La destra estrema di Vox è il terzo partito della nazione, con 52 seggi e il 15,1 per cento dei suffragi. Podemos ottiene 35 seggi (con il 12,8 per cento) e Ciudadanos 10 seggi (a fronte del 6,8 per cento).
Dalle urne spagnole, per l’ennesima volta, non sembra essere uscita una maggioranza chiara. Secondo le prime stime, diffuse dall’emittente Rtve, il partito socialista del primo ministro Pedro Sánchez sarebbe in testa e avrebbe ottenuto infatti tra 114 e 119 seggi (in calo rispetto ai 123 precedenti, su un totale di 350). Al secondo posto il Partito popolare di Pablo Casado, con 85-90 seggi, e al terzo l’ultradestra di Vox, con 56-59 seggi. Appare dunque ancora una volta particolarmente difficile prevedere cosa accadrà in futuro.
Sondeo a pie de urna#eleccionesgenerales10N https://t.co/PNmzHiroKu — Juan Carlos González (@juancarlosgp_) November 10, 2019
Per la Spagna si è trattata della quarta elezione in altrettanti anni. I seggi hanno aperto la mattina alle 9 e hanno chiuso i battenti alle 20. I cittadini attesi alle urne erano circa 37 milioni, ma alle 17 l’affluenza è stata pari al 56,85 per cento degli aventi diritto. Un dato in calo di circa quattro punti percentuali rispetto alle tornate precedenti.
Estrema destra terzo partito in Spagna, Podemos al quarto posto
Nonostante l’affermazione del Partito socialista del premier Sánchez, lo scarto con il Partito popolare si sarebbe ridotto rispetto al passato: i conservatori avevano in precedenza 66 seggi. Mentre i centristi di Ciudadanos avrebbero subito un autentico tracollo, passando da 57 a 14-15 seggi. A sinistra, inoltre, il panorama politico si è ulteriormente frammentato, con la comparsa di Más País, partito originato da una scissione interna alla formazione di sinistra Podemos (che ha perso consensi passando da 42 a 30-34 seggi). Ma anche con la partecipazione della Cup, formazione catalana di sinistra radicale, che ha sfruttato la centralità della questione indipendentista, con le lunghe le settimane di proteste per la condanna di alcuni leader.
Il miglior risultato è stato in ogni caso quello di Vox, diventato probabilmente terza formazione politica della nazione europea. Il partito di estrema destra guidato da Santiago Abascal ha condotto la propria campagna elettorale puntando fortemente sui temi della sicurezza e dei migranti. Ed avrebbe più che raddoppiato i seggi, rispetto ai 24 precedenti.
? @Santi_ABASCAL y @Ortega_Smith celebran los resultados junto a las cientos de personas que se han concentrado en la sede de VOX. ⚡ Tercera fuerza política en España con más de 50 escaños.#eleccionesgenerales10N #Elecciones10N pic.twitter.com/InMvEoGvRD — VOX ?? (@vox_es) November 10, 2019
È molto probabile dunque che la Cop25, prevista a dicembre a Madrid, si terrà in un contesto politico fragile. La presidenza è stata lasciata infatti al Cile, nazione alle prese da tempo con un’ondata di violente proteste contro le diseguaglianze sociali ed economiche interne. Mentre la nazione ospitante si troverà in pieno fermento politico nel complesso tentativo di formare un nuovo governo.
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