Per incoraggiare la citizen science, gli scienziati hanno pubblicato una lista delle specie di uccelli di cui mancano testimonianze recenti.
- Una coalizione di ong ha pubblicato una lista di specie di uccelli che non sono state avvistate da almeno dieci anni.
- In tutto sono 144 e per la maggior parte (il 62 per cento) sono classificate come in pericolo di estinzione.
- L’iniziativa cerca di coinvolgere gli appassionati di bird watching: raccogliere informazioni è utile per la ricerca scientifica e la conservazione.
Il combassù di Jambandú (Vidua raricola) ha un aspetto slanciato, la testa arrotondata, le ali appuntite e una coda dalla punta squadrata. Il maschio è di colore nero lucido con riflessi verdastri, la femmina ha piume brune sul dorso e grigio-biancastre sul ventre. Abita in diversi paesi africani e gli scienziati non sono preoccupati per la sua estinzione; l’ultima testimonianza della sua esistenza, però, è una registrazione del suo canto raccolta nel 2008. Il tessitore di Bates (Ploceus batesi) non si avvista addirittura dal 1937: la Lista rossa dell’Unione internazionale per la protezione della natura (Iucn) lo classifica come “in pericolo” ma ci sono motivi per credere che, da qualche parte, ancora sopravviva. Sono due delle 144 specie di uccelli “scomparse” che gli scienziati hanno censito, invitando gli appassionati di bird watching ad andare a cercarli.
La lista delle 144 specie di uccelli scomparse
La lista è stata pubblicata nella rivista scientifica Frontiers in ecology and the environment ed è il frutto di un colossale lavoro di catalogazione condotto da American bird conservancy, Re:wild e Birdlife international, riunite a partire dal 2020 nel progetto Search for lost birds (ricerca degli uccelli scomparsi). Ne fanno parte le specie di uccelli, non ancora dichiarate estinte, di cui da almeno dieci anni nessuno ha raccolto immagini, audio né materiale genetico.
Sono 144 in tutto, cioè l’1,2 per cento delle specie note. Di queste 144, la maggioranza (il 62 per cento) è in pericolo di estinzione: un’eventualità che gli esperti ritengono sempre più concreta man mano che si torna indietro nel tempo con l’ultima testimonianza nota. L’elenco vuole essere anche una chiamata all’azione per tutti e tutte coloro che vogliono provare a cercare queste specie e documentarle, in un’ottica di citizen science. A beneficio sia della ricerca scientifica in sé, sia degli sforzi per la conservazione.
La riscoperta di specie che non erano state documentate per decenni
Fino al 2022, della lista avrebbe fatto parte anche lo sciabolatore di Santa Marta (Campylopterus phainopeplus). È un colibrì lungo circa 13 centimetri, con il becco nero ricurvo e il piumaggio verde brillante e blu cobalto. Dal 1879 era stato documentato appena due volte: ma proprio nel 2022 l’ornitologo Yurgen Vega è riuscito a fotografarlo mentre era appoggiato su un ramo, nei monti della Sierra Nevada de Santa Marta, nel nord della Colombia.
A due anni di distanza, Yurgen Vega – che lavora per l’organizzazione non governativa Selva – è il coautore di uno studio scientifico che descrive le caratteristiche, le condizioni e lo status della specie, correggendo alcuni errori di identificazione commessi in passato e colmando (almeno in parte) un vuoto di conoscenza che perdurava da decenni. I ricercatori lo considerano un microendemismo, perché vive soltanto in un habitat molto ristretto nel bacino del fiume Guatapurí.
Siamo anche su WhatsApp.
Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.