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La spiaggia di Picasso in mostra alla Guggenheim di Venezia
Rarefatta, surreale, scultorea, popolata di presenze geometriche antropomorfe ed arcaiche, non prive di un’intensa aura di pensosità e lirismo: tale ci appare la spiaggia tratteggiata dal genio di Picasso in tre suoi celebri dipinti tutti realizzati, a pochi giorni di distanza, in quel fervido e decisivo anno di attività che fu per lui il 1937.
Rarefatta, surreale, scultorea, popolata di presenze geometriche antropomorfe ed arcaiche, non prive di un’intensa aura di pensosità e lirismo: tale ci appare la spiaggia tratteggiata dal genio di Picasso in tre suoi celebri dipinti tutti realizzati, a pochi giorni di distanza, in quel fervido e decisivo anno di attività che fu per lui il 1937.
La mostra “Picasso. Sulla spiaggia”, appena inaugurata alla Guggenheim di Venezia, alla presenza della neodirettrice Karole Vail (in carica dallo scorso 12 giugno) e del curatore Luca Massimo Barbero, propone, sino al prossimo 7 gennaio, un focus mirato su un segmento cruciale e circoscritto dell’attività picassiana, ospitato nello spazio espositivo delle due cosiddette “project rooms” e costituito da un insieme di 14 opere tutte accomunate dalla medesima ispirazione marina.
Tra di esse, oltre ai dieci disegni preparatori eseguiti tra il febbraio e il dicembre del ’37 e ad una scultura attualmente esposta a Rouen ma attesa alla Guggenheim per fine settembre, primeggiano appunto i tre dipinti di cui sopra, ovvero: “Sulla spiaggia/La baignade”, datato 12 febbraio 1937 e appartenente alla collezione permanente del museo, nonché annoverato tra le tele predilette da Peggy Guggenheim in persona, esposto insieme a “Donna seduta sulla spiaggia/Femme assise sur la plage”, risalente al 10 febbraio dello stesso anno e proveniente dal Musée des Beaux Arts di Lione, e infine la “Grande bagnante con libro/Grande Baigneuse au livre” (18 febbraio 1937), prestata dal Musée National Picasso di Parigi.
Arcaismo, geometrismo e antropomorfismo delle bagnanti
Risulta immediatamente evidente, sin da un primo rapido sguardo ai tre dipinti esposti, come attraverso tali opere Picasso persegua il dichiarato intento di conferire un’impronta decisamente scultorea al suo gesto pittorico, enfatizzando le volumetrie dei corpi e degli spazi mediante un netto geometrismo cubista.
Il motivo iconografico delle bagnanti è del resto presente nell’arte picassiana fin dagli anni Venti e il contesto della spiaggia rappresenta del resto l’esempio unico –o quasi– di scenario esterno per le immagini en plein air.
Che si tratti della “Femme assise”, la cui figura ripiegata su se stessa delimita un contorno ovale, o delle due bagnanti del dipinto collezionato da Peggy, che giocano con una barchetta, queste tele picassiane ci appaiono popolate di creature al tempo stesso aggraziate e mostruose, anatomicamente ipersemplificate e dunque quasi arcaizzanti, eppure portatrici di un pathos sottile ed enigmatico.
La “Donna seduta sulla spiaggia”, ad esempio, presenta volumi sapientemente accentuati dall’uso congiunto del pastello bianco e del carbone impiegato per delineare i margini, ma spiccano su di lei alcuni dettagli anatomici, come mani e piedi sproporzionati, che volutamente derogano ai canoni della verosimiglianza.
Ma in definitiva ciò che davvero colpisce di queste immagini, in cui più volte si sono ravvisati gli influssi che l’autore mutua da celebri maestri quali Giorgione, Tiziano, Ingres, Puvis de Chavannes, Manet, Cezanne, Matisse etc., è il palpabile contrasto tra le loro forme geometricamente rarefatte e l’atmosfera intima e lirica che le pervade, come se il carattere antropomorfo delle figure spiccasse malgrado –o forse paradossalmente proprio grazie– alla loro estrema stilizzazione.
Il progetto triennale “Picasso-Méditerranée”
Il percorso ideato dal curatore Barbero si inscrive nel più ampio contesto del progetto triennale “Picasso-Méditerranée” promosso dal Musée Picasso di Parigi e finalizzato ad indagare, attraverso un fittissimo calendario internazionale di mostre, seminari, convegni e pubblicazioni, il legame privilegiato e determinante che Picasso intrattiene con la cultura mediterranea, fulcro del suo universo creativo.
Le oltre 60 istituzioni che hanno aderito alla rassegna intendono appunto sollecitare una riflessione specifica su usi, costumi, tradizioni e motivi iconografici (quale, per l’appunto, la spiaggia) destinati a confluire nell’arte picassiana.
Le opere esposte qui alla Guggenheim evidenziano, ad esempio, il carattere prettamente mediterraneo delle figure femminili, la cui accentuata prosperosità sembra richiamare simbologie materne ed arcaiche: la musa picassiana di quegli anni ha del resto le sembianze della luminosa e solare Marie-Thérèse Walter.
Ma soprattutto l’itinerario espositivo proposto in “Picasso sulla spiaggia” denota evidentissime assonanze iconografiche col noto capolavoro “Guernica”, che, insieme ad altre opere di ispirazione anti-franchista, vedrà la luce proprio in quel medesimo anno 1937.
Malgrado il carattere più disimpegnato e apolitico dei dipinti di ispirazione marina, anche qui possiamo rilevare quella sintesi di geometria e pathos che, in termini più vividi e pregnanti, si vedrà realizzata in “Guernica”, esemplificazione chiarissima di un pensiero esplicitamente dichiarato dal genio di Malaga: “La pittura non è fatta per decorare appartamenti: è piuttosto un’arma offensiva e difensiva contro il nemico”.
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