È stata annunciata la composizione della squadra di rifugiati alle Olimpiadi di Parigi. È la terza partecipazione nella storia.
La squadra olimpica dei rifugiati che gareggerà alle Olimpiadi di Parigi 2024 è stata presentata da Thomas Bach, il presidente del Comitato olimpico internazionale (Cio). Quest’anno sarà la più numerosa dalla sua creazione avvenuta in occasione dei Giochi di Rio de Janeiro 2016. Durante l’annuncio, Bach ha dichiarato che la delegazione dei rifugiati, con la partecipazione alle Olimpiadi, dimostreranno tutto il potenziale umano di resilienza, inviando un messaggio di speranza agli oltre 100 milioni di sfollati presenti ad oggi nel mondo. Per la prima volta, la squadra gareggerà con il proprio emblema, sotto l’acronimo francese Eor, ovvero Équipe olympique des réfugiés.
Creata e curata dal Cio, la squadra dei rifugiati offre una rappresentanza agli atleti che provengono da territori coinvolti in guerre civili, conflitti o che sono colpiti da calamità naturali. L’iniziativa della delegazione per i Giochi olimpici di Parigi 2024 e dei Giochi olimpici estivi giovanili di Dakar 2026 è finanziata da Olympic Solidarity, un programma che consente di nominare e sostenere i rifugiati residenti nei paesi.
Da chi è composta la squadra di rifugiati a Parigi 2024
La squadra olimpica dei rifugiati che andrà a Parigi comprende 36 atleti provenienti da 11 stati, ospitati da 15 comitati olimpici nazionali, che gareggeranno in 12 sport diversi, tra cui atletica, pugilato, taekwondo, judo e molti altri.
Tutti gli atleti della delegazione godono dello status di rifugiato nelle nazioni che li ospitano e la loro inclusione si è basata su vari criteri, tra cui le prestazioni sportive, i paesi di origine e l’equilibrio tra sport e genere. La squadra è composta da 23 uomini e tredici donne, provenienti da Paesi di origine di tre continenti: Africa, Americhe e Asia. Comprende atleti olimpionici esordienti, membri della delegazione olimpica dei rifugiati a Tokyo 2020 e atleti che hanno partecipato ai Giochi per i loro paesi prima di diventare rifugiati.
24 dei 36 atleti arrivano dal Medio Oriente
La maggior parte degli atleti che gareggeranno a Parigi, 24 su 36 provengono dal Medio Oriente a dimostrazione di quanto quella regione del mondo in questo momento si trovi in un contesto di continua instabilità.
Cindy Ngamba, un’atleta camerunese ospitata dal Regno Unito, è stata la prima pugile rifugiata a qualificarsi per i Giochi Olimpici di Parigi 2024. Il Comitato olimpico nazionale spagnolo ospita quest’anno il suo primo atleta rifugiato, il pugile iraniano Aryan Saed Panah. Muna Dahouk, olimpionica di judo proveniente dalla Siria e ospitata dai Paesi Bassi, nonostante le circostanze difficili, Dahouk si è allenata instancabilmente per qualificarsi alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ed è ansiosa di continuare la sua striscia a Parigi quest’anno.
Filippo Grandi, l’Alto Commissario per i Rifugiati presso l’Unhcr, si è rivolto virtualmente al pubblico durante la diretta streaming del Cio, ricordando al mondo che gli atleti rifugiati rappresentano ciò che gli esseri umani possono fare di fronte alle avversità estreme.
La storia della squadra olimpica dei rifugiati
Ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro del 2016, la squadra era composta da 10 atleti con lo status di rifugiato, facendo entrare nella storia i Giochi olimpici della città brasiliana. All’epoca il mondo – ed in particolare l’Europa – erano sconvolti dall’esodo di circa 6 milioni di rifugiati scappati dalla guerra civile siriana. E proprio un’atleta siriana diventò il simbolo di quella delegazione: Yusra Mardini, nuotatrice siriana rifugiata in Germania. Quando l’imbarcazione su cui viaggiava Mardini è naufragata tra la Turchia e la costa dell’isola greca di Lesbo, lei e sua sorella si sono tuffate in mare per trarre in salvo la barca. Nuotando per ore, hanno rischiato la propria vita per salvare quella degli altri venti passeggeri a bordo. La loro storia è diventata prima un libro, poi un film.
Il numero di atleti selezionati per la delegazione dei rifugiati era aumentata a 29 per Tokyo 2020. Ora, i Giochi di Parigi segnano la terza partecipazione della delegazione dalla loro creazione un numero ancora maggiore di atleti, evidenziando non solo il calibro degli atleti sfollati in tutto il mondo, ma anche il fatto di un continuo aumento di atleti e civili costretti a lasciare le proprie terre.
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